Annuncio pubblicitario
Italia markets closed
  • FTSE MIB

    33.922,16
    +40,66 (+0,12%)
     
  • Dow Jones

    37.986,40
    +211,02 (+0,56%)
     
  • Nasdaq

    15.282,01
    -319,49 (-2,05%)
     
  • Nikkei 225

    37.068,35
    -1.011,35 (-2,66%)
     
  • Petrolio

    83,23
    +0,50 (+0,60%)
     
  • Bitcoin EUR

    60.346,24
    +883,14 (+1,49%)
     
  • CMC Crypto 200

    1.334,09
    +21,47 (+1,58%)
     
  • Oro

    2.402,30
    +4,30 (+0,18%)
     
  • EUR/USD

    1,0656
    +0,0010 (+0,10%)
     
  • S&P 500

    4.967,23
    -43,89 (-0,88%)
     
  • HANG SENG

    16.224,14
    -161,73 (-0,99%)
     
  • Euro Stoxx 50

    4.918,09
    -18,48 (-0,37%)
     
  • EUR/GBP

    0,8611
    +0,0055 (+0,65%)
     
  • EUR/CHF

    0,9698
    -0,0012 (-0,13%)
     
  • EUR/CAD

    1,4648
    -0,0002 (-0,02%)
     

In Africa il FinTech è già un bene di prima necessità. Appena dopo l'acqua

Stiven Muccioli / Africa FinTech (Photo: Getty / HuffPost Italy)
Stiven Muccioli / Africa FinTech (Photo: Getty / HuffPost Italy)

Tutti hanno uno smartphone e pochissimi un conto corrente bancario. Se a questo scenario aggiungi una popolazione in forte crescita demografica, con un’età media di 15-20 anni più giovane di quella dei paesi occidentali, ecco che ti ritrovi con un terreno di coltura perfetto per sperimentare e diffondere le moderne tecnologie finanziarie. È quello che sta succedendo nelle economie del Sud del mondo, dove il FinTech è ormai normalità. Africa, America Latina, Sud-Est Asiatico, paesi arabi. “In queste aree c’è una bassa percentuale di bancarizzazione, ma è presente una grande fame di strumenti finanziari” racconta ad Huffington Post Stiven Muccioli, fondatore e amministratore delegato di BKN301, una startup sammarinese specializzata nell’offerta di servizi FinTech in quello che un tempo veniva definito “il Terzo Mondo”.

“Cosa facciamo? Portiamo la banca digitale nelle economie emergenti. Lì non ci sono grandi banche come da noi. In pochi hanno un conto in banca. Pensa che nel Corno d’Africa, fino a pochi anni fa, gestivano il risparmio con gli allevamenti. In Etiopia, con una moneta continuamente svalutata, la cosa migliore da fare era comprare animali. Sembra assurdo ma è così” spiega Muccioli, tra i protagonisti della prima edizione di Bridges, il festival veneziano dedicato alle innovazioni basate su Bitcoin e tecnologie blockchain che si è svolto presso il campus di Economia dell’Università Ca’ Foscari. “Il modo migliore per gestire il risparmio era possedere un maiale, una capra e così via”. L’allevamento come bene rifugio dall’inflazione. “Ora però tutto sta cambiando: oggi l’etiope, grazie al FinTech, si compra direttamente i Bitcoin”. Lo stesso è avvenuto a El Salvador, dove il Bitcoin è diventato valuta a corso legale. Per il governo guidato da Bukele, l’adozione della criptovaluta più famosa al mondo non è solo un’efficace operazione di marketing. Per El Salvador il Bitcoin è un parafulmine contro la tipica inflazione latinoamericana. “Da un punto di vista tecnologico, inoltre, è meno costoso adottare una crypto che avere accesso a valute tradizionali come dollaro ed euro”.

