Ecco chi é il banchiere più potente del mondo
Viene dalla Cina e dai mercati é considerato il banchiere più potente del mondo. Si tratta di Zhou Xiaochuan, governatore della Banca del Popolo cinese (PBOCI), appena riconfermato dal governo.
Sessantacinque anni, Xiaochuan dal 2002 - anno in cui gli é stata affidata la prestigiosa carica - ha lavorato alla formazione di un modello finanziario moderno che andasse di pari passo con l’economia della potenza cinese in vistosa crescita. Portando novità nel modello economico e nelle condizioni di vita e di lavoro del suo popolo. Come? Riducendo i ritmi di lavoro dei cinesi, conosciuti in tutto il mondo per essere a dir poco massacranti, e dando loro comfort e agevolazioni che le passate generazioni non avevano mai avuto. Così, dal 2002 al 2011 il valore dei beni e servizi pro capite é passato da 1.135 dollari a 5.445 dollari.
La riconferma della carica, scrive Foreign Policy, gli darà modo di portare a termine il compito sul quale lavora da anni, quello di rendere la Cina in una potenza economica mondiale, una realtà che perdura ormai dal 2010, quando é riuscita a superare un'altra potenza economica asiatica, il Giappone. Un'ottima situazione che però - scrive sempre FP - affinchè perduri sarà necessario "strappare il potere e l’influenza ad alcuni leader politici del paese per costruire un sistema finanziario in grado di sostenere a pieno le lezioni dei banchieri centrali”.
Creata nel 1948, la PBOC non é stata la banca centrale cinese fino al 1995. Oggi svolge una vasta gamma di attività per il governo cinese, quali gestione dei tassi di interesse e le politiche di cambio. In questo sistema, la figura di Zhou é molto diversa da quella degli altri governatori mondiali: per molti anni il suo ruolo é stato puramente quello di un tecnico, pronto a svolgere mansioni che arrivavano dall'alto e prendendo importanti decisioni in materia economica e finanziaria assieme allo Stato e ad un Comitato appositamente incaricato. Un legame, quello tra Stato e banca, poco chiaro agli occhi degli occidentali, ma che si basa principalmente sul principio di autoconservazione del Paese. Foreign Policy prova a spiegarlo così: "Il sistema cinese, come ogni governo, ha una vasta gamma di strumenti che può utilizzare per influenzare l’economia e si adopera per realizzare l’obiettivo generale dello Stato: l’autoconservazione. La leadership del Partito Comunista cinese ha una sorta di accordo con il miliardo di cittadini ovvero ‘lasciateci il potere e vi garantiremo una rapida crescita che si tradurrà in un tenore di vita migliore’”.
Tuttavia, il ruolo di Xiaochuan in questi ultimi anni é stato predominante, capace di favorire uno sviluppo del Paese e preservandolo da enormi rischi. Come nel 2009, quando la crisi economica provocata dal fallimento della Lehman Brothers portò l'inflazione a livelli elevatissimi: “Bisogna agire rapidamente e con decisione”, disse il governatore della PBOC che riuscì a riportare la situazione economica alla normalità regolamentando e riducendo i prestiti. Una mossa che si é rivelata positiva anche negli anni successivi e che ha protetto il popolo cinese dalla profonda crisi che ha colpito invece altri Stati.
Non solo: anche l'idea di creare un sistema più liberale é stata fondamentale per la situazione attuale della Cina. La sua mission é stata quella di creare un sistema finanziario predominante in tutta l'Asia, favorendo un flusso più libero di capitali attraverso le frontiere e avendo come obiettivo quello di trasformare Shangai, entro il 2020, in un centro finanziario globale.
Una serie di steps che hanno garantito a Zhou la riconferma del suo mandato - scaduto a dicembre 2012 - da parte del governo, perché "ha contribuito a evitare una crisi economica profonda e ha fatto grandi passi in avanti nel favorire lo sviluppo dei mercati finanziari della Cina e del libero flusso di capitali attraverso i confini del paese. In un momento di forte crisi mondiale, la Cina si è dimostrata come un punto di forza globale per l’economia e il successo si deve a Zhou e ai suoi collaboratori”.
Tuttavia, i problemi economici della Cina sono ancora tanti, profondi ed irrisolti e potrebbero limitare la rinascita del paese. Se il boom del decennio passato era legato agli investimenti, specie nelle infrastutture, non é detto che questo modello continuerà ad essere emergente. Sta quindi a Zhou e ai suoi successori mantenere la stabilità finanziaria, affrontando le possibili sfide e crisi che potrebbero venire nei prossimi anni.