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Sardegna, laghi al cianuro: una bomba ecologica per la corsa all'oro

Nel 1997, con un investimento di oltre 13 milioni di dollari, la società Sardinia Gold Mining ha realizzato quattro miniere a cielo aperto nel Comune di Furtei, nel sud della Sardegna, a circa 40 chilometri da Cagliari. Lo sventramento della collina di Santu Miali è valso, in dieci anni di lavoro, appena 5 tonnellate d’oro, 6 d’argento e 15mila di rame ma ha lasciato un'eredità ben più pesante: ben 300 ettari di fanghi tossici e acque acide che a ogni acquazzone fanno temere il peggio. Una fuoriuscita dagli invasi sarebbe uno “tsunami ecologico” (come ha spiegato il direttore della bonifica dell’ex miniera, Attilio Usai) in grado di contaminare non soltanto i terreni circostanti, ma anche i fiumi e tutti i bacini da cui dipendono l’agricoltura, la pastorizia e la vita del medio Campidano.

Nel 1997, nel momento dell’avvio dei lavori, i dipendenti della Sardinia Gold Mining erano 110, quando, nel 2008, l’attività è stata interrotta, i dipendenti erano solamente 42. Decretato il fallimento, nel 2009 i libri contabili sono stati portati in tribunale e delle bonifiche dei laghi al cianuro nessuno si è più preoccupato. L’Igea, la società controllata dalla regione Sardegna che si occupa delle miniere dismesse, ha il compito di monitorare la situazione, ma, intanto, il lago acido dell’agro di Furtei diventa sempre più grande. Dal 2001 al 2003 la Sardinia Gold Mining è stata controllata dall’ex governatore sardo Ugo Cappellacci, recentemente sconfitto alle regionali da Antonio Pigliaru. E proprio la Giunta Cappellacci si è vista obbligata a stanziare 11 milioni di euro per la messa in sicurezza del bacino idrico contaminato dal cianuro.

Gli 11 milioni di euro stanziati finora serviranno solamente a una parziale copertura delle spese che l’Igea ha quantificato in diverse decine di milioni di euro. Nel 2002 Cappellacci affermava che sarebbero stati i privati della Sardinia Gold Mining a provvedere alle bonifiche e ai ripristini successivi alle attività estrattive. In uno slancio a lungo termine si ipotizzò addirittura la costruzione di un eco-parco. Nonostante gli 80 milioni di euro fatturati dalla miniera nel decennio di attività, le promesse sono rimaste lettera morta. (a cura di Davide Mazzocco).

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