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La riforma del lavoro riprende l'iter al Senato

Dopo la pausa per le elezioni amministrative, riprende questa settimana in Parlamento la discussione sulla Riforma del mercato del lavoro.
La Commissione Bilancio del Senato valuterà gli oltre mille emendamenti presentati e, subito dopo, la Commissione Lavoro inizierà a esaminare e votare le richieste di variazione.
Il punto cruciale su cui si concentrano le discussioni continua a essere la proposta di modifica dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. E questo nonostante la parziale retromarcia del governo, che, suscitando l'ira di Confindustria, la soddisfazione del PD e l'incertezza sospettosa dei sindacati, ha reintrodotto il reintegro del lavoratore se il giudice accerta la "manifesta insussistenza" del motivo economico del licenziamento. Ma è proprio sulla specificazione dell'aggettivo "manifesta" relativo a "insussistenza" che si concentrano alcuni critici, come ad esempio Bruno Tinti, i quali sostengono come, di fatto, questo renderà per il giudice impossibile disporre il reintegro, perché difficilmente potrà stabilire l'insussistenza della motivazione economica del licenziamento senza un minimo di istruttoria e di indagine, mentre la legge prevede il reintegro solo, appunto, per un'insussistenza manifesta, quindi evidente, lampante senza bisogno di ulteriori procedimenti. Altrimenti il giudice può disporre solo un'indennizzo.
Un altro punto caldo della discussione è quello che riguarda la flessibilità in entrata nel mondo del lavoro, tema caro soprattutto al PDL, che vorrebbe aumentarne la portata. Nella riforma in esame, l'apprendistato diventerebbe di fatto la modalità di ingresso prevalente dei giovani nel mondo del lavoro e diventa quindi molto importante stabilire delle norme eque che regolino questo meccanismo, per impedire che si trasformi nell'ennesimo strumento di sfruttamento.
Obiettivo dichiarato della riforma è poi quello di favorire una flessibilità cosiddetta "buona" rispetto al precariato diffuso allo stato attuale. Per questo sono previste norme che allungano i tempi tra diversi contratti a termine con lo stesso lavoratore, che rendono più onerosi per l'azienda questi tipi di contratto rispetto a quelli a tempo indeterminato e che mirino a smascherare le finte partite Iva e costringano i datori di lavoro a trasformarle in veri contratti di lavoro subordinato.
Per il testo completo della riforma e degli emendamenti si può consultare la pagina relativa sul sito del Senato.