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E’ la liquidità a guidare i mercati

La delusione per la trimestrale di Apple (prima società al mondo per capitalizzazione) non ha frenato la corsa dei listini, che hanno archiviato la scorsa settimana con ulteriori progressi. Bene New York, con l’S&P 500 in progresso dell’1,2%, così come l’Europa, con lo Stoxx che ha guadagnato lo 0,9%. Non è stata da Milano, in progresso dell’1% nonostante lo scandalo Mps, che ha gettato nuovo discredito sul settore dei titoli finanziari, che sono dominanti nel listino italiano. Come è possibile, si chiedono in tanti, questa corsa ininterrotta dei listini a fronte di utili societari in frenata?

Peggiorano gli indicatori macro

Né il quadro è migliore sul fronte macroeconomico, con il Pil degli Stati Uniti che quest’anno non dovrebbe crescere più del 2,5% e quello europeo addirittura sotto la parità nel primo semestre. Ulteriori indicazioni sullo stato delle principali economie occidentali arriveranno nei prossimi giorni: oggi sono attesi i conti di un gigante come Caterpillar, mentre domani arriverà un aggiornamento sulla fiducia dei consumatori in Germania, Francia e Stati Uniti. Mentre mercoledì sarà il giorno in cui si conosceranno le prospettive economiche secondo gli imprenditori italiani.

Le attese relative a questi indicatori sono per risultati piuttosto deboli, il che conferma la divaricazione in atto tra mondo della finanza e dell’economia reale.

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Il mantra della liquidità

Tanto che la chiave di lettura in voga fino a qualche settimana fa, secondo cui i listini anticipano i cicli economici, non sembra reggere più. Oggi a prevalere è la consapevolezza che l’equity segue un solo mantra, quello della liquidità. Calati i timori di un’implosione dell’euro, gli investitori istituzionali hanno scoperto di avere in mano somme ingenti di denaro da investire. In un primo momento gli investimenti sono finiti nelle emissioni obbligazionarie di Spagna, Portogallo e Italia, provocando una rapida discesa dei rendimenti. Oggi, evidentemente, non vedono più grandi opportunità di guadagno su questi fronti e stanno dirottando gli investimenti nell’equity.

Una mossa pericolosa secondo alcuni analisti, che rischia di portare alla creazione di nuove bolle finanziarie, ma la logica di breve (o brevissimo) periodo con cui si muovono ormai molti grandi operatori non permette di guardare alle conseguenze sistemiche delle scelte.

Prevale la diversificazione

In uno scenario in cui continua a dominare l’ottimismo, non pochi operatori ritengono comunque che i rialzi generalizzati presto lasceranno spazio a una maggiore divaricazione delle performance relative alle singole asset class e all’interno delle stesse. Per Fabio Innocenzi, ad di Ubs Italia, il rischio continuerà a premiare anche nei prossimi mesi, ma occorrerà selezionare attentamente sia nel campo dell’equity, che delle obbligazioni high yeld.

Dello stesso avviso è Edoardo Chiozzi Millelire, Responsabile per l’Italia Convictions Am, secondo il quale le azioni europee hanno ancora spazi di recupero, man mano che continuano a calare le tensioni nell’Eurozona. Quanto al medio termine, la preferenza va alle azioni del comparto energetico, grazie all’attesa di prezzi stabili per le materie prime del settore, e all’immobiliare tedesco.