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Fine del Toro per le Borse?

Dopo il 4% lasciato sul terreno la scorsa settimana, anche la seduta odierna di Piazza Affari ha confermato il trend in calo. Una situazione comune alla maggior parte delle piazze occidentali che ha spinto diversi analisti a parlare di “fine della fase toro” per l’equity, anche se a ben guardare la situazione dei listini è molto diversificata.

Il vento lungo del Nasdaq

Il pessimismo è diffuso soprattutto tra i titoli tecnologici (come eBay e Facebook) e delle biotecnologie (tra cui Biogen e Amgen), che hanno il loro listino di riferimento nel Nasdaq. Da lì è partita l’ondata di vendite, che presto ha interessato anche le società dei medesimi settori quotate sulle piazze europee, senza risparmiare altri comparti. A ben guardare, la pioggia di vendite che ha colpito il listino tecnologico di Wall Street non è del tutto irrazionale, considerato che lo stesso viaggia su multipli di 33 volte rispetto agli utili attesi nell’anno in corso. Un dato sostanzialmente doppio rispetto alle 17 volte che caratterizzano l’S&P 500 delle principali società americane.

Anche se, almeno in parte, il differenziale può trovare giustificazione nel fatto che le società It e biotech hanno generalmente tassi di crescita più elevati rispetto alla media del mercato, attirando così un maggior numero di investitori. E poi c’è la considerazione che finora il mercato aveva accettato multipli più elevati senza batter ciglio, salvo scoprire di colpo che quel differenziale era eccessivo.

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Corsi e ricorsi…

Uno dei detti più gettonati a Wall Street è “Sell in May and go away”, che nasce dalla considerazione secondo cui l’arrivo della bella stagione statisticamente coincide con un andamento incerto dell’equity. Il mese di maggio si sta avvicinando e molti broker preferiscono ridurre l’esposizione sui mercati già da ora, in modo da passare le vacanze pasquali in tranquillità, complice il fatto che hanno la possibilità di monetizzare i consistenti guadagni accumulati grazie a quattro anni di rialzi consecutivi, che hanno portato Wall Street ad aggiornare a più riprese i massimi storici. Una situazione simile, pur con proporzioni ben più contenute, si registra alla Borsa di Francofrte, il faro per tutti i mercati finanziari del Vecchio Continente. Lo stesso, tuttavia, non si può dire di Piazza Affari, che è in una fase toro da due anni, ma è ancora molto lontana dai massimi del 2007. In particolare, i finanziari valgono la metà rispetto a sei anni fa.

La carta della diversificazione

Con la Fed che continua a ridurre gli stimoli monetari e la consapevolezza che l’era dei tassi zero finirà tra qualche trimestre, molti grandi operatori hanno cominciato a dirottare le proprie risorse verso i listini e i comparti più penalizzati negli ultimi mesi. Questo spiega, ad esempio, il recupero della lira turca, del real brasiliano e di molti dei listini emergenti, dopo quasi un anno di cali ininterrotti. Perché, nonostante tutto, la liquidità in circolazione sui mercati resta abbondante.

Cosa fare a questo punto? Ai piccoli risparmiatori non resta che monitorare costantemente i mercati per essere pronti a riequilibrare il portafoglio in caso di necessità, ricordando che la diversificazione e la capacità di investire periodicamente sono le due armi principali per ridurre i rischi.