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Davvero le banche italiane sono infette?

Nel giro di pochi giorni, a cavallo delle vacanze pasquali, sono svanite le certezze costruite negli ultimi mesi. Il crollo delle Borse (Milano in testa) è coinciso con l'impennata dello spread tra titoli del debito italiani e tedeschi. Sullo sfondo non solo il rallentamento dell'economia in Cina e Usa, ma anche i nuovi timori sul mondo della finanza. Proviamo a capire cosa sta succedendo e come eventualmente riequilibrare il portafoglio in vista della bella stagione (in senso climatico).

Mercati ad alta tensione

A marzo negli Stati Uniti sono stati creati 120mila nuovi posti di lavoro contro i 203mila previsti. A febbraio la bilancia commerciale della Germania ha registrato un attivo di 13,6 miliardi di euro, in calo rispetto al mese precedente. Sono state queste due notizie, comunicate durante il ponte pasquale, a deprimere i mercati alla riapertura, accentuando un andamento negativo già emerso tra fine marzo e inizio aprile.

Bancari, il perché dei crolli

Tutti i listini finanziari sono scesi, con Piazza Affari che si è distinta in negativo, trascinata soprattutto dal crollo dei bancari. Il timore diffuso tra gli operatori è che l'Europa torni a scricchiolare a causa dei rinnovati timori per la Grecia, ai quali si aggiungono le tensioni mai sopite su Spagna, Portogallo e Italia. In questo contesto, a essere preso di mira è soprattutto il Paese più grande dei tre (e, quindi, con titoli più liquidi), cioè il nostro.

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Del resto, presentiamo una situazione critica non solo per il contesto generale. Secondo quanto rilevato dal data provider Dealogic, da gennaio a marzo l'emissione di corporate bond è balzata del 38% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre nello stesso periodo i prestiti bancari sono crollati del 45%. Questo significa che le imprese (quelle di grandi dimensioni perché le piccole non hanno spalle abbastanza robuste) preferiscono cercare capitali sul mercato piuttosto che in banca perché evidentemente gli istituti di credito applicano condizioni più gravose. Se le banche perdono introiti su questo fronte, non li recuperano certo dai risparmiatori: a febbraio, rivela Bankitalia, i prestiti alle famiglie sono calati del 2,7% su base annua. Intanto, continua a crescere l'incidenza delle sofferenze sull'esposizione lorda delle banche italiane (ha raggiunto il 56%), a evidenziare una difficoltà crescente di incasso.

Un destino segnato…

Né i nostri istituti di credito ricevono sostegno dagli analisti internazionali. In un recente report del magazine Global Finance sulle 50 banche più sicure a livello internazionale non ci sono tracce di aziende italiane. A guidare la graduatoria è la tedesca Kfw, con la top ten dominata da istituti di credito dei Paesi Bassi e del Lussemburgo. Scorrendo la graduatoria si incontrano banche di Singapore, Spagna, Cile e persino Qatar, ma nessuna traccia tricolore. Esclusioni giustificate o frutto di un preconcetto, considerato per altro che le banche italiane — tranne qualche rara eccezione con i Tremonti Bond — non hanno fatto ricorso a finanziamenti statali durante la fase più dura della crisi.

..o crisi passeggera?

Peraltro, va ricordato che i listini azionari e obbligazionari negli ultimi mesi hanno corso parecchio e gli incidenti di percorso (vedi ripiegamenti temporanei) sono salutari in un percorso di crescita sostenibile. Anche le notizie che arrivano dal fronte internazionale non sono del tutto negative. Se l'occupazione americana cresce meno del previsto, è pur vero che la Federal Reserve resta vigile su questo fronte e si rafforzano le voci di un nuovo quantitative easing in arrivo, vale a dire l'immissione di nuova liquidità nel sistema. Per altro, una recentissima analisi del Wall Street Journal sui bilancio 2011 delle aziende appartenenti all'indice S&P 500, mette in luce conti al top negli ultimi quattro anni. Con l'auspicio che altre notizie in questa direzione possano arrivare nelle prossime settimane.