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Brindisi di fine anno in Piazza Affari

Chi ha investito sui titoli di Piazza Affari, nell’ultimo anno ha guadagnato in media il 9%. Coloro che, invece, hanno puntato su Francoforte, vantano un guadagno intorno al 25%, quattro punti in più dei coraggiosi che hanno creduto nelle capacità di recupero dei BTp. Per essere stato un anno di crisi, tra rischio crack dell’euro, Grecia a un passo dall’uscita dalla moneta unica e timori sulla solvibilità italiana, le cose sono andate tutt’altro che male. Come si spiega questo dato? E, soprattutto, cosa ci attende nel nuovo anno?

Multipli promettenti

Partendo dall’analisi dell’ultimo anno, la giustificazione prevalente tra gli addetti ai lavori è che le quotazioni erano ormai arrivate a scontare l’ipotesi default. L’intervento estivo di Mario Draghi (presidente della Bce) in difesa della moneta unica ha alzato un muro invalicabile per i ribassisti, che da quel momento si sono affrettati a ricoprire le posizioni, dando un’ulteriore spinta alla ripresa.

Così, da agosto in poi i listini europei hanno svoltato, contagiando positivamente anche il resto del mondo. Così, l’indice internazionale MSCI World ha segnato nel 2012 un rialzo del 13%, l’Europa è salita in media del 13,4%, l’S&P 500 dell’11,5%, Hong Kong e Tokyo entrambe del 23%, mentre Shanghai ha limitato il progresso all’1,5%. Stupisce vedere la Cina in coda alla classifica dei rialzi, ma la chiusura d’anno in positivo non era affatto scontata solo qualche settimana fa, considerati i pesanti ribassi accumulati quando l’economia di Pechino faceva temere una brusca frenata in arrivo.

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Un 2013 all’insegna dell’equity?

Come spesso accade, la finanza tende ad anticipare le dinamiche dell’economia reale, per cui i rialzi del 2012 vengono letti dagli analisti come un segnale di fiducia sul 2013. Lo stesso vale per la performance dei titoli di Stato italiani e spagnoli, reduci da una corsa come raramente si era visto in passato.

Passando dal consuntivo alle previsioni sui prossimi mesi, sui mercati si respira un ottimismo diffuso, come non capitava dal pre-crisi. Tuttavia c’è anche la consapevolezza che i rialzi quest’anno non potranno essere generalizzati: sul fronte dei bond gli spazi di restringimento degli spread restano ormai contenuti. Meglio, dunque, appaiono impostate le azioni, che ai multipli attuali scontano un aumento medio degli utili tra il 5 e il 6%, poca cosa rispetto al ritmo visto fino al 2007. Se migliorerà il quadro macroeconomico – dalla dinamica degli spread alla convergenza europea, fino al tasso di disoccupazione negli Stati Uniti – c’è la sensazione che l’equity possa recuperare ancora terreno.

Le stime dei gestori

Secondo Dominic Rossi, cio azionario di Fidelity Worldwide Investment, il contesto, pur non esente da fattori di incertezza, offre spazi per una rivalutazione dell’equity. “L’ottimismo viene principalmente dalle valutazioni azionarie, contenute rispetto al dato storico”, spiega l’esperto. “La presenza di investitori istituzionali è attualmente ai minimi degli ultimi 30 anni; le azioni non hanno riscosso grandi favori ultimamente e, pertanto, c'è ampio margine per un'inversione di tendenza”. Quanto ai settori, l’attenzione di Fidelity va in particolare ai titoli della sanità, dell’It e dei beni di consumo, mentre guardando a livello geografico, l'economia cinese ha tutte le carte in regola per mettere a segno un rimbalzo nel 2013. “L'inflazione è sotto controllo”, sottolinea Rossi, “e il cambio di leadership si è ormai concluso aprendo le porte a una politica più accomodante”.

Un recente incontro tra gestori, promosso da R&CA Ricercaefinanza.it, ha fornito spunti interessanti relativamente alle stime su valute e materie prime. La sensazione diffusa tra gli addetti ai lavori è che il nuovo anno sarà all’insegna di valori contenuti per il dollaro americano (sulla spinta della Fed) rispetto all’euro. Sul versante delle commodity, l’attenzione è concentrata soprattutto sui metalli preziosi, a partire dall'oro, ritenuti una buona opportunità di diversificazione e copertura del rischio, almeno nella prima parte dell'anno. Il prezzo del petrolio dovrebbe essere al rialzo, ma con elevate fasi di volatilità e senza escludere anche una correzione di breve periodo poiché il settore continua a essere dominato da fattori esogeni la cui influenza spesso si rivela imprevedibile.