A lezione di economia da Game of Thrones
Anche a Westeros, chi controlla i soldi, controlla il regno
A lezione di economia da Game of Thrones. La serie HBO è appena arrivata alla quarta stagione: il mondo creato da George R.R. Martin è particolarmente complesso, politicamente ed economicamente. E una lettura economica stravolge anche le gerarchie di potere. Chi controlla davvero Westeros? Forse non sono Re o Hand of the King, ma anche il maestro di conio.(titolo che al momento è in mano a Tyron Lannister) e anche personaggi che tramano nell'ombra, come Lord Baelish. Con cinque regni in lotta tra loro per arrivare al trono di spade, l’economia e la finanza giocano un ruolo molto importante. Game of Thrones potrebbe anche essere ribattezzato Game of Coins, (da gioco di troni a gioco di monete), come ha scritto su International Business Times Matt McCaffrey, docente di economia alla Auburn University.
La prima analisi che si può fare è su come Westeros e King’s Landing finanziano la macchina dello stato e la propria sanguinaria guerra. La famiglia dei Lannister è al potere, il loro motto è: “Un Lannister paga sempre i suoi debiti”. Ma presto potrebbero diventare troppo onerosi da appianare. L'economia di King's Landing si basa su tre strumenti per mandare avanti Westeros: tasse, prestiti e inflazione.
La politica fiscale di Westeros è semplice e spietata: tassare i rifugiati che arrivano in fuga dalla guerra. Da economia feudale, Westeros non è particolarmente produttiva, quindi il suo principale modo di finanziarsi è spolpare i cittadini. Oltre alla tassa sui profughi (per consentire loro l’ingresso a King’s Landing) c’è quella sui bordelli, che in Game of Thrones sono un’attività molto fiorente, e che Lord Baelish controlla in prima persona, con un efficace doppio gioco. Tywin Lannister dirà che in fondo questa tassa è un modo per “migliorare la moralità di questo regno”. Un’ipocrisia non diversa da quella dei governi che lucrano su tabacco e gioco d’azzardo.
Il secondo strumento sono i prestiti. E qui entriamo in uno dei meccanismi più complicati e interessanti di Game of Thrones. Nei Sette Regni c’è una sorta di banca unica (la banca di Braavos, la Iron Bank) che di stagione in stagione finanzia guerre e ricostruzioni, risultando vincitrice a prescindere da chi trionfi sul campo di battaglia. La Iron Bank è stata definita una via di mezzo tra la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale. I Lannister fanno sempre più fatica a pagare i propri debiti, e qui si capisce meglio la frase di Cersei Lannister, vedova del Re e madre del nuovo Re, quando auspica una banca propria per King’s Landing. Qui, gli anti-euro in particolare capiranno bene il dilemma della sovranità senza banca.
Il terzo metodo però è una specie di risposta a questo problema. Lord Baelish infatti importa a King's Landing un sistema per “stampare moneta”, molto in uso nel Medio Evo, il coin clipping, quindi il diluire l’oro di una moneta tra più monete. In questo modo nominalmente aumentano i contanti in circolazione, ma di fatto perdono valore, e si scatena una spirale di inflazione, che è il grande timore della Banca Centrale Europea, per esempio. Ma dipende dai punti di vista. La Iron Bank non è la BCE, non fa di questi controlli, e Lord Baelish può crearsi le sue monete. In questo modo impoverisce la gente di King’s Landing, che infatti è alla fame, ma riesce a finanziare le guerre dei Lannister. Per alcuni analisti, però, questo metodo non è troppo diverso dal quantitative easing della Federal Reserve americana: aumentare il circolante di moneta per sostenere l’economia.