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L’Europa riporta l’ottimismo sui mercati

L'ottimismo ritorna a far breccia sui mercati finanziari e il merito (per una volta) è dell'Europa, che mostra segni di ritrovata unità a livello istituzionale. Anche se molti nodi restano da sciogliere nel campo occidentale, la sensazione diffusa è che le ultime due settimane dell'anno possano riservare soddisfazioni ai risparmiatori.

L'Italia fa ballare i listini

Eppure la settimana non si era aperta nel migliore dei modi. Le annunciate dimissioni del premier Mario Monti avevano creato sconcerto e preoccupazioni sui listini nella giornata di lunedì, con Piazza Affari in calo di oltre il 2% e lo spread BTp-Bund a dieci anni in crescita di 30 punti (a cascata, l'allargamento dei differenziali aveva colpito anche gli altri Paesi periferici dell'Ue).

Il sentiment è cambiato a partire da martedì, sia per le rassicurazioni sul rispetto degli impegni europei giunti dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sia per l'appoggio della maggior parte dei leader Ue al premier uscente. Così il Ftse Mib ha messo a segno quattro sedute consecutive al rialzo, chiudendo il bilancio settimanale a +1,3%.

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Draghi torna protagonista

A rasserenare gli investitori è stato anche il nuovo successo conseguito da Mario Draghi. Il numero della Bce, oltre alla soddisfazione personale di essere definito "Uomo dell'anno" dal Financial Times, ha portato a casa la realizzazione di un'Unione economica e monetaria stabile, con la creazione della Vigilanza unica bancaria, che sottopone al controllo di Francoforte tutti gli istituzioni di credito con asset superiori a 30miliardi di euro o che rappresentano oltre il 20% del Pil nazionale. Le banche più piccole resteranno sottoposte alla vigilanza delle autorità nazionali, ma la Bce potrà esercitare le funzioni di supervisione in qualsiasi momento se lo riterrà necessario.

Incertezza Usa, torna a correre la Cina

Negli ultimi giorni si sono invece allontanate le posizioni tra Barack Obama e il Congresso Usa in merito alle misure da intraprendere per evitare il rischio "fiscal cliff", il precipizio fiscale che getterebbe la Federazione in recessione dal 1° gennaio prossimo, quando scadranno agevolazioni fiscali e tagli alle tasse risalenti all'amministrazione Bush. In ogni caso, i listini americani hanno chiuso la settimana poco mossi rassicurati dalla Fed, che manterrà i tassi bassi fino a che il tasso di disoccupazione non si sarà sensibilmente ridotto.

Intanto torna a rischiararsi l'orizzonte cinese, con i dati positivi provenienti dall'industria del Dragone, in forte ripresa negli ultimi mesi, tanto da far immaginare un Pil 2012 in crescita dell'8,4%. Un dato superiore di circa un punto percentuale alle stime prevalenti fino a poche settimane fa che indica la capacità delle autorità di Pechino nel pilotare il Paese in un soft landing, accompagnato dalla transizione da un'economia incentrata sull'export a un peso maggiore dei consumi interni.

Le attese per la nuova settimana

La nuova settimana è chiamata a sciogliere alcuni nodi che si trascinano da tempo, in primis il rilancio dell'economia americana. Lunedì saranno comunicati i dati sull'industria manifatturiera di New York e si avrà un quadro più chiaro della situazione. Quindi toccherà alla Germania sull'indice di fiducia degli imprenditori, mentre in Italia si attendono chiarimenti sulla crisi politica in atto.