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Fabrizio Saccomanni: chi è e che cosa attende il neo ministro dell’Economia

Fabrizio Saccomanni, neoeletto ministro dell’Economia, rappresenta un segno di discontinuità in uno dei dicasteri più importanti di questa tribolata congiuntura storica. L’uomo che dovrà tenere in ordine i conti del Governo Letta, infatti, esprime una vera e propria rottura rispetto al suo predecessore Vittorio Grilli.
 
Settant’anni, bocconiano, direttore generale della Banca d’Italia nella quale lavora da oltre quarant’anni e presidente dell’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni, Saccomanni è portatore di una visione keynesiana dell’economia, vale a dire maggiormente aperta al sociale e alle esigenze della crescita rispetto a quella del monetarista e filo-germanico Grilli. Anche se la sua filosofia economica – assorbita in un master seguito all’Università di Princeton - è diametralmente opposta a quella di Grilli, Saccomanni ha accumulato una notevole esperienza a livello internazionale, lavorando come rappresentante della Banca centrale italiana presso il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Centrale Europea, la Banca dei Regolamenti Internazionali e l’Unione Europea. Pur non essendo filo-europeista come il predecessore Grilli, Saccomanni conosce bene sia l’Europa che gli equilibri che governano la cosiddetta troika.

Ma c’è un’altra carta che, di certo, ha avuto il suo peso nella scelta di Saccomanni, il legame con Mario Draghi di cui è stato uno degli uomini più fidati. Quando Draghi lasciò il vertice della Banca d’Italia per la presidenza della BCE, fece il nome di Saccomanni per il ruolo di governatore della Banca d’Italia. L’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti si mise di traverso, ostracizzando le velleità di Saccomanni e segnalando a Berlusconi e Napolitano l’attuale governatore, Ignazio Visco. Si può dunque auspicare che la stima e il rispetto reciproci che legano Saccomanni e Draghi saranno pedine importantissime nella scacchiera degli equilibri dell’economia del Vecchio Continente.

I principali fronti sui quali Saccomanni dovrà lavorare sono quelli dei conti pubblici, dell’andamento dei nostri titoli sui mercati e dell’attenuazione della linea europea di austerity. Insieme al premier Enrico Letta e al ministro degli Esteri, Emma Bonino, Saccomanni dovrà negoziare margini di manovra più ampi con la Germania, magari chiedendo un rinvio nel pareggio di bilancio. I prossimi mesi saranno decisivi: dopo l’estate le elezioni tedesche, con la variabile del partito anti-europeista Alleanza per la Germania, potrebbero mutare gli equilibri all’interno dell’UE e, di conseguenza, le pressioni sui Paesi maggiormente indebitati di cui l’Italia fa parte.

Per quanto riguarda l’agenda italiana, i punti caldi nell’immediato futuro saranno sei:
1) Documento di Economia e Finanza. Uno dei correttivi del DEF di maggio potrebbe riguardare l’IMU che inizialmente doveva avere un carattere sperimentale fino al 2015 ed è stata successivamente resa permanente.
2) Tasse. In caso di abolizione dell’IMU, il mancato gettito fiscale sarebbe di 8 miliardi il primo anno e di 4 il secondo. Anche gli aumenti di IVA e TARES saranno fra i punti nodali dei prossimi due-tre mesi.
3) Debiti Pubblica Amministrazione. Il decreto è già operativo ma il Parlamento lo sta ancora esaminando per eventuali modifiche.
4) Lavoro. A luglio andrà rifinanziata la cassa integrazione in deroga: il “conto” potrebbe essere superiore a un miliardo. E restano da mettere in sicurezza 140mila esodati.
5) Spese da rifinanziare. Fra le spese da rifinanziare con la Legge di Stabilità ci sono quelle militari e contratti vari.
6) Deficit eccessivo. Con il pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione si arriverà al 2,9% di deficit, un soffio sotto il 3% dei parametri fissati da Maastricht. E si attendono lumi dalla Svizzera per un’eventuale intesa fiscale, anche se il governo della Confederazione non sembra molto propenso a chiudere un accordo.