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Morire di crisi: allarme suicidi

La situazione è grave e pensionati e imprenditori cadono preda della disperazione

Continua inarrestabile l’ondata di gesti violenti con cui cittadini e imprenditori massacrati dalla crisi, tentano di mettere fine ai loro giorni: secondo i dati della Cgia di Mestre, sarebbero 34 gli imprenditori che dall’inizio dell’anno si sono tolti la vita, secondo cui una dozzina in Veneto.

Un autolesionismo che quasi mai viene sventato, come dimostrano anche altri casi, di solo qualche giorno precedenti. Tra questi il suicidio di un commerciante di 48 anni che si è impiccato nel retrobottega del negozio di elettrodomestici di cui era titolare a Bologna. Non manca mai il riferimento, funesto e nefasto, alle cartelle esattoriali di Equitalia, nesso causale di molti atti inconsulti.

Come quello dell’artigiano napoletano che si è tolto la vita lo scorso sabato, con un colpo di pistola alla testa al culmine della disperazione. La stessa che condivideva anche l’agente immobiliare di Vicenza che si è impiccato ad una giostra. Per quanto sia violento il gesto, si è invece risolta positivamente la vicenda dell’imprenditore di Calolziocorte, nel lecchese che ha tentato di impiccarsi nella giornata di martedì 7 nel giardino di casa, ma è stato salvato dall'intervento della figlia quindicenne che lo ha sorretto fino all'arrivo della madre. Anche qui, secondo le indagini, a far da detonatore della follia, una cartella esattoriale da quasi 100mila euro legato a debiti pregressi.

In principio era l’eccezione, in un contesto pur drammatico. Ma ora le tragedie della disperazione che si non consumate da gennaio sono almeno sedici. In Italia c’è, purtroppo, una nuova categoria: i morti di crisi. Problemi economici, debiti e impossibilità di sostenere le famiglie, ma anche depressione e psicosi che travolgono persone di fasce sociali ed età diverse,accomunate dall’incapacità di pensarsi fuori dal baratro in cui si trovano.

L’ultimo drammatico caso è quello di Francesco, artigiano di 27 anni, in provincia di Arezzo, che dopo la pasqua passata in famiglia si è allontanato con il suo furgone verso un luogo isolato dove si è tolto la vita riempiendo l'abitacolo col gas del tubo di scappamento. Di lì a poco avrebbe dovuto andare da Equitalia, per definire il piano di rateizzazione di un debito di circa 40 mila euro.


Ma prima di lui c'è stato il caso di Mario Frasacco, l’imprenditore di 59 anni che mercoledì 4 aprile si è ucciso - sparandosi un colpo di fucile - all’interno della sua azienda, la Cpa, centro di progettazione alluminio a Pietralata. "Chiedo perdono per quello che ho fatto... La situazione economica e lavorativa ormai è insostenibile" ha scritto nella sua lettera di addio. Il destino di Frasacco, la cui azienda era a un passo dal fallimento, è uguale a quello di Pasquale Clotilde, il corniciaio di Centocelle impiccatosi nel retrobottega, per sfuggire ai debiti.

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Storie di imprenditori e artigiani che sono diventati emblema del collasso a cui si affiancano quelle di chi giunto a una fase della vita da vivere con serenità si ritrova stritolato da debiti e scadenze impossibili.

A Gela, il 4 aprile, un’anziana donna di 78 anni, Nunzia C., si è tolta la vita gettandosi dal quarto piano della sua casa dopo un taglio di 200 euro, da 800 a 600, alla pensione. Ma già a gennaio, si erano manifestati i segni di un trimestre da brivido: a Policoro, un operaio edile di 58 anni aveva tentato il suicidio con un colpo di pistola all'addome, temendo che, dopo la riforma sulla previdenza, non sarebbe mai arrivato il tempo dell’agognata pensione. E ancora a Bari, dove un 73enne si era gettato dal balcone di casa dopo avere ricevuto dall'Inps la richiesta di restituire 5mila euro. Duplice il caso di Antonia Azzolini, 69 anni, e il marito Salvatore De Salvo, 64 anni, ammazzatisi per gravi difficoltà economiche che si protraevano ormai da otto anni. La Puglia pagava dazio ancora il 9 marzo, quando a Ginosa Marina,  il titolare di un negozio di abbigliamento, Vincenzo Di Tinco, si impiccava a un albero e il 27 marzo, quando a Trani un uomo di 49 anni, imbianchino, ha messo fine ai suoi giorni dopo un periodo interminabile di disoccupazione.

Ma anche salendo lo stivale, la situazione è terribile. Il 26 febbraio, nel fiorentino, un imprenditore di 64 anni si è impiccato nel capannone della sua azienda; il 25 febbraio, a Sanremo un elettricista di 47 anni, Alessandro F., si era sparato un colpo di pistola in bocca, dopo essere stato licenziato. Il 23 marzo, a Pescara, un imprenditore di 44 anni si è tolto la vita impiccandosi con una corda legata a un carrello elevatore nel capannone dell'azienda di cui era socio. E ancora vicino Belluno, dove un imprenditore 53enne di Sospirolo, si è tolto la vita. Non riusciva a incassare dei crediti per la sua attività economica.

