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Agli atti messaggi del marito a Viviana: "Stai rovinando la vita di Gioele". Procura chiede l'archiviazione

Viviana Parisi e Gioele (Photo: Ansa)
Viviana Parisi e Gioele (Photo: Ansa)

Viviana Parisi, la deejay di 41 anni trovata morta l′8 agosto del 2020 nei boschi di Caronia “si è uccisa lanciandosi dal traliccio” ai piedi del quale è stata trovata senza vita. E, con ogni probabilità, prima di uccidersi avrebbe strangolato il figlio Gioele di 4 anni, poi ritrovato nel bosco il 19 agosto. Dunque, nessun duplice omicidio. Ecco perché la Procura di Patti (Messina), che coordina l’inchiesta sulla morte della donna e del figlio, a un anno dai fatti, come apprende l’Adnkronos, ha chiesto al gip l’archiviazione.

Nella richiesta di archiviazione per la morte di Viviana Parisi e del figlio Gioele, trovati morti la scorsa estate nelle campagne di Caronia (Messina), il Procuratore capo di Patti, Angelo Vittorio Cavallo, elenca una serie di consulenze e alcune intercettazioni da cui emergerebbe tutto il malessere psichico della donna. “Le indagini hanno permesso di accertare in modo incontrovertibile le precarie condizioni di salute mentale di Viviana”, dice il Procuratore. Che ricorda il trasporto di Viviana al Pronto soccorso, il 18 marzo 2020, in pieno lockdown, all’ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto. “Il medico del Pronto Soccorso intervenuto ha ricordato di aver visto Viviana sdraiata per terra, che ripeteva la frase: ″Abbiamo consegnato i nostri figli al demonio!!″. Circa tre mesi dopo, a fine giugno, la donna era stata nuovamente condotta presso il Pronto Soccorso del Policlinico di Messina, per avere ingerito, volontariamente, come dicono i medici, dei farmaci “con chiaro intento autolesivo”. Episodi “non isolati”, come scrive lo stesso magistrato.

“Tutti i familiari, gli amici ed i vicini di casa di Viviana Parisi hanno dichiarato come” la donna, nel corso del tempo, “avesse dato luogo a numerosi episodi di instabilità psicologica, adottando comportamenti singolari”, come la lettura della Bibbia sul balcone di casa o nel sagrato della chiesa, in pieno lockdown, “nonché accusando manie di persecuzione e timori di vario genere, come quello di essere controllata da sconosciuti, anche attraverso la televisione ed il telefono cellulare, oppure ritenendo di essere pedinata da macchine di grossa cilindrata”

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Non solo. Agli atti dell’inchiesta e della richiesta di archiviazione ci sono anche i messaggi che Daniele Mondello scriveva alla moglie per chiederle di prendere le medicine. L′8 giugno 2020 Mondello scriveva alla moglie: ″Prendi le pillole, se ami tuo figlio″. Ed ancora: ″Hai rovinato la nostra famiglia, vergognati, mi dispiace solo per mio figlio che non si meritava questo.″.
″Curati!″. Nella stessa data Mondello inviava il seguente screenshot alla moglie Viviana: ″Centro di Terapia Strategica - Research Training, Psychotherapy Institute - ″Paranoia e manie di persecuzione. L’intervento attraverso la psicoterapia breve strategica″ e, subito dopo, il seguente messaggio: ″Leggi bene, non essere presuntuosa, questo è il problema che ti sono stato vicino per aiutarti, ma tu non vuoi farti aiutare e stai distruggendo la vita di nostro figlio, la tua e la mia e stai facendo soffrire la tua famiglia e la mia, per una volta ascolta chi ti vuole veramente bene!″.

“Le precarie condizioni di salute della donna, peraltro, sono state confermate dalla risultanze dell’ ‘autopsia psicologica’ operata dal Professor Picozzi. Il dottore ha stabilito come la donna soffrisse di ″una patologia di importante di valenza psicotica″, patologia dalla quale non si era mai ripresa completamente. In altre parole, la donna soffriva di un ″disagio preesistente da almeno due anni″, con aspetti clinici tali da spingere a ipotizzare un accertamento sanitario obbligatorio per fronte alla situazione, caratterizzati dalla ″presenza di spunti psicotici, con tematiche mistiche, persecutorie e di rovina (riferimenti al demonio, interpretatività delirante - il diavolo nel serpente del bastone di Asclepio -).
Secondo il consulente ″… l’incidente stradale ha rappresentato per costei uno stressor acuto che ha valicato ogni capacità di elaborazione e risoluzione″; tale situazione è stata causata da ″una interpretazione persecutoria dell’evento″, come se il sinistro fosse stato ″causato intenzionalmente, per nuocerle, da inesistenti aggressori″, oppure, in alternativa, dall’ ″innescarsi del timore inaccettabile che il marito ne approfittasse per toglierle la potestà genitoriale, allontanandola per sempre dal suo bambino″.

