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Chi comanda in Europa?

Chi comanda in Europa?

Chi comanda in Europa? Una domanda che si pongono in tanti, alla quale economisti e non rispondono quasi sempre allo stesso modo: la Commissione Europea, o la Bce, oppure nessuna delle due, influenzate dalla supremazia della Germania. Un gioco allo scaricabarile di responsabilità che si accentua soprattutto quando devono essere prese misure "impopolari" per l'Eurozona.

Davanti a questo interrogativo si sono posti numerosi economisti ed esperti del settore, riuniti meno di un mese fa al Festival dell'Economia di Trento. Un momento di riflessione durante il quale  sono emerse numerose risposte, ma tutti sono convenuti su un principio, ovvero che la risposta non è per niente ovvia come potrebbe sembrare. Anzi, è proprio il non riuscire a definire bene chi è che tiene le redini dell'Europa uno dei problemi cardine che impedisce alla crisi finanziaria di finire il suo corso. In verità, proprio la crisi finanziaria ha evidenziato come ci sono problemi organizzativi all'interno dell'unione monetaria: carenze di governance, mancanza di un centro legittimato, decisioni prese da un' "assemblea di politici" nazionali, ciascuno dei quali risponde al proprio elettorato, prendendo alcune volte misure di politica economica insoddisfacenti.

Secondo Lorenzo Bini Smaghi, economista ed ex membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea, a comandare non è la Bce, o almeno, non ancora. Questo perchè l'Unione Europea è un insieme di Stati "che condividono la politica monetaria ma altri poteri, come la vigilanza bancaria e la politica fiscale, rimangono a livello nazionale". Come organismo indipendente, la Bce ha "ha cercato di dare tempo ai governi dei paesi in crisi intervenendo a sostegno delle loro economie con i poteri che ha", ed è questo, secondo Smaghi, l'unico potere che la Bce ha, perchè sta comunque ai governi nazionali "la responsabilità di fare le riforme per non aggravare la crisi".
In realtà, secondo Gian Luigi Tosato, docente di Diritto dell’Unione Europea de La Sapienza, con le acquisizioni di debito sovrano degli Stati in crisi, la Bce ha esulato dal mandato affidatole dai Trattati europei, perchè la sua principale mission è la stabilità dei prezzi, che presuppone quella monetaria. Tuttavia, afferma Tosato "la salvaguardia dell'euro è un'esigenza prioritaria che giustifica gli interventi della Bce in qualità di prestatore di ultima istanza, e [...] mira a rimediare a disfunzioni del mercato che impediscono una regolare trasmissione della sua politica monetaria all’economia reale".

Sulla Commissione europea e i suoi relativi poteri si è espresso Marco Buti, direttore generale affari economici e finanziari della Commissione europea, che ha innanzitutto ricordato l'attualità del tema dell'unione bancaria, "nervo scoperto della sovranità nazionale" sul quale si incontrano resistenze. Emerge anche in questo caso un mancato rafforzamento dei poteri della Commissione per intervenire sui Paesi, dovuto anche dalla "mancanza di fiducia tra i rispettivi Paesi" e dalla "difficoltà nel gestire il sistema delle regole che stanno a monte dei rapporti tra istituzioni comunitarie e Stati".
Asimmetrie informative e mancanza di fiducia sono tra i problemi principali mentre sono le riforme strutturali lo strumento fondamentale per uscire dalla crisi. "Se uno guarda le raccomandazioni fatte all'Italia, ma anche a Francia e Germania, nota un approccio a tutto tondo ai problemi che non considera solo la disciplina fiscale o finanziaria".


Un ruolo crescente lo sta acquisendo sicuramente il Parlamento europeo che, secondo la cancelliera tedesca Angela Merkel, "dovrebbe costituire un giorno il vero governo dell’Unione". Un iter necessario, secondo il giurista Antono Padoa Schioppa, che dovrebbe avvenire hic et nunc, cioè il più presto possibile, perchè "il rischio di un allontanamento irrecuperabile dell’opinione pubblica dall’idea di Europa è reale, e non solo nei Paesi in difficoltà".
In realtà, secondo Richard Portes, professore di Economia alla London Business School, la Commissione ha ceduto molto potere al Parlamento e al Consiglio e oggi "c'è ancora molto da fare in materia di trasparenza e democrazia", soprattutto riguardo un'unione politica, la cui mancanza porta a problemi di "egemonia di uno Stato sugli altri".

Infine, la Germania, considerata dai più come lo Stato che controlla, con la sua supremazia, sia la Bce che la Commissione. "Guardando alla stampa - ha dichiarato il tedesco Daniel Gros, direttore del Centre for European Policy Studies, "alla domanda su chi comanda in Europa, la risposta dovrebbe essere una sola: la Germania, direttamente o attraverso le istituzioni europee". Il problema, però, secondo Gros è un altro, e riguarda chi obbedisce, chi segue le indicazioni che arrivano dall'Europa: "L'Unione Europea è un gruppo di Stati indipendenti che hanno deciso di mettere parte della loro sovranità assieme attraverso regole complicate - dichiara Gros - ma alla fine ognuno decide per sè della sua sorte". La Germania, per via della sua economia forte e perchè in passato ha risparmiato - e quindi ha più risorse - è stata in grado di far prevalere la sua supremazia sugli altri paesi, ma sempre meno Stati ormai hanno bisogno di finanziamenti, cambiando così i rapporti di potere: è il caso della fine del connubio Parigi-Berlino, terminato con la salita al potere di Hollande.
Infine, anche gli Stati che non sono in regola o quelli che non hanno preso provvedimenti decisivi hanno un ruolo importante, anzi, secondo Gros, il futuro della moneta unica si deciderà anche in Italia e in quei Paesi che hanno bisogno di riforme profonde.