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A rischio migliaia di cartelle di Equitalia

Com'è organizzata Equitalia sul territorio nazionale

Un incubo, per molti. Un fastidio, per altri. A nessuno piace ricevere le cartelle esattoriali di Equitalia. Negli ultimi mesi la società pubblica incaricata della riscossione nazionale dei tributi è finita nel mirino per i suoi metodi. Destando non poche polemiche. Non sono mancati poi i cittadini che hanno fatto ricorso. Adesso, grazie a un giudice di pace di Genova, i “sogni” di molti potrebbero diventare realtà. Dando ragione a una ex impiegata di Sanpierdarena, infatti, una sentenza ha stabilito che le cartelle esattoriali di Equitalia inviate per posta raccomandata - cioè senza il passaggio di un messo comunale o di un ufficio giudiziario - sono da considerarsi nulle. E che il contribuente non è tenuto dunque a pagarle.


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La donna che aveva presentato ricorso, una ex impiegata finita in cassa integrazione, da un anno aveva smesso di pagare le multe arrivando ad accumulare verbali per oltre 8mila euro. Dopo aver ricevuto le richieste di pagamento, ha deciso di opporsi. E la sua motivazione - «la legge non permette più a Equitalia di notificare gli avvisi di riscossione tramite raccomandata» - si è rivelata vincente.

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La sentenza del giudice di pace di Genova potrebbe fare scuola. E dettare la linea nella contesa tra la Corte di Cassazione, secondo la quale è valida la notifica per posta con raccomandata e ricevuta di ritorno, e decine di giudici di pace e commissioni tributarie che stanno annullando le cartelle di pagamento: a loro avviso, deve essere per forza un ufficiale giudiziario o un messo comunale a notificarle al contribuente. Proprio come stabilito dal giudice di Genova. Il rischio, ora, è che migliaia di contribuenti possano seguire l’esempio e presentare altrettanti ricorsi.

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