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Ponte sullo Stetto addio, ma a che prezzo

Dopo dieci anni cala il sipario sul progetto del Ponte sullo Stretto di Messina. Il governo uscente, infatti, non ha concesso nessuna proroga al decreto che, dal primo marzo, ha fatto perdere efficacia giuridica ai contratti stipulati per realizzare l’opera che avrebbe dovuto collegare la Calabria alla Sicilia, attraverso il ponte più lungo del mondo. Ma a che prezzo?

Prima di rispondere alla domanda, bisogna capire come affronterà la spinosa questione il prossimo governo. Il ministro alle Infrastrutture, Corrado Passera, aveva spiegato in una nota nei giorni scorsi che Eurolink (il contraente generale) “è receduto dal contratto lo scorso novembre e, in seguito, ha impugnato di fronte al Tar del Lazio la nota con cui Stretto di Messina Spa (la società che avrebbe dovuto curare la realizzazione) si opponeva al recesso”. La mancata costruzione del Ponte potrebbe costare un sacco di soldi. Pubblici ovviamente. Sì perché Eurolink – formata da Impreglio come capogruppo mandataria e dai mandanti, Sacyr (Spagna), Condotte d’Acqua, Cmc di Ravenna, Ishikawajima-Harima Heavy Industries (Giappone), Aci scpa – minaccia di ricorrere al tribunale. “Il mancato pagamento – si legge in una nota diffusa il mese scorso – delle penali è un’indebita espropriazione”. Insomma il ripensamento, potrebbe costare caro.

Innanzitutto i costi sostenuti per la vita della società Stretto di Messina Spa fino al 30 dicembre scorso: 300 milioni di euro. Una cifra maggiore, giusto per rendere l’idea, dell’intero ammontare dei rimborsi elettorali ai partiti che tanto stanno facendo discutere in questi mesi. Di questi soldi, la maggior parte è finita per pagare i 43 dipendenti e i componenti del consiglio di amministrazione. Ma anche per alimentare un fiume di consulenze e studi, come l’affitto della sede romana vicino alla stazione Termini, il cui costo annuo, secondo BlogSicilia, si aggirava attorno ai 600mila euro. Una montagna di soldi che continuano ad essere pagati, anche oggi, da tutti i cittadini. E l’eventuale spreco, comunque, non finirebbe qui. Sarà di ben 45 milioni di euro la penale che lo Stato potrebbe risarcire alla Eurolink, per la mancata sottoscrizione dell’accordo aggiuntivo sulla fattibilità dell’opera, come già detto. Si tratterebbe di un finanziamento che dovrebbe risarcire la società vincitrice della gara qualora lo Stato decidesse, come avvenuto, di non completare il progetto. E in ballo c’è anche la super penale da oltre 300milioni di euro, sempre contenuta nel bando. Quindi, calcolatrice alla mano, il costo finale per il Ponte potrebbe essere di 350milioni, con un’ipotesi ottimistica, ma rischierebbe di superare i 610milioni con una previsione massima, per un’opera mai costruita. Mica male.

Il primo progetto prevedeva una realizzazione con dei piloni, poi dal 2003 la concessionaria pubblica Stretto di Messina Spa ha proposto un’unica campata di 3,3 chilometri di lunghezza, sorretta da torri di circa 400 metri di altezza per realizzare un ponte capace di far transitare sia le auto che i treni, in una delle più elevate aree sismiche del Mediterraneo con un grande valore paesaggistico. Il costo complessivo sarebbe dovuto essere di circa 8,5 miliardi di euro (oltre mezzo punto del Pil). Contro la costruzione si sono da sempre schierate le associazioni ambientaliste che hanno scritto più di una lettera al premier uscente, Mario Monti. “Il ponte più lungo al mondo oggi si estende per mille e 118 metri, ed è quello di Minami Bisan-Seto, in Giappone – sostiene il Wwf sul suo sito web -, in Italia si tratterebbe di costruire in un’area ad elevato rischio sismico senza le conoscenze tecniche”.

Insomma, per ora l’ipotesi dell’avveniristico ponte sembra tramontata. Solo qualche considerazione finale, tornando a parlare di cifre. Il costo di 8,5 miliardi di euro dell’ultimo progetto sarebbe più del doppio di quello con cui Eurolink ha vinto la gara (3,9 miliardi rispetto ai 4,4 miliardi di euro posti come base di gara). Circa il 39% in più rispetto al valore di partenza se si considera l’importo lordo di 6,1 miliardi di euro, girato più volte tra i progettisti. Costi esorbitanti di cui, come sempre, dovrebbero farsi carico i cittadini. Sorvolando sulla fattibilità tecnica dell’opera, rimane un buco non da poco nel bilancio dello Stato per un Ponte fantasma. E potrebbe ancora aumentare con il pagamento delle penali. Per sapere di quanto, occorre solo aspettare.