Annuncio pubblicitario
Italia markets close in 7 hours 30 minutes
  • FTSE MIB

    34.762,00
    +2,31 (+0,01%)
     
  • Dow Jones

    39.760,08
    +477,75 (+1,22%)
     
  • Nasdaq

    16.399,52
    +83,82 (+0,51%)
     
  • Nikkei 225

    40.168,07
    -594,66 (-1,46%)
     
  • Petrolio

    81,73
    +0,38 (+0,47%)
     
  • Bitcoin EUR

    65.417,79
    +989,13 (+1,54%)
     
  • CMC Crypto 200

    885,54
    0,00 (0,00%)
     
  • Oro

    2.216,30
    +3,60 (+0,16%)
     
  • EUR/USD

    1,0794
    -0,0035 (-0,32%)
     
  • S&P 500

    5.248,49
    +44,91 (+0,86%)
     
  • HANG SENG

    16.541,42
    +148,58 (+0,91%)
     
  • Euro Stoxx 50

    5.095,26
    +13,52 (+0,27%)
     
  • EUR/GBP

    0,8559
    -0,0008 (-0,09%)
     
  • EUR/CHF

    0,9777
    -0,0007 (-0,08%)
     
  • EUR/CAD

    1,4680
    -0,0007 (-0,05%)
     

Mercati: torna il rischio politico sull’Italia

Una settimana senza particolari acuti quella vissuta da Piazza Affari, con la vera novità arrivata nel week-end (quindi a mercati chiusi), quando il premier Mario Monti ha fatto sapere al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che lascerà l'incarico dopo l'approvazione della Legge di stabilità. Una mossa che riporta l'attenzione generale dei mercati sul "rischio Italia", vale a dire sulla capacità dell'Italia di onorare gli impegni presi a livello internazionale.

Spread in altalena

La settimana si era aperta nel migliore dei modi, con l'avvio del riacquisto di titoli greci da parte del Governo ellenico: una mossa finalizzata a ridurre di 20 miliardi di euro il debito pubblico. Quanto è bastato per riportare la fiducia sui mercati, con lo spread tra BTp e Bund decennale sotto la soglia psicologica dei 300 punti.

Dopo questo passo in avanti verso la soluzione dei problemi europei è arrivato un passo indietro con la fumata nera all'Ecofin sul piano per creare una vigilanza unica a livello comunitario, con il differenziale che ha ripreso a crescere, portandosi fino a 330 punti circa. Una situazione aggravata anche dalle tensioni politiche in Italia, con il Pdl che ha fatto sapere di non avere più fiducia nel premier Monti. Mentre dalla Germania arrivavano notizie di un rallentamento della produzione industriale, con il Pil destinato a crescere di un modesto 0,7% nel 2013.

ANNUNCIO PUBBLICITARIO

Il finale della settimana borsistica si è sviluppato con una netta divaricazione tra l'andamento in crescita per quasi tutti i listini del Vecchio Continente (+1,1% per lo Stoxx 600 rispetto al venerdì precedente) e il clima di rinnovato pessimismo a Milano, che ha fatto segnare un calo dello 0,7%, completamente imputabile al calo di venerdì (-0,83%). Il tutto mentre dai mercati emergenti sono arrivati segnali di ritorno alla crescita su livelli sostenuti (Shangai ha fatto segnare un progresso del 4,1%).

Se l'Italia torna a fare paura

La settimana che sta per aprirsi sarà con ogni probabilità decisiva per capire se Piazza Affari potrà chiudere con il segno positivo il 2012 (al momento viaggia in rialzo del 5%). Le prospettive sono fosche perché c'è la netta sensazione che la crisi politica italiana tenderà ad allontanare gli investitori internazionali, secondo un ragionamento già visto nel recente passato: quando i mercati non vedono chiaro preferiscono ritirare i soldi dal tavolo. Una situazione che rischia di prolungarsi almeno per altri due mesi e mezzo, cioè fino allo svolgimento delle elezioni, e sempre a patto che dalle urne emerga una maggioranza chiara.

I multipli premiano Milano

Se si guarda al medio periodo, comunque, Piazza Affari continua a essere "appealing" per gli investitori internazionali. Basti pensare che le quotazioni al netto dell'inflazione sono sugli stessi livelli del 1943, quando in Italia non c'era la democrazia e l'economia era molto meno sviluppata di oggi.

Il rapporto tra prezzi e utili attesi (più è basso, maggiori sono in teoria le possibilità di crescita) dei titoli quotati a Milano è a quota 7,1 contro una media di 23 dal 1980 in avanti. Anche il confronto con le altre grandi piazze continentali premia l'Italia: la media europea è a 12,4 e la Germania è addirittura a 15,3. Alla luce di questi numeri, per Morgan Stanley la Penisola è tra le principali candidate alla ripresa nel 2013 e dello stesso avviso è un guru tradizionalmente negativo verso l'Occidente come Marc Faber, che nelle scorse settimane ha cominciato a fare incetta di titoli italiani, con la previsione di un rialzo importante nel medio periodo, dai tre ai cinque anni.

Le ricadute sull'economia reale

Già, ma cosa succederà a breve? Come reagiranno i mercati all'incertezza politica? Questo più di ogni altra cosa preoccupa non solo i piccoli risparmiatori, che magari hanno investito su titoli di Stato prossimi alla scadenza, ma anche chi ha davvero a cuore le sorti del Paese. Un'eventuale, nuova impennata degli spread vorrebbe dire costi maggiori di finanziamento per le imprese, con il rischio di nuovi licenziamenti. Una spirale dalla quale sarebbe davvero difficile uscire.