L’epoca della morte di Viviana Parisi, “deve essere collocata all’interno di un arco temporale compreso, al massimo, tra le ore 12 e le ore 20 del giorno stesso della sua scomparsa, cioè il 3 agosto 2020, dunque a ridosso e nell’immediatezza dei fatti” scrive ancora nella richiesta di archiviazione il procuratore capo di Patti (Messina) Angelo Vittorio Cavallo che ha coordinato l’indagine. Il corpo della donna è stato ritrovato sotto un traliccio cinque giorni dopo la sua scomparsa. “Il cadavere di Viviana non è stato oggetto di spostamento ad opera di terzi, così come emerso, oltre che dai risultati degli accertamenti medico - legali, anche dagli studi condotti dall’entomologo, prof.
Vanin - dice il Procuratore Cavallo - in particolare, è emerso che la decomposizione del cadavere di Viviana Parisi è avvenuta e si è svolta, per intero, nel medesimo luogo del suo ritrovamento, che, pertanto, coincide pienamente con quello del decesso”. “Il cadavere di Viviana, inoltre, non reca alcun segno o riscontro tipico delle morti per asfissia da annegamento in acqua stagnante; il fenomeno dei c.d. ″denti rosa″, inoltre, è fenomeno aspecifico, privo di qualsivoglia, serio fondamento scientifico” aggiunge il magistrato.

“Le consulenze sulla dinamica del sinistro e medico legale hanno escluso che la morte del bambino possa essere riconducibile alle conseguenze del sinistro stradale, sia per l’assenza di lesioni vitali significative al capo, sia a livello di tronco-addome”, dice. E aggiunge: “La consulenza medico-legale- entomologica-veterinaria, inoltre, ha consentito di escludere che Gioele possa essere deceduto in conseguenza di patologia traumatiche riportate al cranio; di escludere che Gioele possa essere deceduto in conseguenza di lesività traumatiche ossee (fratture); di escludere che Gioele possa essere deceduto in conseguenza di veleni o di altre sostanze tossiche; di escludere la presenza sui resti di Gioele di lesioni o comunque segni riconducibili all’azione violenta di soggetti terzi; di escludere alcun segno o riscontro tipico delle morti per asfissia da annegamento in acqua stagnante”.

“La consulenza geologica-botanica ha permesso di accertare come Viviana abbia raggiunto il bosco di Pizzo Turda, dove poi sono stati rinvenuti i resti di Gioele, con la conseguenza che la donna ha interagito con il bambino anche in questa località specifica, ed in modo esclusivo”. “I numerosissimi semi di Erica Arborea, vegetale esclusivamente presente in tale area - bosco di Pizzo Turda - e dunque caratterizzante in modo specifico quel luogo, rinvenuti sulle suole delle scarpe Adidas di Viviana, consentono di ritenere con certezza come costei sia arrivata nello stesso luogo dove poi sono stati ritrovati i resti del bambino”.

“I sandaletti di Gioele, rinvenuti nel bosco di Pizzo Turda assieme agli altri resti del bambino, si sono contraddistinti per alcune indubbie peculiarità: essi erano del tutto integri e puliti, senza segni di morsi, sangue o altri liquidi biologici e/o putrefattivi; si presentavano appaiati e quasi perfettamente allineati tra loro, a differenza di tutti gli altri reperti, dispersi in un’ampia area; il sandaletto sinistro presentava le due fascette chiuse su sé stesse, ma poste al di fuori del passante di guida in metallo; il sandaletto destro presentava ambedue le fascette perfettamente chiuse ed attraversanti i passanti in metallo di guida. Le chiusure in velcro, com’è noto, sono molto resistenti alla trazione e quindi un qualsiasi tentativo da parte di animali di asportarli dai piedi avrebbe lasciato i segni dei denti sulla superficie dei sandaletti. Alla luce di tali elementi è indubbio che i sandaletti non siano stati asportati dai piedi del bambino ad opera di animali, bensì ad opera di mani umane, che non potevano che essere che quelle di Viviana, la quale come già detto, è giunta nel bosco di Pizzo Turda”.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.