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Lo stato di salute dei Brics

Sono stati il fenomeno finanziario degli ultimi anni, capaci di crescere a dispetto del rallentamento generalizzato dell'Occidente, seppure con un ritmo rallentato negli ultimi mesi proprio a causa del calo della domanda proveniente da Stati Uniti ed Europa. Lo stato di salute dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) è un indicatore importante per capire dove potranno andare i mercati nel 2013.

Brasile

Del quintetto è la democrazia più matura. Un gigante da 190 milioni di abitanti, che negli ultimi anni è cresciuto soprattutto sulla spinta degli investimenti infrastrutturali. Un trend destinato a proseguire, considerato che il Paese tra un anno e mezzo ospiterà i Mondiali di calcio e nel 2016 le Olimpiadi. Quest'anno il Pil del Brasile supererà quello britannico, raggiungendo il sesto posto a livello mondiale, anche il suo progresso rispetto al 2011 sarà limitato al 3,9%. Meno del passato, a causa della crisi che ha colpito l'agricoltura nel primo semestre, ma un dato comunque importante nel contesto economico attuale. Di positivo va segnalato il calo dell'inflazione negli ultimi mesi, che dovrebbe portare la media dell'anno intorno al 6% (la media storica decennale è al 6,9%), un livello tutto sommato accettabile in un mercato emergente. Per il prossimo anno gli analisti sono divisi: la stima prevalente vede un progresso dell'economia al ritmo 4%, ma a patto che il Paese riesca a recuperare attrattività verso gli investitori stranieri, persa nell'ultimo lustro a causa delle politiche protezionistiche.

Russia

Sempre sospesa tra Occidente e Oriente, la Russia si avvia a chiudere il 2012 con un Pil in progresso del 3,6% (con l'inflazione al 5%, la metà della media decennale), frenata dal calo della domanda di gas da parte di Germania, Francia e Italia. Un ritmo di crescita che dovrebbe essere confermato nel 2013. L'ingresso della Federazione nel Wto sta provocando qualche sussulto al tessuto economico interno, chiamato ad accettare una maggiore concorrenza internazionale, ma secondo gli analisti nel medio termine questa operazione non potrà che portare benefici. Alla luce degli scossoni registrati dalla Borsa di Mosca negli ultimi mesi, i gestori di East Capital vedono proprio la Russia come uno dei listini azionari più promettenti del prossimo anno.

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India

Ben più sostenuto è il passo dell'India, che chiuderà il 2012 con il Pil in progresso del 5,3-5,5%, pronto a un'accelerazione fino al 6% il prossimo anno. Un processo che sarà accompagnato dalla possibilità di trattare il contratto rupia/dollaro anche sui mercati internazionali, segno di apertura del Subcontinente allo scacchiere internazionale.

Tra i Brics, l'India è il Paese con il maggior potenziale di crescita per l'appeal che può suscitare presso gli investitori internazionali (posizione geografica strategica e presenza di un ordinamento democratico, per quanto fragile), ma Coface mette in luce i freni a un ulteriore sviluppo: su tutti le

carenze infrastrutturali, sommate alle inefficienze di politiche energetiche e finanziarie. Così, dopo aver moltiplicato per sei il proprio valore negli ultimi dieci anni oggi la Borsa di Bombay divide gli analisti, con la maggior parte di loro prudenti in vista del 2013.

Cina

Il Paese più popoloso del mondo, nonché seconda economia del Globo, sta riuscendo nel compito più difficile degli ultimi lustri: sgonfiare le bolle che si erano creati in alcuni settori dell'economia (l'immobiliare su tutti), ma senza collassare. Quest'anno il Pil crescerà intorno al 7,5%, per passare al +8% nel 2013. A fine settembre l'indice della Borsa di Shanghai ha toccato i minimi da tre anni (tornando ai livelli di dodici anni fa, a prezzi costanti), ma poi ha intrapreso una risalita a due cifre quando è emerso chiaramente che non vi sarebbe stato il temuto hard landing. Merito della strategia adottata dal Governo di Pechino, che sta transitando il Paese da un approccio export oriented a una maggiore incidenza dei consumi interni. Così Shanghai è considerata dalle case di gestione tra le piazze più promettenti del 2013.

Sudafrica

Lo stesso entusiasmo non si registra in merito al Sudafrica, destinata a crescere meno del 3%, a fronte di un'inflazione più che doppia. Inoltre, la Borsa di Johannesburg a fine estate ha toccato i massimi da tre anni, ma nelle ultime settimane sono emersi diversi dubbi sulla tenuta della crescita. Addirittura i gestori di M&G hanno ipotizzato il declassamento del debito a "junk" ("spazzatura") a causa di una disoccupazione che non accenna a diminuire, combinata alla forte disuguaglianza di reddito e alla corruzione dilagante nel Paese.

In linea di massima il debito appare sostenibile, considerato che vale intorno al 43% rispetto al Pil, ma il dato non riflette le crescenti passività di amministrazioni locali, che metterebbero a rischio la tenuta dei conti nel medio periodo.