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Quanto ci costano i nuovi consulenti del governo Monti

Tagliare le spese. Per recuperare 4,2 miliardi di euro in sette mesi il governo si affida a Enrico Bondi. Nominato commissario straordinario per la “razionalizzazione di beni e servizi”, si occuperà di questo particolare capitolo della spending review, come ha annunciato lo stesso Mario Monti nella conferenza stampa seguita al Consiglio dei ministri. Sarà coadiuvato dall’economista Francesco Giavazzi, che dovrà rivedere gli aiuti sulle imprese e dall’ex premier, Giuliano Amato, che dovrà, invece, analizzare il capitolo del finanziamento pubblico a partiti e sindacati.

“Vorrei iniziare con una parola di sdegno: - è stato l'esordio in conferenza stampa del premier - chi ha governato, governa e intende proporsi per governare non può giustificare l'evasione fiscale o istigare a non pagare le tasse o a istituire personali e arbitrarie compensazioni tra crediti e debiti verso lo Stato: altri sono i modi in cui in un Paese serio si risolvono problemi seri, come quelli che ha l'Italia oggi, ereditati da decenni di politiche spesso non serie”. Il riferimento è chiaramente alla rivolta fiscale annunciata dalla Lega e alla proposta del segretario del PdL, Angelino Alfano. E sempre per rimanere in tema tasse, Monti ha precisato che “la pressione fiscale è responsabilità di scelte sbagliate del passato. Tutti invocano la riduzione delle tasse, sembra quasi che il governo si diverta ma chi continua a parlare di questo sappia che gli italiani non sono sprovveduti”. Un accenno anche all’Imu. “Se oggi c’è l’imposta municipale unica – ha detto il premier – bisogna accettare la verità che era stata abolita l’Ici sulla prima casa senza valutarne le conseguenze. L’Ici non doveva essere abolita. Se all’Imu si preferisce una patrimoniale, il governo è pronto ad esaminare le proposte che portino parità di gettito”.

Tornando alla spending review, i tagli non saranno orizzontali, ma mirati. L’importo è comunque molto grande: 4,2 miliardi di euro, come detto, da recuperare in sette mesi, che equivalgono a 7,2 miliardi su base annua, il 9,5% dei circa 80 miliardi di spesa considerati rivedibili dal rapporto del ministro Giarda. La strategia da seguire prevede che entro il 31 maggio i vari ministeri comunichino quali voci possono essere ridotte; in caso contrario, la decisione sarà presa direttamente dal presidente del Consiglio. Mario Monti, comunque, sarà impegnato in prima persona nella fase operativa, guidando un comitato interministeriale (formato da Giarda, Patroni Griffi, Grilli e Catricalà) per mettere in evidenza quali capitoli della spesa pubblica possono essere tagliati senza ridurre i servizi resi ai cittadini.

E per rendere più efficace e operativa la revisione di spesa, è stato chiamato “il risanatore” Enrico Bondi. Un super commissario capace di aver rimesso in sesto la Montedison, poi la Telecom e ultimamente la Parmalat, dopo il crac Tanzi. Il commissario, che rimarrà in carica un anno, si occuperà nello specifico di un capitolo particolare della spending review: “razionalizzazione di beni e servizi”. A lui spetterà di attuare le scelte politiche di cui ha la delega il ministro Giarda. Il neo commissario ha chiesto di non percepire alcun compenso ma il governo pare orientato a “un rimborso spese o ad un compenso lordo di massimo 150mila euro lordi”. Ad aiutare Bondi ci sarà anche l’economista Francesco Giavazzi che “dovrà fornire al presidente del Consiglio e ministro all’Economia e al ministro dello Sviluppo analisi e raccomandazioni sul tema dei contributi pubblici alle imprese”. Completa la squadra la nomina di Giuliano Amato. “Il Consiglio dei ministri ha conferito ad Amato – ha spiegato lunedì scorso il premier Mario Monti nel corso della conferenza stampa seguita alla riunione dell'esecutivo – l'incarico di fornire al premier analisi e orientamenti sulla disciplina dei partiti per l'attuazione dei principi di cui all'articolo 49 della Costituzione, sul loro finanziamento nonché sulle forme esistenti di finanziamento pubblico, in via diretta o indiretta, ai sindacati”. Entrambi, ha precisato il premier Monti, insieme al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, svolgeranno la loro attività “a titolo gratuito”.

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Le nomine di Amato e Giavazzi, però, hanno provocato la reazione del PdL che, con il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto, ha puntato il dito contro la designazione effettuata senza un confronto con i partiti. “Francamente la situazione italiana subisce una ulteriore accentuazione sul terreno della paradossalità: adesso il governo tecnico – ha attaccato Cicchitto – si serve di tecnici per essere consigliato su materie tecnico-economiche e si serve di una personalità politica per essere guidato per mano sul piano della riforma dei partiti sulla quale c'è un impegno in atto a livello parlamentare”. Dubbi anche per l’Idv che considera la spending review “all’acqua di rose, giusto un ritocco di facciata, un buffetto sulle guance di qua e di là per non dare fastidio a nessuno”, si legge in una nota a firma di Massimo Donadi, presidente dei deputati Idv.

Intanto il primo passo sui tagli alla spesa pubblica è non tagliare. Dal decreto legge della spendig review, infatti, sono esclusi “la Presidenza della Repubblica, la Corte costituzionale e il Parlamento”. E’ quanto si legge nella bozza del provvedimento. Il motivo? Si tratta di organi che hanno una autonomia, che si estende anche agli aspetti economici, riconosciuta a livello costituzionale.