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Te lo regalo se vieni a prenderlo

Un gruppo Facebook, ideato da Salvatore Benvenuto, invita alla condivisione e punta sulla donazione di oggetti che non servono più

Te lo regalo se vieni a prenderlo

“Te lo regalo se vieni a prenderlo”. Sembra lo slogan di una campagna pubblicitaria o il payoff di una qualche azienda e invece è l’idea trasformata in una realtà - che neanche lui poteva immaginare avesse così successo - di Salvatore Benvenuto.
Un italiano, di origine calabrese e residente in Svizzera, che una manciata di anni fa ha trovato la sua soluzione… in una discarica. “Avevo visto tanti oggetti in buone condizioni che venivano buttati via e da sempre interessato a fare qualcosa per un mondo che consuma più di quello che ormai ha, ho deciso di fare vita a questo gruppo su Facebook”.  Il “questo” a cui si riferisce è il primo gruppo nato sul social network di Zuckerberg circa 2 anni fa e che appunto ha come leit motiv il fatto di donare oggetti vari (si va dalle scarpe ai monitor dei computer così come i materassini gonfiabili, mobili e anche seggiolini per bambini) che possano essere riutilizzati da qualcun altro. Basta mettere un’immagine in bacheca, indicare la zona dove si deve andare a ritirare il regalo e il gioco è fatto.

Un “gioco” che piace così tanto che dal primo gruppo nato in Canton Ticino ne sono stati creati altri in tutte le regioni d’Italia.

Tutto questo è stato possibile “grazie all’aiuto di 30 volontari che senza nessun interesse economico, gestiscono le varie comunità”, dice Salvatore. I numeri poi parlano da soli: 170mila i membri in tutti i gruppi, di cui “10mila nuovi ogni mese in tutta Italia” e lo stesso gruppo a cui mi sono iscritta, quello della Lombardia, ne ha quasi 11mila ed è continuamente pieno di immagini con oggetti che si vuole regalare (al momento in cui scrivo, Roberta mi “tenta” con una cyclette da camera e Giacomo con un puzzle da 5mila pezzi mentre penso a quali libri o dvd potrei dare io).

Certo, gli utenti non sono tutti attivi allo stesso modo (ma non è neanche necessario), se vi capita di dare un’occhiata,  potrete intuire che dietro le richieste di avere un oggetto o la voglia di donarne  ci sono dietro storie, persone. Che si incontrano davvero e che hanno trasformato fin da subito (il gruppo è nato per quello) il virtuale in reale.

Siamo sicuri che non si tratti di oggetti di scarto di cui la gente vuole solo liberarsi?

“Chi si iscrive sa che bisogna dare oggetti funzionanti, poi ovviamente non possiamo controllarli, ma ci è capitato rarissime volte che ci hanno detto che i regali fossero davvero malandati. Io stesso ho ricevuto un asciugacapelli che non andava ma di contro anche tanti regali utili che mi hanno fatto ricco”.

In che senso? Si potrebbe pensare che invece non è  che un altro modo per tentare di superare una crisi che sembra non passare più. Della serie “siamo tutti più poveri dunque doniamo agli altri”…

“E invece no: l’idea è che non siamo tutti più poveri se finiamo con il regalare qualcosa agli altri perché non possono più permetterselo per via della crisi, ma che siamo tutti più ricchi perché condividiamo. Ormai di risorse ce ne sono poche, abbiamo consumato più di quello che avevamo e non ci resta che trovare davvero delle risposte alternative. Io questa la chiamo l’ecologia delle persone ed è diversa dal baratto”.

Anche in quel caso non c’è denaro, perché diversa?

“Quando baratti ricevi per forza qualcosa in cambio quindi quello che conta è l’oggetto. Nel caso del gruppo, si fa un dono a qualcuno che è stato scelto per qualche motivo come destinatario.  Il motivo può essere la tempestività nella risposta o altro. Noi non entriamo nel merito: è una scelta personale e come tale può capitare di imbattersi in chi non si presenta all’appuntamento o fa ritardo o dà qualcosa che non va bene. Le regole prevedono che chi si iscrive al gruppo lo faccia con un profilo vero e che la “trattativa” avvenga direttamente in bacheca e non come messaggio privato. Poi chiediamo di condividere la nostra filosofia che è appunto dice “dove l’ecologia incontra valore sociale”. Cioè si aiuta l’ambiente, lo si fa in maniera attiva ma il vero valore aggiunto sono le persone che si riesce a incontrare. È molto di più del fare le donazioni alla Caritas o a qualche ente”.

E se qualcuno non avesse voglia di prendere le cose degli altri?

“Non c’è problema, può pure solo regalare. Avrà comunque generato un entusiasmo a catena perché quando si riceve qualcosa che serve scatta nella persona che l’ha ottenuta la voglia di ricambiare facendo un regalo a qualcun altro”.

Perché “te lo regalo se vieni a prenderlo?”. Di solito il regalo si porta.


“Anche in questo vogliamo un po’ sovvertire le convenzioni: il donatore deve essere felice di dare il suo regalo senza tediarsi o impazzire e di contro chi lo riceve deve fare solo il piccolo sforzo di andare a prenderlo: ci si viene incontro anche in questo”.

E tutto questo “funziona” davvero?

“Una ragazza di 16 anni ci ha raccontato che ha regalato un cellulare a una sua coetanea che voleva proprio quel modello, ci ha detto di essere rimasta colpita vedendo la luce nei suoi occhi e la sua contentezza. Una ragazza del Lazio ci ha scritto per dirci che grazie al gruppo ha vinto la diffidenza nei confronti di chi aveva a pochi passi da casa. Il regalo di solito si fa a qualcuno che abita vicino e lei così non solo ha conosciuto persone non così lontane da dove vive, ma ci è andata a cena, ha scoperto affinità, ha fatto amicizia. Come è capitato anche a me, dal primo giorno in cui ho regalato un attaccapanni. Io ci credo nella collaborazione e nell’ecologia delle persone. E a quanto pare, visti i riscontri, sono in tanti a volere donare, collaborare, condividere”.