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Doccia fredda dalla Fed, partenza debole a Piazza Affari

L'euforia che ha fatto impennare le piazze europee di tutto il mondo è già passata. I listini del Vecchio Continente partono deboli e a Piazza Affari il Ftse Mib (Milano: FTSEMIB.MI - notizie) , che ieri sul finale aveva provato a reagire, oggi apre in calo dello 0,28% a 16.862 punti. Solo il Nikkei festeggia a scoppio ritardato con un +2,82% che fa tornare l'indice ai livelli del 2011.

Sono tornate le preoccupazioni sull'effetto che l'intesa sul fiscal cliff avrà sull'economia e, soprattutto, le due scadenze cruciali che arriveranno fra la fine di febbraio e il 1 marzo, ovvero l'aumento del tetto del debito e le decisioni che dovranno essere prese sui tagli alla spesa.

Sull'inasprimento della pressione fiscale, infatti, ormai un compromesso è stato raggiunto, a far tremare è ben altro: l'accordo non tocca i conti pubblici americani e non risponde alle richieste delle agenzie di rating. E proprio queste ultime, non dimenticando quanto accaduto nel 2011, guardano al confronto che il nuovo Congresso avrà con l'amministrazione sul debito. Un confronto che non vedrà come protagonista il segretario al Tesoro, Timothy Geithner che dovrebbe salutare l'amministrazione Obama entro fine gennaio.

Per fortuna nel mare di incertezza, quale piccolo salvagente è rimasto: i continui segnali positivi dal mercato del lavoro, con la crescita a sorpresa dei nuovi posti in Usa di ieri, che lasciano presagire una buona lettura del dato odierno sui payroll. Non c'è però tempo per i festeggiamenti. Ci ha pensato la Fed a gelare gli entusiasmi: i verbali dell'ultima riunione hanno messo in evidenza l'intenzione da parte di molti membri del Fomc, il braccio operativo della banca centrale, di mettere fine entro il 2013 al programma di acquisto di bond, il terzo round di quantitative easing attualmente da 85 miliardi di dollari al mese.

In qualche modo quindi la Fed gira le spalle all'economia diminuendo il sostegno finora assicurato e la notizia non ha fatto altro che scoraggiare Wall Street che ha chiuso la seduta di ieri con lievi ribassi. Il Dow Jones ha perso lo 0,16%, il Nasdaq Composite lo 0,38% e lo S&P 500 lo 0,21%.

Netta la divisione tra i banchieri centrali su come e quando fermare il QE3: alcuni membri hanno espresso l'idea che il programma di acquisto di asset in corso potrebbe essere garantito fino alla fine del 2013, altri ritengono che sia necessaria una politica accomodante, mentre altri ancora ritengono che sia appropriato rallentare o fermare gli acquisti prima della fine del 2013.

Incertezze che però non sembrano preoccupare lo spread. Il differenziale tra Btp e Bund che ieri si è portato ben al di sotto della cosiddetta "soglia Monti" chiudendo a 276 punti base, oggi apre a 274 punti base, un livello che però non riesce a incoraggiare le banche a Piazza Affari, che avviano le contrattazioni in calo.

In cima al Ftse Mib spicca invece Fiat (+1,12% a 3,99 euro) che può festeggiare i record toccati ieri grazie al Brasile e alla controllata statinitense Chrysler (Xetra: 710000 - notizie) , ma non solo. Si brinda anche al +23,2% di vendite a dicembre di Ferrari in Usa e al +39,9% di Maserati. Inoltre, per chiudere in bellezza il Lingotto ha comunicato a Veba la volontà di esercitare la sua opzione di acquistare una seconda tranche parte della partecipazione detenuta da Veba in Chrysler, pari a circa il 3,3% del capitale a un prezzo di esercizio determinato secondo gli accordi tra le parti sulla base di un multiplo di mercato (non eccedente il multiplo di Fiat (Milano: F.MI - notizie) ) applicato all'ebitda di Chrysler degli ultimi quattro trimestri, meno il debito industriale netto.