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Una strada per la Libia: vantaggi e svantaggi dell'amicizia Gheddafi-Berlusconi

Una strada per la Libia: vantaggi e svantaggi dell'amicizia Gheddafi-Berlusconi

L'Italia costruirà un pezzo di autostrada in Libia, come voleva Gheddafi e come sancito dall'accordo di amicizia fra l'ex leader libico e Berlusconi.

Intendiamoci. Che il nostro paese dovesse in qualche modo risarcire la Libia non è una fantasia berlusconiana. La Libia fa parte del nostro passato coloniale più nero: l'Italia ha conquistato e colonizzato parte del territorio libico fra il 1912 e il 1940. Certo, a suo tempo il nostro paese vi ha costruito ponti, strade, ferrovie e bonificato terreni semidesertici. Ma a che prezzo, per i libici?

I danni che abbiamo causato in quelle terre sono ancora oggi oggetto di diatribe: secondo le stime del governo libico, riportate da Angelo Del Boca in "Italiani brava gente", su una popolazione di circa ottocentomila abitanti ne avremmo letteralmente sterminati, fra conquista e repressione, circa centomila. Un ottavo.

Naturale che poi, nel tempo, ci sia stato più d'un problema nei rapporti fra la Libia e il nostro stato.
Rapporti che sono diventati di amicizia contrastata con Muammar Gheddafi. Un'amicizia che prima riguardava le opposizioni (Gheddafi piaceva molto a sinistra, chissà perché), poi cominciò a riguardare i governi. Il primo fu il Governo Dini che, nel 1988, si impegnò ad attività di sminamento e aiuto ai libici danneggiati dal nostro paese, in segno di risarcimento.

Quindi, arrivò l'amicizia fra Berlusconi e il ra'is, e da lì le cose non furono più le stesse. Nel 2003 Berlusconi volle provare a dare alla Libia un ospedale. Poi Gheddafi chiese un'autostrada lungo la costa libica, ma non se ne fece nulla.

Infine, ecco le due visite di Gheddafi in Italia, nel 2009, con numerose polemiche per quella tenda del ra'is che staziona in quel di Roma, per la foto dell'eroe libico antiitaliano che porta sulla sua divisa militare (Omar al-Mukhtar), per i contenuti dei suoi interventi. Nella seconda visita, al convegno Fao, tiene una "lezione di Corano" di fronte a 500 hostess. Polemiche e proteste anche lì. E' pur sempre un dittatore, prova a ricordare qualcuno.

Ma nel frattempo l'Italia ha firmato con la Libia, a Bengasi, il "trattato di Amicizia e Cooperazione". Che si può riassumere così: l'Italia versa 5 miliardi di dollari alla Libia per l'occupazione militare. In cambio, la Libia comincia ad investire nelle nostre imprese e prende misure contro l'immigrazione clandestina. L'invetimento, in effetti, è avvenuto: 4,23% di Unicredit per esempio, è stata acquisita da fondi di stato libici quando la banca era in crisi. Poi, ovviamente, ci sono i vantaggi energetici: l'ENI, dal 2007, è autorizzata a trivellare in libia per il petrolio e il gas fino al 2042 e al 2047.

Quindi è arrivata la rivolta, Gheddafi ha fatto sparare sui manifestanti. Velocemente, abbiamo rivisto le nostre posizioni, e La Russa e Frattini hanno annunciato la sospensione del trattato.

Ora, passata la bufera, e dopo l'assalto di Francia e Gran Bretagna alla mecca libica, torniamo a costruir strade in Libia.

Certo, sono stato gli inglesi e i francesi a far partire per primi l'operazione Odyssey Dawn (in teoria in difesa dei ribelli e, appunto, per accaparrarsi quote di mercato della icostruzione). Poi però anche l'Italia ha dato disponibilità delle proprie basi e quindi è intervenuta con operazioni aeree di attacchi contro obiettivi militari. Sono cose che convengono: sia l'amicizia, sia la guerra al momento giusto.

L'appalto che ci siamo accaparrati è di Salini-Impregilo, la strada è quella sognata da Gheddafi: dalla Tunisia all'Egitto, 1700 chilometri.

Il pezzo di autostrada che realizzerà Impregilo è di 400 km. I 963 milioni di euro del contratto d'appalto sono però finanziati, sempre in base a quell'accordo del 2008, direttamente dal governo italiano.

Come dire, vantaggi e svantaggi di amicizia e guerra.

Video - Cosa succede in Libia: la situazione a Bengasi