Nel vecchio Terzo Mondo – quell’area del globo a Sud dell’equatore, che vedevamo sempre come ‘arretrata’ da un punto di vista economico e sociale – hanno fatto un salto diretto dall’agricoltura alle criptovalute. Senza passare dagli step che abbiamo conosciuto noi occidentali. “Il motivo è semplice: in Europa e in Nord America, l’esigenza del FinTech è molto meno sentita. Perché tutti noi abbiamo un conto corrente. Nelle nostre città ci sono decine di banche. Quindi non c’è ancora una grande esigenza a ricercare un’alternativa nella gestione delle nostre finanze”.

ANNUNCIO PUBBLICITARIO

Secondo una ricerca del FinTech Times, il 57% della popolazione del Continente Nero – più di 600 milioni di persone – non ha un conto corrente. Ma tre africani su quattro utilizzano un telefonino con accesso a Internet. Stiamo parlando del mercato mobile con il tasso di crescita maggiore del pianeta. Ed è per questo che le neobanche – player del settore come N26, Revolut, Nubank ecc. – trovano il loro Eldorado a queste latitudini. Perché grazie a loro, quelle popolazioni hanno accesso all’inclusione finanziaria che il sistema occidentale non gli aveva mai garantito fin dai tempi della colonia. “Per loro lo smartphone è l’accesso al mondo” prosegue Muccioli. “Poi, bisogna tener conto di altri fattori. Sono paesi giovani. L’età media è molto bassa, spesso sui 40 anni. E i giovani, in tutto il mondo, non hanno barriere culturali che bloccano l’adozione di nuove tecnologie come succede nell’anziano Occidente”.

Secondo alcune stime della Fondazione Bill e Melinda Gates, nel 2050 la Nigeria avrà mezzo miliardo di abitanti. 1 bambino su 13, nel mondo, sarà nigeriano. Oggi, come in futuro, il FinTech sarà protagonista soprattutto in Africa. Non è un caso che proprio il governo di Abuja ha annunciato l’adozione di una propria moneta digitale, l’E-Naira, battendo sul tempo tutti i vicini, tra cui il Ghana. “La prospettiva va rovesciata: in ambito FinTech, i paesi emergenti siamo noi, l’Occidente”. Il discorso, ovviamente, non vale solo per l’Africa. In America Latina, NuBank, esempio di successo di banca totalmente digitale, ha raggiunto quota 40 milioni di clienti. Il gigante FinTech colombiano si appresta a diventare il maggior player bancario della regione. Tutto senza disporre filiali fisiche.

La startup di Muccioli, BKN301, è un esempio perfetto per descrivere quali siano i servizi finanziari più richiesti nel Terzo Mondo. “Strumenti di microcredito basati sul Buy now, pay later, in linea con la tendenza globale. Creazione di wallet digitali. Ma anche tanti servizi di cross-border. Questi paesi hanno tanti lavoratori in Europa. Per loro inviare e ricevere soldi tra paesi è una necessità primaria”. A proposito, uno dei due soci di Muccioli, per rendere l’idea, è Federico Zambelli Hosmer, già direttore generale di PayPal Italia. Il FinTech, dunque, è diventato un bene di prima necessità nel Sud del mondo. “Questi paesi hanno fame di crescita. Per loro la finanza non è sinonimo di speculazione, ma di sviluppo”.

Ma non è oro tutto ciò che luccica. Il Terzo Mondo, da un punto di vista politico, resta ancora Terzo Mondo. “Le economie emergenti sono spesso caratterizzate da governi e situazioni politiche complicate. E questo si ripercuote sulla capacità di noi player occidentali di lavorare con loro, soprattutto se parliamo di compliance”. Nonostante gli ostacoli di natura geopolitica, però, Muccioli non ha dubbi: “Il FinTech è una rivoluzione inarrestabile. Perché è una diversa dalle precedenti, perché caratterizzata dall’accessibilità”. Cioè la possibilità di consentire l’accesso a sistemi e strumenti economici moderni a persone che prima non avevano accesso facile al mercato finanziario. “La rivoluzione è quando un piccolo risparmiatore riesce a gestire il suo portafoglio in totale autonomia. Disintermediandosi dalle autorità tradizionali”.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.