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Addio alle raccomandate, arriva il domicilio digitale per le comunicazioni con la Pa

Un ufficio postale di Roma. REUTERS/Alessandro Bianchi
Un ufficio postale di Roma. REUTERS/Alessandro Bianchi

di Fabrizio Arnhold

Basta avvisi di raccomandate nella cassetta della posta o file in Posta per ritirare la multa o l’atto giudiziario del caso. Il governo lancia il domicilio digitale, un progetto a lungo inseguito dai vari esecutivi e che ora, finalmente, sembra in dirittura d’arrivo. Un luogo virtuale dove ricevere in formato digitale tutti gli atti e le comunicazione della Pubblica amministrazione.

Il Codice dell’Amministrazione Digitale (Cad), ovvero l’insieme delle norme che dovrebbero regolare e incentivare il processo di digitalizzazione della Pubblica amministrazione, e che risale al 2005, è stato interessato dall’ennesimo restyling. Il nuovo decreto è stato approvato ieri sera dal Consiglio dei ministri. Ogni cittadino, associazione o ente, avrà diritto di scegliersi un domicilio digitale a un qualsiasi indirizzo di posta elettronica o equivalente, dove potrà e dovrà ricevere anche ogni comunicazione avente valore legale nella Pubblica amministrazione.

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Il domicilio digitale, fino ad oggi, è stato usato da professionisti ed imprese. Le nuove norme intendono estenderne l’utilizzo a tutta la popolazione, che ancora riceve le comunicazioni legali tramite posta raccomandata. Come cambierà il sistema? “Verrà creato un registro dei domicili digitali delle persone fisiche da parte di Infocamere, la società di informatica delle Camere di Commercio italiane, dove singoli cittadini potranno andare, registrarsi e inserire il loro indirizzo di posta certificata”, spiega a La Stampa, Guido Scorza, responsabile Affari e regolamentari del Team per la Trasformazione digitale delle presidenza del Consiglio che ha lavorato con il ministero della Pubblica amministrazione e l’Agenzia per l’Italia Digitale al nuovo domicilio digitale.

Quando entrerà in vigore? Entro la primavera del 2018. Il domicilio digitale era già previsto dal Codice, ma era agganciato alla nascita di un’Anagrafe nazionale della popolazione residente, il progetto di unificazione delle varie anagrafi territoriali. Ora si è deciso di renderlo indipendente e di creare un registro apposito. L’altra novità è il difensore civico digitale che sostituirà figure simili che dovevano nascere in tutte le amministrazioni statali ma che fino ad oggi non sono ancora state istituite. Il difensore dovrà agevolare l’attuazione dei diritti previsti dal Codice.