Abenomics: rischio fallimento. Crolla fiducia su banche centrali

Il Giappone ancora in lotta con se stesso. Nonostante tutti i provvedimenti presi, le misure di stimolo tra le più radicali al mondo, i risultati languono fino a far sospettare a molti che il nemico sia molto, ma molto più ostile rispetto a quello presente su Usa e Europa, fatti salvi, ovviamente, i rispettivi panorami e background economici.
La situazione del Giappone
Tokyo non riesce a sbloccarsi dal pericolo della deflazione e dall'immobilismo ormai presente sulla scena da oltre un trentennio il tutto mentre i prezzi al consumo ad aprile registrano ancora cali. L'ultimo intervento è quello diffuso dal ministero nipponico di Affari Interni e Comunicazione, secondo cui l'inflazione è calata su base annua dello 0,3% ad aprile, un risultato negativo che è successivo a quello precedente dello 0,1% di marzo. Interessante, inoltre, notare che i prezzi nella regione di Tokyo, solitamente specchio del resto della nazione, hanno a loro volta registrato un calo dello 0,5% a maggio maggio su base annua, peggio delle attese, che si fermavano a 0,4%.
L'inganno della deflazione
Una situazione, quella del blocco dell'inflazione, solo apparentemente positiva dal momento che non è dettata da un elemento di aumentata produttività ma di crisi, che costringe a rimandare gli acquisti da parte dei consumatori, a rimandare gli investimenti da parte delle industrie che non trovano più vantaggioso puntare sulle assunzioni e la ricerca ma anche un problema per chi ha un debito (e quello del Giappone è tra i più alti al mondo) e che si trova a dover pagare di più. Una paura che ha portato con sé diverse conseguenze, prima fra tutte, quella di dover rimandare nuovamente l'aumento dell'Iva, dall'8% al 10%, aumento già a suo tempo posticipato; la scelta, per quanto criticata è stata presa nell'ambito di un quadro economico interno stagnante e a causa del quale è preferibile non caricare ulteriormente il peso fiscale sulle spalle dei consumatori.
La speranza?
Riuscire ad aumentare il potere d'acquisto anche solo minimamente per riuscire a smuovere ulteriormente le acque. La decisione del primo ministro giappoese Shinzo Abe è stata fortemente criticata da diversi organismi internazionali i quali hanno sottolineato i pericoli che una simile volontà potrebbe portare alle casse dello stato. Ma il Giappone, tra l'altro ospite dell'ultimo vertice del G7 non ha più molta scelta avendo già sfruttato la maggior parte delle armi, convenzionali e non, tra queste una svalutazione compulsiva dello yen oltre a una serie di provvedimenti e riforme di natura sociale e fiscale tra cui, appunto, l'aumento dell'Iva rimandato di oltre un anno e mezzo.
Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online