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Mps, Profumo: se salta aumento a rischio intero sistema bancario

Il presidente di Mps Alessandro Profumo. REUTERS/Stefano Rellandini

MILANO/ROMA (Reuters) - Mps ha le energie e le strategie per un pieno rilancio e non può rischiare di fare saltare l'operazione aumento di capitale, cosa che metterebbe a repentaglio l'intero sistema bancario italiano.

Lo ha spiegato il presidente dell'istituto senese Alessandro Profumo in un'intervista al quotidiano la Repubblica all'indomani del Cda, in cui lo stesso Profumo e l'AD Fabrizio Viola hanno comunicato l'intenzione di restare, dopo la polemica con la Fondazione, azionista di maggioranza, per la scelta di posticipare l'aumento di capitale.

"Ho deciso di restare e lui (Viola) con me, per una ragione molto semplice: se ce ne fossimo andati, il traguardo della ricapitalizzazione e quindi del pieno rilancio della banca, che oggi resta molto difficile, sarebbe diventato impossibile", dice Profumo.

Oggi la conferma dei due manager al comando della terza banca italiana ha dato sostegno all'andamento del titolo che ha superato 0,19 euro in rialzo del 2,5% attorno alle 9,30.

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"Da un punto di vista operativo lo sfruttamento della finestra di gennaio avrebbe comportato numerosi vantaggi per il gruppo Mps. Il management deve a questo punto sperare nella prosecuzione del trend dei mercati azionari e obbligazionari, decisiva per favorire nei prossimi mesi il rafforzamento della struttura finanziaria", dice Luca Comi, analista di ICBI nel suo commento di questa mattina.

Secondo il presidente dell'istituto senese "se non riusciamo a fare l'aumento di capitale, non è a rischio solo il Monte, ma l'intero sistema bancario italiano" e sarebbe un segnale pessimo anche per altre banche che hanno bisogno di ricapitalizzarsi come Carige e Popolare di Milano.

La scelta della Fondazione di posticipare l'operazione a maggio rende "la prospettiva più incerta e il percorso più accidentato", avverte Profumo, il cui obiettivo è "difendere l'autonomia della banca", impedendo alla politica di "rimettere i piedi" dentro all'istituto.

La Fondazione ieri non ha commentato la decisione di Profumo e Viola di restare ma ha intanto ripreso la ricerca di investitori con cui trattare una vendita delle sue azioni Mps, pari al 33,5%. Nel frattempo, sfruttando la fase favorevole del mercato, ha anche cominciato a cedere piccole quote sul mercato, secondo quanto riferito ieri da una fonte che sta seguendo questo dossier.

Fondazione ha in carico le sue azioni Mps a poco più di 0,24 euro, un livello che da tempo non viene raggiunto dalla quotazione, ma una fonte ieri ha spiegato a Reuters che in una trattativa per la cessione, oltre che un riferimento al prezzo espresso oggi dal mercato, Fondazione vuole anche valorizzare il potere di governance di controllare una quota così significativa della terza banca italiana.

MAGGIORI COSTI CAUSA RINVIO AUMENTO

Intanto si fanno i conti con i maggiori costi che la banca dovrà sopportare per il rinvio.

In termini di interessi sul cosiddetti Monti bond, ovvero il prestito concesso dal Tesoro per tenere a galla l'istituto, il rinvio dell'aumento di capitale costerà 120 milioni. "Anche per questo avremmmo preferito partire da subito", spiega il banchiere.

Oggi su qualche quotidiano si indica una cifra complessiva, tra maggiori interessi e più oneri per smontare e rifare il consorzio, che arriva a superare 250 milioni.

Anche per questo, sollecitata pure da una lettera della Consob, ieri la banca ha dato incarico a un suo comitato interno di valutare queste conseguenze dannose per la banca.

Profumo dice di avere rapporti "molto buoni" con il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni - a cui verrebbe attribuito in diverse ricostruzioni, il merito di una moral suasion per riportare il sereno tra banca e Fondazione - ma osserva anche, nell'intervista, che si sarebbe "aspettato una incisività maggiore nei confronti della Fondazione".

Il presidente della banca senese auspica ora che la Fondazione Mps "trovi gli interlocutori giusti" a cui cedere parte della sua quota ma "soprattutto che i tempi siano molto brevi e rispettati".

La banca ha bisogno di soci finanziari per crescere più che un socio industriale con cui fondersi, secondo il manager.

"Dal mio punto di vista personale l'opzione è indifferente, ma dal punto di vista dell'istituto io reputo migliore la soluzione di uno o più soci finanziari", dice. "Se arriva un'altra banca, compra, incorporta e addio Siena".

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