Eurozona, la situazione paese per paese

Croazia
''Oggi ha inizio un nuovo capitolo di successo, quello della Croazia che ritorna al suo posto, nel cuore dell'Europa'', ha dichiarato il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, nel corso delle celebrazioni solenni. ''La Croazia può essere un esempio per gli altri Paesi della regione. Posso garantire che l'Europa sarà aperta a tutti coloro che vorranno condividere i nostri valori'', ha concluso.
Delle sei repubbliche che componevano la vecchia Federazione jugoslava socialista, sono dunque 4 quelle che attendono ancora di entrare nell'Unione europea.
Il Montenegro ha cominciato un anno fa il negoziato di adesione, dopo aver proclamato nel 2006 l'indipendenza dalla Serbia. Nel 2002 ha adottato unilateralmente l'euro come valuta ufficiale. La Bosnia-Erzegovina non ha ancora presentato la domanda per ottenere lo status di Paese candidato, la Macedonia lo detiene invece dal 2005, ma non ha ancora avviato il negoziato di adesione. Il Kosovo, infine, indipendente dalla Serbia dal 17 febbraio 2008, avvierà nel gennaio 2014 il negoziato per un Accordo di stabilizzazione e associazione con la Ue: la prima tappa di un percorso d'integrazione all'Ue.

Belgio
Il "modello belga" è quello che si ispira a voler costituire un governo senza governo. Il Belgio è infatti da anni senza un governo "classico", ma le Camere continuano a votare i provvedimenti più essenziali. E pare che questo modello abbia fatto bene all'economia fino ad oggi, soprattutto grazie al settore dell'export delle piccole e medie imprese che ha fatto da volano per l'economia del Paese, assieme ad un modesto aumento del Pil.

Cipro
L'ultima notizia arriva dall'agenzia di rating Fitch, che ha declassato le valutazioni di lungo termine di Cipro da B a B-. Il motivo? Su Cipro pesa ancora "l'incertezza elevata sulle prospettive dell'economia a causa degli alti rischi nell'attuazione del programma e della ristrutturazione dell'industria bancaria". Un sistema bancario quello cipriota che secondo gli analisti è in continua decomposizione e sta soffocando l'economia dell'isola. Aggravata da uno stato di inerzia da parte delle autorità che se sarà ulteriormente prolungata porterà Nicosia alla paralisi totale dei settori produttivi dell'economia e a una recessione ancora più profonda. A marzo the Bank of Cyprus aveva accettato le condizioni della UE con la conseguente ristrutturazione in cambio di un piano di salvataggio di 10 miliardi di euro. La ristrutturazione in realtà non è mai iniziata a causa di lotte interne tra governo, banca centrale e istituti di credito internazionali, un'incertezza che strangola l'economia del Paese.

Francia
La crisi in Eurozona è finita, ha dichiarato il presidente francese Hollande agli investitori giapponesi. Eppure gli ultimi dati di Parigi vedono il Pil in contrazione dello 0,2% nel primo trimestre 2013, dopo il -0,2% dell'ultimo trimestre 2012, motivo per cui lo stesso Hollande ha chiesto poche settimane fa, assieme al presidente della Commissione UE Barroso, l'urgenza di mettere in campo a livello nazionale ed europeo azioni efficaci e tempestive per ridare slancio alla crescita e all'occupazione, come un piano per il lavoro ai giovani già concordato a livello Ue ma la cui attuazione potrà scattare solo quando saranno realmente disponibili i 6 miliardi destinati a finanziarlo. Intanto il gruppo Michelin ha annunciato proprio oggi la soppressione di 700 posti di lavoro nella sua fabbrica di Jouè-les-Tours (Indre-et-Loire) nel centro della Francia, dove cesserà la produzione di pneumatici per tir nel 2015.

Slovenia
Cresce il problema della disoccupazione, specie giovanile, in Solvenia. Secondo recenti stime si arriverà a 120 mila disoccupati nel 2013, circa il 13% della popolazione lavorativa. Quasi il 25% dei disoccupati sono giovani sotto i 30 anni, principalmente laureati in discipline umanistiche. Mentre aumentano le tasse, il governo ha pensato di vendere imprese statali, tra cui una banca e una compagnia aerea di bandiera, per evitare di ricorrere agli aiuti internazionali.

Germania
La Germania è a rischio. Lo ha dichiarato l'Fmi. I dati del Fondo monetario internazionale parlano di una crescita nel 2013 molto debole, con una contrazione del Pil dallo 0,6% allo 0,3% a causa dell’incertezza dell’Eurozona. Intanto, questa settimana, La Corte Costituzionale Tedesca passerà al vaglio il programma di salvataggio della Banca Centrale Europea (Outright Monetary Transaction, OMT), una sentenza che potrebbe portare Berlino ai ferri corti con la BCE ed eventualmente costringere il paese della Merkel a lasciare l’euro. Sul piatto della discordia c’è il piano di acquisto titoli promosso dalla BCE, col nome di OMT, per frenare l’ascesa dei tassi di interesse sui titoli spagnoli ed italiani. Secondo la Germania il piano sconfina i limiti imposti dal suo mandato e si configura come un’operazione finanziamento del debito che crea elevati rischi di inflazione.

