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Ucraina, il brusco risveglio dei mercati

Non solo il rischio di uno spargimento di sangue e di un ritorno ai tempi della Guerra Fredda. Le vicende che stanno interessando l’Ucraina minacciano ricadute pesanti anche sui mercati finanziari, che già nelle ultime settimane avevano mostrato qualche cedimento dopo un anno e mezza di corsa (quasi) ininterrotta.

Giù i mercati occidentali

Il risveglio è stato brusco per i mercati, dopo che nel week-end molti analisti avevano previsto un impatto limitato in attesa dell’evolversi della vicenda. Nonostante il miglioramento dell’indice Pmi dei direttori degli acquisti delle aziende manifatturiere nella zona euro, salito in febbraio a 53,2 da 53,1 di gennaio, i listini del Vecchio Continente hanno aperto e proseguito la seduta con ribassi superiori all’1,5%, mentre la Borsa di Mosca ha ceduto da subito oltre l’8%. Di pari passo si sono registrati rialzi per il petrolio (indicatore chiaro delle tensioni percepite) e per l’oro (tipico investimento rifugio nelle fasi di incertezza). Tra gli investitori è scattata la corsa verso i titoli di Stato ritenuti più sicuri, tanto che il rendimento del bund a dieci anni è sceso e si è allargato lo spread con i BTp.

I settori più penalizzati

A guardare i titoli più penalizzati, verrebbe da dire che i venti di guerra non risparmiano nessuno. Cedono i finanziari, soprattutto Unicredit che è tra le banche europee più esposte in Ucraina, e le aziende dei cementi come Buzzi Unicem, che hanno nella Russia e in Ucraina importanti mercati di riferimento, così come le società del lusso, che ormai vedono nell’Europa dell’Est il proprio motore di crescita a fronte di una situazione interna dei consumi destinata a restare difficile ancora a lungo.

Il rischio principale, però, è che la crisi che si sta producendo nell’area sia il fattore scatenante di una correzione ben più ampia, con i grandi investitori che cominciano a riflettere sui guadagni accumulati nella lunga fase di crescita sui mercati, e magari pensano a tirar via i soldi dal tavolo in attesa degli eventi. Una prospettiva che rischierebbe di rinviare ulteriormente la prospettiva di ripresa dell’economia reale.