Drammi e scene che ricordano la follia dei paesi arabi in sofferenza quelle viste il 28 marzo Bologna, dove un artigiano di 58 anni di Ozzano Emilia, G.C., si è dato fuoco nel parcheggio dell'Agenzia delle entrate - morendo dopo 9 giorni di sofferenze - e a Verona il 29 marzo, quando un operaio edile di 27 anni, si è dato  fuoco alle gambe e alla testa dopo essersi cosparso di benzina nei pressi del municipio scaligero.

Qualcuno si salva, come il cinquantenne di Cirò Marina che a gennaio aveva tentato il suicidio con l’ansiolitico o il piccolo imprenditore trentino che, buttatosi sotto al treno, è stato salvato dagli agenti della Polfer, il 21 febbraio scorso. O il sessantenne di Crispiano, invalido civile, il cui gesto autolesionista è stato sventato dalla moglie, terrorizzata dal non vederlo tornare, dopo essersi rinchiuso nello sgabuzzino.

Il bilancio è pesantissimo e diventa anche caso politico.

La senatrice Adriana Poli Bortone, cofondatrice di Grande Sud, sulla questione ha presentato un'interrogazione al ministro del Lavoro, Elsa Fornero, per chiedere se non intenda il governo avviare un “Piano del lavoro per il Sud e avviare con le regioni un percorso per garantire borse di lavoro triennali per l'apprendistato”. "Le istituzioni - ha affermato la Poli Bortone - hanno il dovere di intervenire per garantire ai cittadini il diritto alla vita e al lavoro”. E di questo passo, anche il sostegno psicologico, prima che sia troppo tardi.

Federcontribuenti ha invece deciso di presentare un esposto alla Procura di Roma per chiedere l’apertura di un fascicolo sui troppi casi di suicidiolegati a problemi economici o allo stalking degli enti riscossori a danno delle vittime.

Se è vero, come afferma in un comunicato dell’Unione Nazionale Consumatori la dottoressa Paola Vinciguerra di Eurodap, che i forti cambiamenti connessi allo stato patrimoniale innescano un angoscioso senso di destabilizzazione che spinge il soggetto alla depressione e alla psicosi, è inevitabile che non basti pensare che il momento passerà. Tanto più laddove c’è chi deve gestire non solo la sua vita e la sua famiglia, ma anche quella dei suoi dipendenti. Come ha dichiarato infatti Massimiliano Dona, Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori (UNC), “purtroppo -aggiunge Dona- questi casi sono sempre più diffusi anche perché ormai la differenza tra fasce meno abbienti  e ceto medio si è così assottigliata che, a non riuscire ad arrivare alla fine del mese, non sono solo le famiglie, ma anche i piccoli imprenditori. Il Governo non può lasciare soli i cittadini: dopo questa fase di sacrifici necessaria per risanare i debiti, è il momento di puntare alla crescita valorizzando le piccole imprese e dando respiro ai consumatori. Sarebbe anche utile fornire un supporto psicologico gratuito per le persone con i debiti per evitare che cadano in stati di depressione e psicosi”.

Il tempo delle riforme è urgente, quello di salvare gli italiani da se stessi ancora di più.

Eppure, pur riconoscendo l’assoluta angoscia e il quadro economico fortemente negativo in cui si consumano molte tragedie e corrispettivi suicidi, è pur vero, come evidenzia Wired in un suo articolo sul tema, che nel 2012, ogni giorno ci sono 0,29 suicidi per motivi economici, contro lo 0,51 del 2010 e lo 0,54 del 2009.
Secondo  Stefano Marchetti, resposabile Istat di un’indagine sul tema dei suicidi e relativi tentativi, “ogni anno in Italia si verificano circa tremila casi di suicidio, con punte di quasi quattromila casi nei primi anni Novanta, ogni gesto estremo, come quelli che le cronache recenti raccontano, nasconde una tragedia umana e impone il massimo rispetto. Ma è difficile affermare, a oggi, che vi sia un aumento statisticamente significativo dei suicidi dovuto alla crisi economica. Temo che si stiamo facendo affermazioni forti, senza robuste evidenze scientifiche”.

Tuttavia, secondo il recente rapporto dell’ Eures Ricerche Economiche e Sociali, intitolato "Il suicidio in Italia al tempo della crisi" sarebbero in aumento i suicidi tra i disoccupati con un +40% tra 2008 e 2010. Davanti a vite e famiglie distrutte, la statistica appare fredda, eppure in un momento come questo anche separare i fatti dalle opinioni serve.

Guardando a paesi come Germania e Finlandia, più ricchi e meglio serviti dal welfare, si nota come i suicidi siano quattro volte superiori ai nostri. In Grecia stanno peggio eppure si suicidano meno. I dati sono sempre quelli di Eures. Eppure, il tutto non ci consola.