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Bce attendista, a marzo nuovi elementi su emergenti e Pil

Il presidente della Bce Mario Draghi. REUTERS/Kai Pfaffenbach

MILANO (Reuters) - Più saggio non intervenire oggi in alcun modo sul costo del denaro della zona euro, dal momento che da marzo si avranno a disposizione ulteriori elementi della massima importanza.

Questo in estremissima sintesi il messaggio di Mario Draghi al termine del consiglio mensile Bce che ha confermato lo 0,25% per le operazioni di rifinanziamento principali insieme allo zero sui depositi marginali.

Valutata l'ampia gamma delle munizioni sempre a disposizione - misure standard e non - il consesso dei banchieri europei preferisce attendere per lo meno il mese prossimo, quando si conoscerà l'aggiornamento delle stime trimestrali dello staff ma soprattutto si avrà meglio il polso della situazione sia per gli emergenti sia per la stessa zona euro.

Da almeno una settimana, dopo la doccia fredda dei numeri sull'inflazione di gennaio, una stretta minoranza degli osservatori - a giudicare dalla reazione dei mercati evidentemente però non così esigua - si era invece spinta a scommettere su un maggiore interventismo.

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Alla frenata dei prezzi al consumo di ottobre - il cui modesto 0,7% annuo si è peraltro replicato il mese scorso - la Bce aveva prontamente risposto a novembre con una nuova - in quel caso inattesa - limatura dei tassi.

Se l'infazione europea resta ampiamente in 'zona rischio', sotto l'uno per cento contro l'obiettivo di 'poco sotto 2%', va al contempo notata - come Draghi non manca di fare - una relativa schiarita sul fronte macro.

"Il motivo per cui abbiamo deciso di non intervenire oggi ha a che vedere con la complessità della situazione... e con la necessità di raccogliere maggiori informazioni" spiega in maniera molto esplicita.

"La discussione è stata approfondita, si è incentrata soprattutto sulle circostanze che renderebbero necessario un intervento... sull'eventualità che si concretizzino i rischi al ribasso" aggiunge.

Traspare però chiarissima l'attenzione a non mettere i mercati in tensione con la ripetizione del nuovo mantra, secondo cui la zona euro non è entrata in fase di deflazione.

I rischi - recita una formula ormai arcinota - restano sostanzialmente bilanciati sui prezzi e al ribasso sulla crescita, da cui secondo Draghi arrivano però segnali incoraggianti.

Lo dicono le indagini congiunturali Pmi, con i numeri di ieri che fotografano un settore privato nelle migliori condizioni di salute da giugno 2011 a questa parte.

Oltre alle stime aggiornate dello staff, ora del consiglio del mese prossimo in agenda per il 6 marzo l'Eurotower avrà in mano dal giorno prima i dati rivisti relativi alla performance economica della zona euro negli ultimi tre mesi del 2013.

Per la statistica sul Pil del quarto trimestre dell'anno scorso il calendario Eurostat prevede infatti una stima flash il 14 febbraio - su cui il consensus Reuters è di un recupero al tasso congiunturale di 0,2% e tendenziale di 0,4% - seguita dalla revisione in data 5 marzo.

Draghi stesso tiene infine a precisare che le nuove stime dello staff in arrivo a marzo sono le prime che allungano all'orizzonte del 2016 le previsioni su Pil e inflazione.

Nelle proiezioni di dicembre l'attesa sul costo della vita era di 0,6-1,6% per quest'anno e 0,5-2,1% per il prossimo.

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