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Lobby, in arrivo una legge per regolamentare il Far West

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Una legge per regolamentare l’attività di lobbying. Il governo sta mettendo a punto un disegno di legge in cui il Consiglio nazionale per l’economia e il lavoro (Cnel) diventerebbe il soggetto in grado di vigilare sul rispetto delle norme. Quali? Obbligo di iscrizione a un Registro dei rappresentanti di interessi particolari, istituito appunto al Cnel, rispetto per il codice deontologico adottato sempre dal Cnel, diritto di accesso alle sedi istituzionali e all’acquisizione di documenti relativi ai processi decisionali in corso, accesso a una banca dati apposita e regolamentazione nei rapporti con i decisori pubblici. In poche parole: più trasparenza.

Quando si parla di lobbiyng, subito si pensa a qualcosa di illecito, legato alle dinamiche spesso poco chiare della politica e di grandi interessi economici. Eppure è un’attività perfettamente legittima in un contesto democratico, a patto che sia regolata da norme e regole precise, per non finire a parlare di corruzione. In Italia la professione del lobbysta è in rapida evoluzione. Le Università di Roma e di Camerino sin dal 2007 hanno cominciato ad offrire i primi master, sull’onda di quanto avviene già da tempo negli States. Manca il riconoscimento giuridico di questa professione e il primo tentativo di fissare dei paletti più rigidi è datato 2007, quando l’allora ministro per le Riforme, Giulio Santagata, pensava ad un Registro pubblico al quale i gruppi di pressione avrebbero dovuto iscriversi per entrare in contatto con i membri del governo e del Parlamento.

In Italia le lungaggini sono normali, perciò dopo sei anni si torna ad affrontare un tema che sta diventando sempre più importante nella vita politica ed economica del Paese. Un'altra prova è stata fatta nel novembre scorso, quando l’esecutivo Monti nel varo della legge 190 sulla corruzione voleva inserire anche regole per i lobbisti. Il governo Letta ci riprova: l’obiettivo è quello di portare in Consiglio dei ministri entro una settimana il testo, dopo l’eventuale varo del ddl sul finanziamento dei partiti che potrebbe avvenire venerdì.

Leggendo la bozza di Ddl, come riportato da Il Sole 24 Ore, appare chiaro che il ruolo principale sarà affidato al Cnel che non solo dovrà gestire il Registro dei lobbisti ma anche vigilare sul rispetto del Codice di comportamento. Ogni anno il Consiglio dovrà trasmettere un report al Parlamento che descriva le attività degli iscritti. L’idea è che il Registro possa garantire massima trasparenza sull’identità dell’iscritto, ma anche del destinatario della sua attività. Dovranno anche essere documentate le risorse economiche a sostegno del lavoro del lobbista, oltre che gli interessi promossi. Tutto sarà scritto nero su bianco. Anzi, sul web. Il Cnel garantisce a tutti gli iscritti l’utilizzo di una banca dati che contiene gli schemi dei provvedimenti normativi in corso di predisposizione con i decisori pubblici, corredati da tutte le informazioni del caso: i tempi necessari per l’avvio dell’iter approvativo, l’indicazione dell’indirizzo di posta elettronica e i contenuti del provvedimento.

Chi sgarra, viene punito. Ogni anno, infatti, gli iscritti dovranno rendicontare con una relazione al Cnel l’elenco dell’attività di relazioni istituzionali svolte, l’elenco dei decisori pubblici nei confronti dei quali è stata fatta attività di lobbying, l’elenco delle risorse utilizzate. Svolgere attività di lobbying senza essere iscritti al Registro farà scattare una sanzione pecuniaria: da 20mila e 200mila euro. Senza contare che la violazione del Codice deontologico prevede la censura, la sospensione e nei casi più gravi la radiazione del Registro. Chi dovrà controllare e dare multe è sempre il Cnel. I decisori pubblici non potranno più rifiutarsi di conoscere le proposte o le richieste delle lobbies iscritte al registro. Anzi, si dovrà dare pubblicità dei contatti avuti con i lobbisti anche nella relazione di introduzione alle leggi, per garantire la massima trasparenza possibile. Soprattutto in un’attività delicata come quella di lobbying, dove si intrecciano interessi pubblici e privati.