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Dividendi, ma non solo. A Piazza Affari è finito l’ottimismo

La nuova settimana è iniziata con il segno negativo, rafforzando così i timori di quanti già da inizio maggio avevano cominciato a parlare di “fine vicina per il Toro”. Non che c’entri il motto “sell in may and go away” (“vendi in maggio e resta lontano dalla Borsa”), che ha il suo fondamento nel calo della liquidità nei mesi estivi, che in genere porta con sé più volatilità. In questo caso pesa maggiormente la constatazione che le quotazioni dei listini non sono più a sconto rispetto alla media storica e che le trimestrali pubblicate nei giorni scorsi non presentano ragioni per giustificare nuovi rialzi.

Il peso dei dividendi

Per quanto riguarda il caso specifico di Piazza Affari, va detto comunque che la performance odierna risente dello stacco dei dividendi, che interessa molte società quotate a Milano e incide sull’indice per l’1,5% circa.

In realtà anche quasi tutti gli altri listini dell’Eurozona risultano in calo e lo spread tra BTp e Bund decennali è tornato sopra i 180 punti, 40 in più nell’arco di una settimana.

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Fuga degli esteri

Interrogando gli addetti ai lavori, si ricava la sensazione che sia partita l’onda di ritorno da parte degli investitori stranieri. Grandi fondi e istituzioni finanziarie che negli ultimi mesi avevano inondato Piazza Affari e i titoli del debito pubblico italiano di liquidità, sostenendone le quotazioni, e che ora iniziano a ridurre l’esposizione considerati i livelli raggiunti dalle quotazioni e la difficoltà di immaginare ulteriori, forti rialzi a fronte di un’economia reale stagnante. Se questa sensazione fosse confermata, per l’Italia si aprirebbe una stagione molto difficile.

Ma anche gli altri listini del Vecchio Continente non hanno molti motivi per essere allegri. Secondo un report odierno della Bundesbank, l’economia tedesca crescerà a un ritmo più lento nei prossimi mesi. Un inverno insolitamente mite ha supportato il settore delle costruzioni, che nel primo trimestre ha sostenuto la crescita del Pil (+0,8%), ma ora questo effetto sta calando. E all’orizzonte crescono le preoccupazioni per la debolezza della domanda estera, sia interna all’Eurozona (in primis la richiesta di prodotti dalla Francia e dall’Italia), che esterna (dalla Cina, alle prese con un rallentamento della crescita). Questo peserà sull’andamento dell’economia nella locomotiva europea.

L’incognita elettorale

L’avvicinarsi delle elezioni europee di domenica, inoltre, accresce la preoccupazione sull’esito delle urne. L’affermazione di Syriza al primo turno delle Comunali di Atene non è un buon viatico in tal senso, considerato che il partito di sinistra guidato da Alex Tsipras è molto critico verso l’austerità europea. I sondaggi danno su livelli elevati anche altri leader euroscettici come Le Pen in Francia e Grillo in Italia. Il timore dei mercati è che una loro affermazione possa mandare a monte il progetto di integrazione europea. Quindi, ancora per qualche seduta c’è da attendersi una volatilità elevata.