Così i selezionatori interpretano ciò che scrive chi cerca lavoro

Multitasking: ok, ma cosa vuol dire davvero?

Quasi tutti ci descriviamo come persone capaci di fare le cose più disparate nello stesso momento, ma serve scriverlo anche sul proprio profilo LinkedIn? “Ricevo spesso cv tramite LInkedin in mi si dice di essere multitasking, ma poi in nessuno di questi c’è un esempio concreto di cosa si intenda davvero. Si suppone che l’interlocutore sappia già a cosa ci si stia riferendo. Il mio consiglio è: ok, sei multitasking, ma fammi capire in che modo e come può servire per il lavoro per cui ti sto selezionando”, dice Wanda Gobbi.

Quando chiedete una connessione, personalizzatela

Molti HR accettano richieste di connessione anche senza conoscere direttamente la persona. “In genere arrivano da chi vuole entrare nella mia rete per avere la possibilità di fare un colloquio. Se volete che la richiesta venga accettata, non lasciate il messaggio di default di LinkedIn, ma personalizzatelo. Dite perché volete lavorare proprio quell’azienda o se avete conosciuto l’HR in qualche occasione. Anche se non vi siete parlati, servirà a chi seleziona a contestualizzare la vostra richiesta di contatto. Ricordate: la genericità indispone”.

La flessibilità… va spiegata

Essere flessibili al giorno d’oggi è quasi una delle soft skill più richieste, ma “è un aggettivo usato a sproposito. Non credo che ci sia un’età per smettere di essere flessibili, però è vero che se un agente di commercio mi contatta tramite LinkedIn ed è pronto a lasciare un lavoro che ha fatto per 25 anni, senza spiegare a cosa ambisce, in che settore potrebbe sfruttare la professionalità finora acquisita, insomma se non fa un esempio della propria flessibilità, sembra una parola lanciata nel nulla”.

L’esperienza conta sì, ma va “testimoniata”

Sicuramente avete tanti anni di esperienza in un determinato settore, ma “una candidatura che tramite LinkedIn ‘arriva bene’” continua Wanda Gobbi “è ritagliata sul destinatario, dice molte del candidato ma lo fa riferito al suo interlocutore. Se avete 10 anni di esperienza nel marketing di un’azienda, ma nel profilo su LinkedIn non raccontate con esattezza cosa avete fatto, quali progetti avete portato avanti, quali risultati raggiunti, difficilmente interesserete l’HR che non sa chi siete e così non avrà la curiosità di saperlo”.

Siete precisi? Dimostratelo fin da subito

Essere precisi è sicuramente un pregio, ma va dimostrato già su LinkedIn. Vi sembra assurdo? Eppure gli HR guardano anche questo. “Mi capita spessissimo di leggere profili di persone che dicono di essere particolarmente precisi, ma che poi, a ben guardare, fanno errori di grammatica, spaziatura e ancor peggio, inversioni di lettere”. Questo denota sicuramente fretta e “leggere sulla lettera di presentazione che una persona si candida o ha esperienza come sale specialista anziché sales specialist, sembra una cosa di poco conto, ma ha un suo peso nella valutazione del profilo”.

Completate il vostro profilo LinkedIn

Ci sono momenti in cui le aziende fanno ricerca attiva, ossia cercano persone senza che queste si siano candidate. “Questo tipo di ricerca” dice Wanda Gobbi, “viene fatta partendo dalle pagine aziendali. Così facendo, trovo spunti interessanti, ma poi mi capita di andare sul profilo delle persone e vedere che non è completo. Certo, in questi casi spesso si tratta di gente che non sta cercando un lavoro, ma ritengo che se si è su LinkedIn, bisogna avere un profilo completo in ogni sua parte. Altrimenti meglio non esserci. A maggior ragione chi cerca un lavoro, deve curare cosa scrive e dimostrare di avere investito del tempo per descriversi”.

Siate onesti… anche nel linguaggio

In che lingua descriversi? Se vi state candidate a un’azienda italiana al 100%, mandate il vostro profilo in italiano. “Questo a meno che il job posting non sia in inglese o sia richiesta una conoscenza dell’inglese madrelingua. Insomma, ‘taratevi’ sulle richieste dell’azienda”. Fate attenzione anche se scrivete il vostro profilo in italiano, ma poi lo infarcite di termini stranieri . “Se vi esprimete così nel quotidiano, può andare bene, se sono invece parole che non vi appartengono, meglio evitarle. Il profilo deve essere onesto e deve rappresentarvi”.

Se siete creativi, fatelo capire

Sembra banale e invece alla resa dei conti, molta gente dimentica di farlo. Se siete creativi, svolgete una professione in cui è continuamente richiesto il vostro estro, dovete usarlo e dimostrarlo anche su LinkedIn. “Non basta dirlo, LinkedIn consente di mettere il proprio portfolio, di inserire estratti delle vostre ricerche, di mettere slide o articoli da voi scritti. Non trascurate questo aspetto, è fondamentale”.

No alle personalità “strategiche”, meglio le strategie

È anche una delle parole che gli italiani usano spesso su LinkedIn per descriversi, ma così detta non serve molto per la ricerca di un lavoro. “Non ho un pregiudizio verso chi si definisce strategico, ma deve spiegare in che modo lo è o lo è stato per un’azienda. Insomma, è consigliabile riferirlo a qualcosa che si è fatto come ad esempio avere lanciato il reparto digital marketing di un’azienda o cose simili”.

Descrivetevi con pregi e difetti

LinkedIn ha uno spazio dedicato alla descrizione di sé: “Usatelo al meglio”, suggerisce ancora Wanda Gobbi “per dire le cose importanti di voi, magari per mettere in luce un progetto ben riuscito e di cui siete particolarmente fieri. Ma potete dare spazio anche ai vostri limiti. Ad esempio, se siete così tanto precisi da rasentare la pignoleria, siate sinceri. Apprezzo molto che una persona sia onesta fin da subito, anziché scoprire molte cose in sede di colloquio o addirittura dopo che il rapporto di lavoro è già iniziato. Infine, non trascurate i vostri hobby, interessi o attività di volontariato che possono dire di voi più di quanto voi stessi immaginiate”.