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In pensione a 27 anni: l’incredibile storia di Brenton Hayden

Brenton Hayden è uno dei pensionati più giovani del globo, c’è da scommetterci. Quando aveva 21 anni si è prefissato un traguardo: quello di smettere di lavorare a 27 anni. Quanti milionari (o miliardari) riescono ad accontentarsi così presto dei loro lauti guadagni e a lasciare il “tavolo verde” con le tasche piene di fiches? Pochi davvero. Per alcuni il lavoro e gli affari sono una scarica di adrenalina indispensabile, non per Hayden che sembra appartenere alla laica religione dell’epicureismo.

Il suo ragionamento è semplice: “Non capisco perché la parola ‘pigro’ venga sempre caricata di un’accezione negativa. Io sono un grande fan della pigrizia. Ecco perché: la pigrizia è la motivazione per andare dal punto A al punto B il più velocemente possibile. Una persona pigra sa che ci sono un sacco di esperienze e di cose divertenti pronte per essere sperimentate: trovare le scorciatoie in mezzo al fango ha molto più senso che trascinare i piedi in un lungo cammino”.

Vivere di rendita è possibile anche in Italia. Ecco come

In una società produttivistica come quella statunitense il rischio di una pensione precoce è la morte sociale agli occhi di chi vede il lavoro e il guadagno come unici parametri di una vita piena e realmente vissuta.

Per Hayden, invece, è proprio il contrario. “Ognuno ha la sua versione di ciò che accade dopo la morte: La mia è semplice: sei morto. La fine. Game Over. Grazie e arrivederci”, un pensiero che si potrebbe definire post-epicureo.

Per “pagarsi” il lusso di poter essere pigro, però, bisogna lavorare molto e con intelligenza: quello che Hayden ha fatto dai 21 ai 27 anni con un’opera di tessitura nella quale ha mescolato il fiuto per gli affari alle sottigliezze della politica. Per raggiungere il suo obiettivo ha fatto crescere la dirigenza della sua società, la Renters Warehouse, con una strategia di medio-lungo termine tesa alla massima trasparenza e alla condivisione delle scelte gestionali importanti. Condividendo la propria leadership, Hayden si è reso maggiormente agile rispetto a un leader accentratore: questo per non lasciare il vuoto al suo addio.

Un giorno, mentre era in vacanza alle Isole Vergini, la moglie gli ha chiesto perché fosse ancora al computer, visto che dal suo 27esimo compleanno era già passato qualche mese. Brenton si è fatto i conti in tasca, ha valutato che i 20 milioni di dollari accumulati nella sua giovane carriera erano sufficienti a vivere di rendita e ha deciso di godersi la propria pensione anticipata.

Vista dall’Italia, la storia di Brenton Hayden risulta ancora più singolare proprio perché nella Penisola, normalmente, un ragazzo di 27 anni si appresta a fare il proprio ingresso nel mondo del lavoro. Una parabola di self made man come quella di Hayden è impossibile in un’economia solidaristico-clientelare, dove l’emersione del talento è rallentata (quando non annichilita) dai meccanismi dei privilegi e delle posizioni acquisite. In mancanza di una selezione basata sul merito, la professione (acquisita, come il cognome, per trasmissione patrilineare) finisce per corrispondere al potere.

In un sistema selettivo e meritocratico esiste il ricambio poiché sono necessari individui in grado di interpretare i cambiamenti. In un sistema di potere il ricambio non esiste perché il potere lavora solamente per la propria autoconservazione. Ecco perché in Italia le stanze dei bottoni sono monopolizzate dagli ultrasettantenni. Difficilmente potremo sentire raccontare una storia del genere nel nostro Paese.

Hayden si chiede, alla fine del suo intervento, se la gente lo ritenga “ambizioso o pigro”. Per certi versi, il suo è il gesto di un rivoluzionario. Con 20 milioni di dollari in banca, certo.