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Assenteismo pubblico, una piaga che costa miliardi

Di piaghe che affliggono la pubblica amministrazione italiana ce ne sono troppe. Ma l’assenteismo, sicuramente, è tra le più fastidiose e difficili da combattere. L’ex ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ha lanciato una vera e propria crociata contro i furbetti pubblici. Il precedente governo Berlusconi, infatti, si era interessato alla spinosa questione e la riforma varata ha avuto il merito di far diminuire le assenze.

A confermarlo, qualche settimana fa, è stato Filippo Griffi, successore di Brunetta al ministero della Pubblica amministrazione che ha espresso “soddisfazione” per i dati sulle assenze per malattia nel pubblico impiego. In un anno, da settembre 2011 a settembre 2012, sono calate del 19,7 per cento, con punte del 35,5 per cento per le Asl e del 31,8 per cento nelle regioni meridionali. Dati incoraggianti, anche se dalle statistiche mancano ancora i numeri che riguardano la scuola, l’università, la pubblica sicurezza e i vigili del fuoco. Insomma, si tratta di un buon inizio ma senza un controllo assiduo del governo, le Pubbliche amministrazioni possono tornare a fare quello che vogliono: su 8mila e 623, solo 5mila e 214 hanno trasmesso i dati sulle assenze dei lavoratori.

La cronaca è piena di impiegati pubblici assenteisti pizzicati al bar sotto casa a bersi un caffè, piuttosto che seduti in ufficio, come la prassi vorrebbe. L’operazione “Torno subito”, condotta dalla Guardia di finanza ha smascherato una maxi truffa ai danni del Comune di Reggio Calabria nella quale sono coinvolti due terzi dei dipendenti: 17 funzionari agli arresti domiciliari e 78 impiegati denunciati a piede libero. Il più delle volte succede che ci sia un dipendente molto disponibile e compiacente a timbrare il badge di un collega che al lavoro proprio non ha intenzione di recarsi. Il calo delle assenze per malattia è iniziato nel 2009, secondo i dati forniti dal governo precedente, dopo le novità in materia introdotte dalla cosiddetta riforma Brunetta, più nota come la “legge contro i fannulloni”. Una su tutte: la limitazione dello stipendio e la retribuzione di base nei giorni di malattia e il maggior rigore per la presentazione del certificato medico. Anche nei ministeri si è notato un calo dei giorni di assenza per malattia oltre i dieci giorni del 18,7 per cento.

Gli assenteisti costituiscono solo una parte del problema. La lotta agli sprechi nella spresa pubblica si allarga anche ad altri settori. Nel 2012, infatti, la Guardia di finanza ha effettuato mille e 431 controlli per verificare i danni all’erario. Le irregolarità emerse sono le più disparate: richiedere l’esenzione dal ticket sanitario anche se non si possiedono i requisiti di reddito o continuare a percepire la pensione di un genitore ormai morto da anni. Si tratta di episodi di sperpero della Pubblica amministrazione che sottraggono alle casse dello Stato un vero e proprio “tesoretto”: 6,5 miliardi di euro solo l’anno scorso, con oltre 22mila persone denunciate. Le sanzioni contro i dipendenti pubblici, nel 2012, ammontano a 15 milioni di euro, soprattutto nei confronti di quel migliaio di persone che aveva un doppio lavoro. “E’ l’attuale periodo di crisi ad averci obbligato a innalzare il livello di attenzione sui temi della tutela delle risorse dello Stato”, hanno fatto sapere le Fiamme gialle. “Le istituzioni sono molto più impegnate a individuare le migliori pratiche per ridurre gli sprechi e inefficienze e anche l’opinione pubblica è più attenta di fronte agli episodi di mala gestione o sperpero di risorse”. In effetti, con tutti i soldi che i cittadini devono sborsare in tasse, ci manca solo che una parte venga sprecata dal furbetto di turno.