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Cosa nasconde il balletto di numeri sugli esodati?

Da poche migliaia a quasi 400mila persone. Le ultime settimane hanno registrato un balletto di cifre intorno agli esodati, coloro cioè che hanno lasciato il lavoro per la pensione, ma in seguito all'innalzamento dell'età pensionabile decisa con la riforma Fornero, rischiano di trovarsi senza copertura. Una platea che, senza interventi normativi, rischia la povertà.

Il gioco delle sigle

Nei giorni scorsi il ministero del Lavoro ha indicato in 65mila il numero dei "salvaguardati", coloro cioè che otterranno una copertura della vacatio tra stipendio e pensione. Il numero, pur di gran lunga superiore alle cifre circolate nelle scorse settimane, è ben lontano dai 390.200 esodati rilevati dai vertici dell'Inps. In sostanza, quindi, solo un sesto di coloro che si trovano in questa condizione di emergenza può contare sulla copertura pubblica.

Perché, oltre a coloro che hanno cessato il proprio contratto il 31 dicembre scorso, ci sono coloro che sono usciti dal mercato per dimissioni, licenziamento o altre cause tra il 2009 e il 2011 e quanti nel frattempo hanno continuato a versare contributi volontari, in linea con quanto previsto dalla normativa precedente alla riforma Fornero.

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Quale futuro?

Molti di questi lavoratori si troveranno tra pochi mesi a fare i conti con la mancanza di qualsiasi copertura, per cui una soluzione andrà trovata rapidamente. Peccato che il tutto avvenga nel mezzo di un nuovo attacco dei mercati all'Italia, accusata di aver fatto poco per risanare i propri squilibri, a cominciare dall'enorme debito pubblico. Proprio l'indicatore che verrebbe colpito da una presa in carico statale della vicenda esodati. Ma è difficilmente ipotizzabile che gli interessati riescano a ricollocarsi (tranne eccezioni) nel mercato del lavoro. Insomma, una soluzione andrà trovata, ma al momento nessuno può immaginare quale sarà. Resta da capire perché in Italia manchi un censimento ufficiale dei lavoratori e della loro condizione occupazionale.