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Contratti a tempo: dove Giovannini interverrà sulla Riforma Fornero

Crisi, Giovannini: Esiti imprevedibili, timori su medio-lungo periodo

Come abbiamo scritto negli scorsi giorni nelle anticipazioni di Yahoo! Finanza sui primi provvedimenti del neo-ministro Enrico Giovannini e nell’analisi del primo discorso da premier di Enrico Letta, la disciplina relativa ai contratti di lavoro temporaneo verrà nuovamente rivista per eliminare le restrizioni imposte dalla Riforma Fornero.

Il ministro Giovannini è fermamente convinto che la Riforma Fornero vada modificata partendo dai contratti a termine, la cui nuova disciplina è stata disegnata per un’economia in crescita. In una situazione di grave recessione quale quella che sta attraversando il nostro Paese, le formule della riforma della scorsa estate sono un freno e non un volano per l’occupazione.

Secondo Giovannini il tema va affrontato “con urgenza e con attenzione” dando al mercato del lavoro la “stabilità delle regole” necessaria come presupposto per lo sviluppo.

Lo scorso anno il ministro Fornero ha ampliato l’intervallo obbligatorio tra un contratto a termine e il successivo portandolo a 60-90 giorni (a seconda della durata pari o superiore ai 6 mesi) con lo scopo di ostacolare l’abitudine di chi lasciava a casa i propri dipendenti a termine “riassumendoli” dopo 10 o 20 giorni di stop.  Le nuove limitazioni ai contratti a termine hanno creato numerosi problemi, come evidenziato dai dati sulle assunzioni degli ultimi nove mesi in fase di stallo. Ecco è molto probabile che il nuovo Governo faccia un passo indietro, restringendo nuovamente l’intervallo, poiché uno degli effetti collaterali dell’allungamento degli intervalli è stato quello di aumentare la disoccupazione temporanea (quella che gli economisti chiamano frizionale).

Oltre a un provvedimento sulle regole temporali, Giovannini potrebbe intervenire anche sul “causalone”, alleggerendo le ragioni che motivano l’assunzione di un lavoratore ricorrendo a un contratto flessibile. Alla visione giuslavoristica di Fornero, Giovannini oppone i numeri dello statistico: con questa situazione di recessione bisogna rendere meno onerosa l’assunzione per le imprese. Qualcuno potrebbe obiettare che eventuali allentamenti potrebbero favorire il precariato, ma un’Italia dove le imprese non assumono più non è certo l’alternativa migliore.

Da una parte c’è l’esigenza di semplificare e facilitare le imprese che ancora hanno le risorse per assumere, dall’altra c’è una direttiva europea che chiede di conservare un criterio di selettività per evitare abusi nel ricorso al contratto a termine al posto di quello a tempo indeterminato.  È in questo ristretto range che occorrerà operare le modifiche.

Le riforme non sono dogmi e se i feedback statistici non forniscono dati coerenti con quelle che erano le aspettative è giusto rivedere le formule. E bisogna anche fare in fretta affinché quando si avranno regole stabili vi sia ancora un mercato in grado di poterle applicare.