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L’ottimismo dei mercati e la debolezza dell’economia reale

La scorsa settimana ha segnato un passaggio cruciale nel cammino degli ultimi sei mesi. Per la prima volta in questo periodo, infatti, hanno assunto vigore le voci di quanti avvertono sui rischi che possono derivare dall’ottimismo incondizionato sui mercati. Anche perché i segnali che arrivano dall’economia reale (l’Europa avviata verso la recessione in questo primo trimestre dell’anno e l’Italia con il Pil in calo dell’1% nell’intero 2013) non sono certo incoraggianti.

Il nodo della liquidità

A preoccupare i “pessimisti” è proprio questa mancanza di fondamenta: certo, la finanza tende ad anticipare di sei-nove mesi le dinamiche dell’economia reale, e tanti concordano sulla ripresa in arrivo per fine anno, ma dopo sei mesi di corsa ininterrotta i multipli dei titoli azionari non possono più definirsi a buon mercato. Al tempo stesso, anche i rendimenti dei titoli di Stato italiani e spagnoli non paiono più avere grandissimi spazi per ridurre ulteriormente il gap con quelli tedeschi.

Eppure il trend di crescita non sembra volersi fermare, spinto con molta probabilità dalla liquidità messa in circolo nell’ultimo anno e mezzo dalle banche centrali: scampato il rischio di crack per l’euro, e constatata la ripresa di vigore per la crescita cinese, chi si ritrova con denaro a buon mercato in tasca, non vuole stare a guardare.

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A favore di questa lettura gioca il fatto che la maggior parte degli scambi è ormai in mano ai computer dell’high frequency trading, che si muovono con una logica di breve o brevissimo termine, per cui investono oggi pronti a disinvestire immediatamente qualora cambiasse lo scenario.

Settimana decisiva al via

Quella che si apre oggi è annunciata come una settimana decisiva per capire come stanno davvero i fondamentali delle principali economie mondiali. Se oggi i mercati americani restano chiusi, per cui l’Europa potrebbe navigare a vista, domani sarà un giorno cruciale. Nel pomeriggio arriveranno i dati sulle vendite di case negli Stati Uniti e si capirà se la ripresa dell’immobiliare Oltreoceano ha forza sufficiente per proseguire, mentre il governatore della Bce, Mario Draghi, parlerà alla Confindustria tedesca (l’organizzazione più europeista della Federazione), dal cui sentiment derivano molte scelte di investimento nel Vecchio Continente.

Mercoledì gli occhi saranno puntati su Apple, che annuncerà i dati trimestrali: l’azienda della mela nelle ultime settimane ha perso un po’ di smalto sulla spinta della crescente concorrenza portata dagli altri big dell’hi-tech e dall’appuntamento si capirà come stanno evolvendo i conti.