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Disoccupazione Italia 2012 giovani

Il 9,8% di disoccupazione a marzo, con un trend che continua a crescere di mese in mese. I dati diffusi dall'Istat all'indomani della festa del 1° maggio hanno scatenato una serie di reazioni in ambito sociale e politica. Ad analizzarli in profondità, la situazione reale è anche peggiore di quanto dicano le informazioni ufficiali. Proviamo a capire perché.

Progressione preoccupante
A voltare lo sguardo indietro di dodici mesi si scopre che il tasso di disoccupazione è cresciuto dell'1,7%, visto che a marzo del 2011 si attestava a quota 8,1%. Oggi si è arrivati a sfiorare quota un disoccupato ogni dieci, ma il dato considera tutti coloro che un lavoro lo stanno quanto meno cercando. Quindi trascura, ad esempio, i 2milioni e mezzo di giovani che non studiano, né lavorano. Non solo: l'Istat non calcola tra i disoccupati coloro che sono in cassa integrazione, un istituto quasi del tutto sconosciuto negli altri Paesi europei. Ma includere i cassintegrati tra gli occupati solo perché godono di una piccola copertura retributiva non è del tutto corretto, considerato che 700-800 euro non bastano certo per tirare avanti oggi..

Quando terminerà il trend al rialzo?
E' difficile rispondere alla domanda, considerato che tutte le stime sulla ripresa avanzate negli ultimi due anni sono state puntualmente smentite. Di certo c'è che le dinamiche occupazionali si muovono con ritardo rispetto al ciclo economico: quando arriva la recessione, le aziende tendono a mantenere inalterata la propria forza lavoro per qualche mese, con la speranza che la fase negativa passi. Allo stesso modo, la ripresa occupazionale si muove in ritardo rispetto a quella del Pil, attesa per il prossimo anno.

Allarme giovani
A rendere particolarmente preoccupante la situazione italiana è la situazione della disoccupazione giovanile (tra i 15 e i 24 anni), che a marzo è volata al 35,9%, in aumento del 2% rispetto a febbraio. E' il tasso più alto dal gennaio 2004 (inizio delle serie storiche mensili), ma guardando le serie trimestrali è il più alto dal quarto trimestre 1992. Il rapporto tra la disoccupazione giovanile e quella degli adulti in Italia è di 4, contro il 2,4 dell'area Euro, l'1,4 della Germania e il 2,3 della Francia. Solo in Spagna e Grecia stanno peggio di noi. Se si considera che la proporzione è simile tra il Nord e il Mezzogiorno, si deduce che il mercato del lavoro in Italia è molto più chiuso ai giovani che in altri Paesi europei a causa di regole e istituzioni nazionali, oltre che di un limite culturale delle imprese ad accogliere la carica innovativa dei giovani. Due temi — il complesso normativo e la cultura — non certo facili da modificare dalla mattina alla sera.