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Risparmi, nuove tasse in arrivo

Non ci sarà una patrimoniale, ma il Governo sta considerando una possibile imposta sui BoT. Può essere sintetizzato così il concetto espresso ieri dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio. Una dichiarazione che voleva apparire rassicurante, ma che nei fatti ha creato nuove preoccupazioni tra i risparmiatori italiani.

Tassazione in crescita

Infatti il settore ha già contributo in maniera importante al risanamento dei conti pubblici. In un primo tempo è stata rivista l’imposta sul capital gain (cioè guadagni finanziari), portandola al 20%, con l’eccezione del 12,5% previsto per i rendimenti positivi sui titoli di Stato. Quindi è stato introdotto il bollo sul dossier titoli: si è partiti nel 2012 con un prelievo dello 0,1%, per poi passare allo 0,15% nel 2013 e allo 0,2% nell’anno in corso. In sostanza, su 50mila euro di risparmi, occorre pagare ogni anno allo Stato 100 euro, su 100mila ben 200 euro. Non è identificata dal punto di vista legislativo come patrimoniale, ma la ratio di questa norma è indiscutibile.

Dallo scorso anno c’è poi la Tobin Tax che colpisce tanto l’operatività in derivati, quanto quella in azioni, con aliquote diversificate.

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Rialzi in vista per i titoli di Stato

La dichiarazione fatta ieri da Delrio parte dall’assunto che oggi il costo del lavoro è tassato per circa il 40%, mentre le rendite finanziarie molto meno (come si è visto le aliquote sono al massimo al 20%). Il braccio destro di Renzi non ha fornito ulteriori elementi del piano, anzi il Governo in serata ha frenato sugli aumenti in vista, ma il mercato si è fatto un’idea del possibile intervento, che potrebbe concretizzarsi nell’alzare l’asticella al 20% anche per il capital gain relativo ai guadagni sui titoli di Stato. Una misura di questo tipo verosimilmente frutterebbe meno di un miliardo di euro, per cui è probabile che venga alzato il prelievo anche sulle altre rendite finanziarie. Ipotizzando un’aliquota per tutti gli investimenti al 25%, l’Erario potrebbe arrivare a incassare 2-3 miliardi. Ma che ne sarebbe a quel punto dello 0,2% già previsto sul conto titoli, di cui si è già parlato? Verrebbe abolito o andrebbe ad aggiungersi all’aggravio in vista? Al momento l’esecutivo non si è espresso in merito, ma è chiaro che un’eccessiva tassazione sui risparmi rischierebbe di rendere meno appetibile il nostro mercato. Con il rischio che cresca quindi lo spread.

Cosa succede all’estero

La disciplina negli altri Paesi è molto diversificata. In Gran Bretagna il prelievo sui guadagni è stato portato nel 2010 dal 18% al 28%, ma conservando l’aliquota di favore per i redditi bassi. In Spagna esistono diversi scaglioni legati al reddito, con un prelievo minimo del 21% e un massimo del 27%. In Germania, invece, si applica un’aliquota del 25% maggiorata però di un contributo di solidarietà per cui l’aliquota effettiva è del 26,4%.

Alla luce di questo confronto, un aumento delle imposte, finalizzato a reperire risorse per abbattere il costo del lavoro, non sembra assurdo, ma occorre ricordare che una simile misura andrebbe a colpire le plusvalenze realizzate dai residenti, mentre gli operatori esteri incassano i guadagni al lordo. In sostanza, il risultato di una simile innovazione legislativa peserebbe sulle famiglie italiane.