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Orti urbani: dai bandi comunali alla geolocalizzazione

Cosa si fa per l’autoproduzione: il bando del Comune di Milano e le varie iniziative a livello locale

Gramigna

L’immagine di un orto che nasce all’interno di una città, in mezzo a palazzoni e strade trafficate, per chi, come me, è nato in un piccolo centro, non è molto familiare. Eppure, vuoi perché così facendo si risparmia, vuoi perché, soprattutto, si riesce a sapere cosa si mangia e si scopre un rapporto più diretto con il terreno, sono sempre di più gli orti urbani in Italia. Lo rivela anche la Coldiretti che evidenzia un incremento in particolare nel Nord Ovest dove, stando a quanto dice l’Istat, si trova il 72% degli orti urbani italiani.

Spazi in cui si coltivano ortaggi o frutta, ricavati all’interno delle città, nei balconi, nei giardini condominiali o che addirittura vengono messi a bando dalle stesse amministrazioni comunali. Notizia recente è quella che vede il Comune di Milano in prima linea ad appoggiare queste iniziative.

Si chiama ColtivaMI ed è il bando che la città guidata dal sindaco Giuliano Pisapia ha emesso qualche giorno fa e che sarà aperto fino al 21 giugno. Per chi è interessato a coltivare il proprio orticello (e in questo caso non ha un’accezione negativa), le aree messe a disposizione sono quelle di via Rubicone e via Cascina dei Prati (zona 9, per intenderci). 110 orti disponibili nel primo caso e 61 nel secondo.

Da destinare sia a enti pubblici (no profit, associazioni di cittadini, enti e aziende pubbliche o private che operano nell’ambito della responsabilità sociale di impresa) e a privati con coinvolgimento di persone anziane, giovani, famiglie e cittadini. Le convenzioni hanno una durata di 9 anni, con la possibilità di un rinnovo per altri 3. I costi di allestimento degli orti sono a carico degli assegnatari.

Ma le iniziative per far crescere la consapevolezza che gli orti in città si possono fare non finiscono qui. Cercando in Rete, mi sono imbattuta in Gramignamap, un’idea molto carina di due ortiste di Bologna (che hanno passione per gli orti, conoscenza delle piante, ma che di lavoro ufficiale fanno altro) di nome Giusy Aloe e Serena Conti, 38enni, a cui si deve un progetto unico di crowdmapping. Che altro non è, come spiega Giusy “un’idea nata per caso mentre ci trovavamo a un pranzo di finanziamento dal nome Cosa bolle in pentola, con 50 commensali e un  po’ di progetti sottoposti. Ognuno dava il suo voto e chi vinceva aveva 500 euro per iniziare il progetto e così è successo a noi".

"Con Gramigna - continua Giusy - , in pratica diamo la possibilità di mappare gli orti presenti sul nostro territorio e non solo. Che possono essere degli orti veri e propri in città o delle piante che qualcuno ha in balcone che producono ortaggi (il fine dell’orto è comunque sempre quello dell’autoproduzione), piante su un davanzale o anche che vengono coltivate negli spazi condominiali. E consideriamo, tra i punti da geolocalizzare anche i punti di guerrilla guardening ossia dove alcuni cittadini si 'impadroniscono' di aiuole abbandonate cui cercano di dare nuova vita. Ora come ora, abbiamo 150 punti segnalati e il bello è che non riguardano solo la zona di Bologna, ma anche altri luoghi come in Romagna o nelle Marche”.

Gramigna è solo una delle tante attività che le due ortiste hanno messo in piedi per cercare di raggiungere il loro obiettivo: parlare di orti con più gente possibile e in particolare cercare di coinvolgere le amministrazioni comunali sul tema dell’autoproduzione. Anche Giusy e Serena hanno un orto, dal 2010, che hanno ottenuto tramite una richiesta online dall’amministrazione comunale. Orto che si lega a un un blog in cui danno suggerimenti e raccontano le loro tante iniziative fatte in questi anni, tra cui Adotta una pianta (di insalata) di qualche anno fa e Happy Orto, dedicata ai bambini.

Per far capire che si è sempre di più a scegliere di avere un orto, che “è un’iniziativa che non ha a che fare solo con il risparmio, ma prevede anche sacrificio e impegno”, precisa Giusy,  “e non riguarda solo i pensionati. Inoltre, la cura dell’orto è personale, ma se si condividono le informazioni è sicuramente meglio”.