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Il Fisco vuole indietro gli sconti degli anni passati

Una lettera inviata a migliaia di contribuenti chiede di motivare le detrazioni. Chi non lo fa entro i termini diventa un evasore.

Nelle ultime due settimane una lettera dell’Agenzia delle Entrate sta disturbando il sonno di migliaia di contribuenti. La missiva, datata metà aprile ma recapitata a inizio maggio, chiede di trasmettere entro 30 giorni la documentazione delle spese che hanno goduto di detrazioni fiscali nelle scorse dichiarazioni dei redditi. Chi non lo fa nei termini stabiliti diventa automaticamente un evasore: a suo carico scatta una cartella esattoriale di Equitalia, incaricata di riscuotere gli "sconti" passati con tanto di interessi e sanzioni.

Insomma, un incubo. In primo luogo per i tempi: tutte le lettere sono state recapitate dalla prima settimana di maggio in poi, quando invece il testo recava la data delle prime due settimane di aprile. Ciò significa che la maggior parte dei contribuenti ha ricevuto le missive a pochi giorni dalla scadenza dei termini.

Un'altra difficoltà riguarda il materiale richiesto: si tratta di documenti vecchi di anni - nella maggior parte dei casi  del triennio 2008-2010 - che non si trovano nemmeno in casa, ma negli studi dei commercialisti. Questi, per altro, adesso sono oberati di lavoro per la compilazione delle dichiarazioni dei redditi e fanno fatica a sbrigare anche questo compito.
Pure il tipo di spedizione è andata a danno del contribuente: le missive viaggiavano con posta ordinaria e non via raccomandata, perciò non esiste nemmeno un riscontro sulla data di consegna. Inoltre per legge le buste dell’Agenzia delle Entrate non sono vincolate all’uso del timbro postale, quindi non si può neanche dimostrare che le lettere sono arrivate nelle case ben dopo essere state scritte.

Ma il problema più grosso è la sanzione: se il contribuente non riesce a esibire in tempo il materiale richiesto diventa automaticamente un evasore fiscale, le detrazioni di cui ha goduto diventano illegittime e devono essere restituite. Ovviamente, con sanzioni e interessi che fanno lievitare di due o tre volte il beneficio ricevuto negli anni precedenti.
In altre parole, la pratica diventa una cartella esattoriale, passa ad Equitalia e questa provvede alla riscossione del “debito” contratto con lo Stato.

Lo Stato sta di fatto chiedendo ai contribuenti un adempimento fiscale impossibile. E lo sta facendo violando una legge: l’articolo 3 dello Statuto del contribuente, infatti, stabilisce che si debba avere 60 giorni di tempo per adempiere a un nuovo obbligo fiscale.