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L’Ue flessibile con Francia e Spagna, ma implacabile con l’Italia

La Francia torna alla moneta nazionale per salvarsi dalla crisi? La domanda che, a prima vista può apparire paradossale, in realtà è ben posta se si analizza quanto successo negli ultimi giorni in sede europea. Con una soluzione che fa rabbia in Italia, verso la quale finora è mancata qualsiasi forma di flessibilità.

Banche in crisi, arriva nuova liquidità

A sentire molti analisti, oggi la Francia è la grande malata d’Europa. Dopo aver resistito alla prima ondata recessiva, il Paese transalpino oggi si trova a fare i conti con un pesante piano di austerity che mettendo a dura prova la tenuta economica e sociale. In particolare, appaiono in forte sofferenza le banche, tanto che Parigi ha ottenuto per loro l’accesso a una fonte di finanziamento che nei fatti è inesauribile, il cosiddetto mercato Step (Short term european papers), un mercato non regolamentato sul quale sono negoziate obbligazioni bancarie e corporate, quasi tutte relative a istituti di credito francesi. In sostanza, un ombrello protettivo ben maggiore di quello finora assicurato dalla Bce.

Il meccanismo utilizzato è abbastanza complesso. Semplificando, la Banca Centrale Europea offre

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liquidità alle banche in cambio di collaterale. Nel caso francese, la Banca Nazionale utilizza le obbligazioni scambiate sul mercato Step come garanzia e offre all’istituto di Francoforte le proprie analisi per decidere sul merito creditizio. In sostanza, è la stessa Francia a indicare alla Bce chi è meritevole di credito, ottenendo un risultato analogo a Gran Bretagna, Stati Uniti e Giappone, per citare i casi più noti di Paesi che hanno una propria banca centrale che stampa moneta. Tutto il contrario della Bce, che per statuto non può farlo, ma limitarsi solo a vigilare affinché l’inflazione non si attesti stabilmente sopra il 2%. Stando a ricostruzioni dei media tedeschi, la Bce ha

identificato 113 casi di dati scorretti, ma senza intervenire.

Italia in balia delle onde

La notizia non farà certamente piacere in Italia, considerato che nei nostri confronti le autorità comunitarie non hanno mai mostrato flessibilità, tanto da spingere i governi nazionali ad approvare negli ultimi anni manovre lacrime e sangue per rientrare nei parametri europei.

Diverso il trattamento riservato a Francia e Spagna, che nei giorni scorsi si sono viste concedere due anni in più per rientrare nei parametri di Maastricht, che prevedono un rapporto tra deficit e Pil al 3% (la Francia chiuderà il 2013 al 3,9%, la Spagna due punti più in alto). Tutto questo mentre nei confronti dell’Italia è ancora aperta la procedura per deficit eccessivo, nonostante il nostro Paese abbia ridotto il rapporto in questione dal 4 al 3% e sia impegnata a chiudere l’anno in corso su un livello ancora più contenuto.