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26/07/2012 - 26/07/2017: 5 anni di whatever it takes

Mario Draghi è stato l’uomo che a suo tempo salvò l’Euro ma non l’Europa con una sola frase: Whatever it takes.

Le paroline magiche

E’ bastato questo tris di parole per permettere alla moneta unica di sopravvivere alla peggiore delle bufere che si era scatenata dal giorno della sua nascita e, paradossalmente, prosperare proprio nel momento in cui i dubbi sulla sua tenuta e le idiosincrasie tra i suoi membri, crescevano tanto velocemente quanto esponenzialmente. Questo accadeva esattamente 5 anni fa; oggi l’Europa è sulla rampa di lancio per riprendere il lungo e faticoso cammino sulla strada della ripresa, fatti salvi, ovviamente, tutti i pericoli derivanti da una convivenza difficile e spesso forzata oltre che dalle insidie di fattori esterni come il terrorismo e l’immigrazione, fattori sui quali le politiche economiche hanno ben poca forza. Grazie all’azione di Mario Draghi e del board della Banca centrale, in 5 anni il valore degli asset europei è cresciuto di 5mila miliardi, con una capitalizzazione di mercato quasi raddoppiata. In realtà, come spesso si è ripetuto, l’aumento del settore finanziario è dovuto più che altro al fatto che nello stesso arco di tempo, con la sola eccezione degli Usa, partiti in anticipo, anche le altre banche centrali mondiali hanno adottato misure di stimolo per le rispettive economie. Risultato: i mercati azionari hanno iniziato un rally che, nel caso dei listini Usa, hanno visto anche ritoccati i record storici.

Gli Usa tra Fed e Trump

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Ma per quanto riguarda le borse Usa il discorso si fa ovviamente più ampio: a dare una mano anche il fattore Trump e le elezioni presidenziali che hanno portato la speranza, finora non esaudita, di una serie di riforme fiscali particolarmente business friendly, semplificazioni per il sistema delle aliquote, prospettive di rientro dei capitali e soprattutto investimenti di stato nelle infrastrutture. Tornando invece in Europa è innegabile che i primi ad essere avvantaggiati dalle misure di stimolo della Bce (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) siano stati i paesi periferici, quelli maggiormente esposti alla crisi anche per via del debito, per loro particolarmente pesante. E’ stato, infatti, proprio il taglio dei tassi di interesse a favorire l’Italia da sempre oppressa dal suo nemico storico, l’ancestrale debito pubblico che è arrivato a superare abbondantemente la soglia psicologica dei 2mila miliardi di euro. Guardando, invece alla moneta unica, l’andamento è stato invece caratterizzato, in questi due anni, da un generale quanto voluto indebolimento che lo ha portato al limite della parità con il dollaro da un livello che, nel 2012, superava l’1,2 e che adesso è arrivato a 1,6, una strategia nata appositamente per permettere uno stimolo anche del settore delle esportazioni.

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