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Così i furbetti delle tasse la fanno franca

Quasi 180 miliardi di euro. E' la cifra monstre che ogni anno sfugge agli occhi del Fisco tra fatture non dichiarate, truffe di vario genere e lavoro in nero. Un moloch che il Governo Renzi ha annunciato di voler aggredire non tanto tramite azioni eclatanti (e il pensiero va ai controlli a tappeto a Cortina e in altre località turistiche di qualche anno fa), ma attraverso gli strumenti offerti dalla tecnologia. Anche se la furbizia degli evasori non conosce limiti, come dimostrano gli esempi a seguire.

Debutto per gli scontrini telematici

L'Esecutivo ha dichiarato di voler puntare con decisione sulla tracciabilità, che in sostanza significa seguire le tracce lasciate dal denaro tra un passaggio e l'altro. In concreto, l'azione sarà condotta attraverso l'introduzione di scontrini telematici, da trasferire online in tempo reale all’Agenzia delle entrate, fatture elettroniche, oltre alla possibilità di prevedere una lotteria per chi possiede scontrini fiscali. Il piano del Governo sarà presentato in Parlamento il prossimo 30 giugno e dovrebbe diventare operativo già dall'autunno. Sempre il 30 giugno diventerà obbligatorio anche l'obbligo di Pos per artigiani e professionisti, anche se almeno inizialmente non sono previste sanzioni in caso di mancata adozione.

Le strade dei furbetti

I controlli della guardia di finanza nel corso del 2013 hanno rilevato l'irregolarità di un terzo degli scontrini rilasciati dagli esercizi commerciali. In qualche caso lo scontrino non è stato rilasciato, ma in genere i negozi lo hanno battuto, ma indicando somme inferiori. Molto diffuso, poi, è il lavoro nero, con personale impiegato senza regolare contrattualizzazione, spesso con la complicità degli stessi lavoratori (specie nei casi in cui questi ultimi percepiscono assegni di disoccupazione o cassa integrazione). Ci sono anche gli evasori totali (8mila quelli scoperti lo scorso anno), che non hanno denunciato nulla al Fisco, e coloro (soprattutto aziende di una certa dimensione) che utilizzano conti esteri e legislazioni dei paradisi fiscali per sfuggire alla tassazione italiana. Le frodi a carosello, invece, consistono nell'importazione di merci (soprattutto auto e computer). attraverso artifizi per non pagare l'Iva. Gli aspiranti evasori creano una società fittizia, con cui non hanno alcun legame apparente,che acquista merce senza Iva perché proveniente da

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paesi dell’Unione Europea. Successivamente gli stessi soci comprano la stessa merce dalla società fantasma versando, teoricamente, l’imposta, che la finta società non girerà all’erario, perché verrà messa in liquidazione.

Il tutto senza considerare i casi di elusione fiscale, che consistono nella posta in essere di un contratto ad hoc per pagare meno contributi. A differenza dell'evasione, l'elusione è una pratica generalmente considerata lecita, anche se - al ricorrere di alcune condizioni – risulta perseguibile sul versante tributario.

La strada per recuperare un terzo delle somme nascoste

Vincenzo Visco, ex-ministro delle Finanze e oggi a capo del centro studi Nens, ha da poco presentato un piano che promette di far emergere 58 miliardi di evasione annua, con l'obiettivo di riservarne 15 miliardi alla riduzione del debito pubblico e i restanti 43 miliardi al calo delle tasse (con benefici per tutti i contribuenti onesti).

Il piano invita ad agire soprattutto sul fronte dell'Iva (l'evasione in questo caso sarebbe superiore ai 40 miliardi di euro ogni anno), puntando su un'aliquota unica per i consumi finali in grado di facilitare il lavoro ai controllori. Proprio questo concetto, la semplificazione, accomuna altre proposte (tra cui il piano che sta elaborando il Governo), con l'obiettivo di ridurre gli spazi di manovra per i furbi. Con l'auspicio che poi le somme recuperate siano effettivamente utilizzate a beneficio della comunità.