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Investimenti: per i lettori un 2012 in chiaroscuro. Gli errori da non ripetere

Piazza Affari in rialzo del 9%, quasi tutti gli altri listini azionari del Vecchio Continente in progresso di due cifre percentuali, titoli di Stato italiani e spagnoli al galoppo, oro e argento in progresso rispettivamente dell’8 e del 9%. Se l’anno da poco concluso è stato positivo per le principali asset class, lo stesso non si può dire per molti lettori di Yahoo Finance, che hanno registrato in molti casi performance deludenti. Proviamo a capire le possibili cause e i rimedi per fare meglio nel nuovo anno.

Il sondaggio

Secondo un sondaggio condotto su queste pagine, ben il 33% dei rispondenti (5.482 persone in totale) ha registrato performance negative in Borsa e un altro 16% ha chiuso all’incirca sui livelli del 2011. Fatta la somma, si scopre che poco meno della metà (il 46% a voler essere precisi) non ha partecipato ai rialzi dei mercati.

Un altro 46%, invece, ha messo a segno rialzi, con equa rappresentanza (23% a testa) tra chi si è collocato tra il 5 e il 10% e quanti sono andati oltre questa soglia. Per arrivare a 100 mancano 8 punti, rappresentativi della percentuale di coloro che non hanno fatto trading nel 2012.

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Dati sotto la lente

Questi ultimi, in fin dei conti, sono stati i più penalizzati, a meno che non abbiano scelto investimenti diversi e più remunerativi. Considerato che l’inflazione lo scorso anno è cresciuta mediamente del 3% (con il carrello della spesa in progresso del 4,2%), tenere i propri risparmi fermi sul conto corrente ha significato perdere soldi in termini reali.

La ragione di chi ci ha rimesso o è andato in pari può essere trovata nella scelta infelice del timing: fino all’autunno, la performance da inizio anno di Piazza Affari è risultata in negativo, per cui chi ha venduto è stato penalizzato. Il rosso è stato più pesante per quanti sono usciti tra la primavera e l’estate, quando il rischio di un crack dell’euro aveva spinto gli investitori a una fuga dall’Italia.

Gli insegnamenti del guru

Per non ripetere gli errori del passato possono tornare utili le regole di investimento espresse a più riprese da Warrenn Buffett, il trader più noto al mondo. L’Oracolo di Omaha, come è stato definito in riferimento alla sua città natale e all’attenzione che viene riservata a ogni suo discorso, segue la regola del “value investing”: in sostanza studia in maniera approfondita i bilanci delle aziende e acquista quelle che ritiene “a sconto” rispetto al potenziale, per poi mantenerle in portafoglio per anni. Niente fretta, dunque, né cedimento alle mode del momento (è proverbiale la sua diffidenza mostrata ai tempi del boom della New economy”, che tanti danni ha prodotto a chi vi ha investito), ma tanta disciplina. Buffett predilige aziende leader (o candidate a diventarlo), poco indebitate e con un elevato return of equity, indicatore dato dal reddito netto diviso patrimonio netto.

Diversificazione e propensione al rischio

Chi non ha le competenze del guru può comunque ridurre i rischi puntando su due principi-cardine: l’analisi della propria propensione al rischio e la diversificazione nelle scelte di investimento. Sul primo fronte, si tratta di uno step preliminare all’investimento: non ha senso puntare su asset rischiosi se non si è disposti ad accettare flessioni consistenti. La paura di un ulteriore calo può spingere in questi casi a liquidare in tutta fretta le posizioni, incassando una minusvalenza consistente. A maggior ragione se si ha un orizzonte di investimento ridotto.

Per ovviare a questi inconvenienti la principale carta da giocare è la diversificazione, ad esempio destinando ad asset poco rischiosi (per quanto dai rendimenti attesi contenuti) la maggior parte dei propri investimenti o comunque quelli di cui si potrebbe avere di colpo necessità (ad esempio per acquistare l’automobile o ristrutturare la casa) e limitando l’esposizione al rischio (come azioni, obbligazioni ad alto rendimento e commodity) a una quota limitata dei propri risparmi.