Grecia
C'è ansia ad Atene per la visita della Troika, il cui scopo è valutare i progressi registrati sul fronte dell'economia e riprendere le trattative con il governo ellenico sugli argomenti ancora in sospeso, tra cui le privatizzazioni, la richiesta dell'esecutivo di ridurre l'Iva sui prodotti alimentari e nel settore della ristorazione, la tassa sugli immobili e il licenziamento di 4.000 dipendenti statali entro la fine dell'anno. Intanto, emergono nuove colpe sulla questione della responsabilità della crisi ellenica, che si addossano sull'Unione Europea e del FMI. In particolare, di un suo capo economista dell’istituzione internazionale, Olivier Blanchard, che avrebbe usato un moltiplicatore per valutare l’effetto sul Pil delle politiche recessive pari a 0,5, mentre sarebbe stato opportuno utilizzare valori molto maggiori – si parlava di cun 1,5. In parole povere, è stato calcolato che una riduzione della spesa pubblica per dieci miliardi di euro avrebbe implicato una riduzione del Pil di cinque miliardi, ma in realtà la riduzione del Prodotto è stato di 15 miliardi.

Irlanda
A Dublino si terrà il prossimo G8, previsto per il 17 e 18 giugno. Così le autorità locali hanno deciso di coprire i segni tangibili di una crisi coprendo le facciate di negozi chiusi o completamente vuoti con cartelloni che raffigurano esercizi commerciali fiorenti e pieni di ogni bene. In realtà,l'Irlanda è uno dei PIGS che è riuscito, seppur a fatica, ad allontanare la crisi. Con un piano di salvataggio di 85 miliardi di euro, finanziato attraverso il Fondo salva Stati, l'economia irlandese sta vedendo una lenta ripresa e il deficit è passato dal 31.2 al 13.1%.

Italia
In Italia è allarme disoccupazione giovanile: sono 650 mila i giovani senza lavoro sul territorio. L'allarme arriva dal presidente dei Giovani Industriali, Jacopo Morelli, che parla di un paese senza futuro, dove la rivolta è a rischio. Cattive notizie arrivano anche dal mondo della produzione industriale: se è frenata leggermente la caduta della produzione industriale ad aprile, nel primo trimestre del 2013 il Pil è diminuito dello 0,6% rispetto al trimestre precedente e del 2,4% nei confronti del primo trimestre del 2012, lievemente inferiore alle attese previste. E anche se Bruxelles ha promosso l'italia, chiudendo la procedura di deficit eccessivo, la Commissione UE è stata molto chiara, raccomandandosi con il premier Letta di intervenire in materia di Imu e Iva, la quale aumenterà molto probabilmente.

Portogallo
Nuovi drammatici record si raggiungono in Portogallo. Nel primo trimestre del 2013, infatti, la disoccupazione di Lisbona ha toccato quota 17,7% con un aumento percentuale trimestrale di 0,8 punti percentuali ed un aumento su base annua del 2,8%. La disoccupazione del Portogallo è aumentata di quasi 10 punti percentuali dal 2008. Continuano intanto le misure di austerity messe in atto per far fronte alla recessione, che hanno suscitato non poche proteste negli ultimi mesi, specie per la proposta di un allungamento dell'eta' pensionabile, dai precedenti 65 anni a 66, la soppressione di 30mila funzionari pubblici e l'allungamento delle ore di lavoro settimanali, da 35 a 40.

Spagna
Le ultime notizie dicono che la Bce e il Fmi starebbero valutando di prorogare il programma di salvataggio delle banche spagnole oltre fine anno, una proroga che ha lo scopo di creare una rete di sicurezza rispetto alle future necessità di capitale delle banche iberiche. Il governo del premier Mariano Rajoy ha escluso categoricamente di dover ricorrere a una richiesta ulteriore di fondi, ma l'eventuale proroga del programma di aiuti consentirebbe di dissipare dubbi futuri. La Spagna ha richiesto aiuti per 41,3 miliardi di euro, a fonte dei 100 miliardi messi a disposizione dai soci europei. Il programma di finanziamento termina il 31 dicembre prossimo. Un eventuale ampliamento sarà attivato ''se necessario''. La nuova normativa della Banca di Spagna impone al settore di elevare di circa 10 miliardi di euro gli accantonamenti di capitale per far fronte a possibili perdite, collegate al rifinanziamento dei crediti, in gran parte collegati al settore edilizio e immobiliare. Gli ultimi dati sulla crisi spagnola sono però chiari: il tasso di disoccupazione è al 27%, la disoccupazione giovanile è al 56%.