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Mediaset paga il conto alla crisi e Confalonieri chiede aiuto

Mediaset paga il conto alla crisi e Confalonieri chiede aiuto

Di Jan Pellissier Milano, 24 apr. (LaPresse) - Un sorriso di troppo. E' quello che è scappato a Pier Silvio Berlusconi, mentre l'a.d. di Mediaset Giuliano Adreani stava parlando in modo quasi positivo, quindi irrealistico, della raccolta pubblicitaria di Publitalia nel primo trimestre. Un sorriso di troppo, che ha messo in chiaro quanto sia dura in questo momento far profitto gestendo una televisione commerciale in Italia. I numeri del trimestre sono impietosi: -16% nel 2013, e Mediaset è in linea con questo dato di mercato. Questa l'unica vera novità dall'odierna assemblea degli azionisti di Mediaset, la prima che dalla quotazione del 1996, era chiamata ad approvare un bilancio in perdita, e non di poco: ben 287 milioni. Fedele Confalonieri ha quindi dovuto chiedere aiuto al Governo, ancora prima che nasca, ventilando il rischio dell'arrivo dei raider stranieri anche nel settore tv che "è uno dei pochissimi settori in Italia, non ancora spazzato via da raider stranieri. Lasciateci liberi di contrastare la crisi economica, di difendere le nostre attività, di presidiare i mercati della comunicazione. Solo così non diventeremo anche nella comunicazione televisiva, un a provincia insignificante". "Speriamo di avere al più presto un Governo, che sappia far uscire il nostro Paese da questo grave smarrimento e restituisca fiducia a tutti" ha aggiunto lo storico presidente. Spalleggiato dal vicepresidente Pier Silvio Berlusconi: "Meglio la stabilità che nuove elezioni", andando magari contro i desiderata del papà, che però in caso di "nuove elezioni, sarà pronto. In questi due mesi mio padre ha dimostrato quanta forza ha ancora". Se però così non fosse, Confalonieri rivendica un ruolo 'minuscolo' per Mediaset, perché il potere oramai è altrove: "Dove si annida oggi la minaccia al pluralismo? Cosa significa posizione dominante? Se vogliamo parlare di mass media nel momento in cui anche l'elezione di parte del Parlamento passa dai social network, dobbiamo mettere da parte il vecchio modo di pensare e guardare con occhi non ideologici la situazione". "Sarebbe di vitale importanza che nuovissimi o vecchissimi uomini della politica la smettessero una volta per tutte di giocare con fantasie dirigiste e distruttive mirate alla desertificazione del settore tv" ha aggiunto, aggiungendo che in televisione "il pluralismo magari non è sempre perfetto, ma è sempre un obiettivo ed un valore al quale tendere". Intanto si guarda sempre di più ad internet, con l'obiettivo di crescere anche grazie all'accordo con il primo portale italiano, Libero-Virgilio. Ma anche facendo economie interne, a cominciare dagli stipendi tagliati in modo forte: 1 milione in meno per Confalonieri, -30% per tutta la prima linea dei manager. Per ora però niente vendite o svendite. C'è interesse per Mediaset Premium, ma il mercato della pubblicità italiano fa scappare gli investitori. Nessun cessione di Ei Towers in programma per far cassa e ridurre i debiti. E niente nuovi soci: "Arabi, russi, cinesi... Sono soltanto voci, niente di più" smentisce Confalonieri che chiude l'assemblea rassegnato: "Siamo come gli allenatori di calcio, se porti dividendi va tutto bene, se vai in perdita ti criticano".