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Se anche i Cantoni vanno in crisi….

Visto con occhi italiani, il 2,9% di disoccupazione appare come un miraggio. Eppure il dato riferito a ottobre sta creando non poche preoccupazioni in Svizzera, dove non sono abituati al fenomeno dei senza lavoro, che hanno ormai toccato quota 115.178. Segno che la crisi non sta risparmiando nemmeno il Paese dei Cantoni, con ricadute anche sulla Penisola.

Dati in peggioramento

Come in Italia, anche in Svizzera a pagare il conto più salato del rallentamento economico sono i giovani, che spesso devono fare i conti con occupazioni precarie. La situazione non appare destinata a una rapida inversione, considerato che Ubs — la più grande banca del Paese — ha appena annunciato che manderà a casa 10mila dipendenti entro tre anni. Il settore finanziario è il più colpito dalla crisi, sia per la fine degli eccessi che avevano caratterizzato il pre-crisi, sia per la stretta internazionale contro i paradisi fiscali, che sta drenando risorse importanti dal Paese.

Standard & Poor's stima nei prossimi trimestri esportazioni industriali e consumi delle famiglie affetti dalla debolezza della domanda globale. Quest'anno il prodotto interno lordo dovrebbe crescere di un modesto 0,8% (comunque superiore alla maggior parte dei Paesi dell'Eurozona) quest'anno e dell'1,1% nel prossimo. A tenere comunque a galla l'economia sarà la forza delle aziende più orientate verso l'export, che stanno facendo grandi affari nei mercati emergenti, alle prese con il formarsi di una classe media sempre più numerosa e attratta dal gusto occidentale.

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Proposta shock per rilanciare il turismo

Che la situazione sia difficile lo conferma la mozione presentata dal consigliere nazionale Udc, Oskar Freysinger, in favore del turismo tra le mura della Federazione. Se passerà la proposta, chi farà le vacanze nei Cantoni potrà scalare le spese alberghiere dalla dichiarazione dei redditi, indipendentemente dai giorni di permanenza e dalla classe dell'albergo prescelto. Resta da vedere fino a che somma lo Stato sarà in grado di sopportare per rilanciare un comparto che registra cali di presenze del 10-15% rispetto a un anno fa.

Allarme frontalieri

Sta di fatto che la debolezza congiunturale non fa dormire sonni tranquilli a molte famiglie, comprese quelle dei frontalieri, che ogni giorno varcano il confine per recarsi al lavoro in Ticino. Gli ultimi mesi hanno fatto registrare una crescita di presenze svizzere a Como e Varese, consumatori a caccia di sconti rispetto ai prezzi praticati in patria. Dove, di conseguenza stanno chiudendo diversi esercizi commerciali, che impiegavano proprio lavoratori lombardi. Una situazione difficile se si considera che l'Inps non corrisponde più frontalieri italiani in Svizzera rimasti disoccupati il pagamento delle indennità speciali di disoccupazione.

Il franco ancorato dalla Banca centrale

Tradizionalmente, il franco svizzero è sempre stato considerato un porto sicuro per i risparmiatori a caccia di sicurezze nelle fasi di turbolenza finanziaria. Il canovaccio si è ripetuto nei due anni passati facendo impennare il valore della valuta elvetica: a quel punto è dovuta intervenire la Banca centrale della Federazione (preoccupata dalla possibile perdita di competitività dell'export) con massicci acquisti di euro, finalizzati a far scendere il valore della moneta unica, evitando che il franco salisse sopra quota 1,20. In questa situazione, destinata a durare ancora a lungo, il rischio cambio per chi investe in franco svizzero cala sensibilmente.