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Alle fonti del moat

Meglio il vantaggio di costo e le economie di scala o l’effetto network? Conviene di più avere un brand forte o poter contare su alti costi di switch per mantenere alla larga i concorrenti? Tutte domande rilevanti qundo si analizza una società attraverso l’Economic moat.

Quale fonte di moat è più presente nei titoli coperti da Morningstar (NasdaqGS: MORN - notizie)

Moat per settore

Il vantaggio di costo e le economie di scala

Il vantaggio di costo è una delle fonti principali di Economic moat. E’ formato dall’insieme di diversi elementi.

  1. Accesso alle materie prime a basso costo.

  2. Vicinanza ai clienti (per risparmiare sui trasporti).

  3. Potere di acquisto: avere la possibilità di ottenere prezzi favorevoli dai fornitori.

  4. Produzione e processi: alti volumi di produzione portano a spendere meno.

  5. Capacità di trasporto: più ogni spedizione è carica, maggiori sono le economie.

  6. Finanziamenti a basso costo.

  7. Ricerca e sviluppo: quando possono essere applicati simultaneamente a diversi prodotti e servizi.

  8. Pubblicità e marketing: se riescono, a basso costo, a raggiungere il maggior numero di potenziali clienti.

  9. Costi di affitto e manutenzione: le grandi aziende possono ottenere prezzi più favorevoli per queste voci.

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I punti dal tre al nove, in particolare, sono quelli che identificano le economie di scala. Le società che possono beneficiarne appieno sono quelle che operano in un settore ricco ma dove possono giocare pochissime aziende contemporaneamente (a volte una soltanto). Un elemento, questo, che limita la pressione competitiva. In questo senso aiuta il fatto che per entrare in quel mercato occorrono forti investimenti iniziali. I settori più comuni sono le utility, le ferrovie e gli aeroporti.

Secondo gli analisti di Morningstar comprendere il vantaggio di costo è la chiave per capire l’Economic moat di diversi settori. Si trova molto spesso nei servizi alle telecomunicazioni, nei beni di consumo difensivi e nel settore finanziario. In questi universi il vantaggio di costo è una fonte di Economic moat per il 45% delle società coperte dalla ricerca Morningstar. E’ anche abbastanza comune nell’healthcare, fra gli industriali, nei beni di consumo ciclici. Per questi insiemi è presente nel 25% delle società coperte dagli analisti Morningstar. Il moat Ampio è prevalente nel settore dei consumi. Appare anche con una certa frequenza fra gli industriali, nei servizi finanziari e nella salute, di solito insieme a un’altra fonte di moat.

Vantaggio di costo per settore

Effetto network

L’effetto network, secondo la definizione di Morningstar, si ha “quando il valore di un particolare bene o servizio aumenta per gli utilizzatori nuovi ed esistenti nel momento in cui nuovi clienti utilizzano quel bene o servizio”. La definizione è importante. “Il valore dell’effetto network può aumentare, ma diventa una fonte di moat solo se la società è in grado di monetizzarlo adeguatamente”, spiega Brian Colello, responsabile della ricerca sui titoli tecnologici di Morningstar. “E non è detto che questo accada sempre. Inoltre, non solo i nuovi clienti devono vedere un aumento del valore dei beni e servizi, ma anche gli utilizzatori già esistenti. E anche questo non sempre accade. Quando parliamo di utilizzatori va specificato che non intendiamo solo, ad esempio, compratori e venditori su una piattaforma di scambi online, ma anche i fornitori o gli sviluppatori. Infine, il valore dell’effetto network e determinato dalla crescita del numero degli utilizzatori, dal tempo di utilizzo o dall’insieme di queste due componenti”.

Il network può essere diretto. Un esempio è Facebook (NasdaqGS: FB - notizie) dove gli utilizzatori portano altri user. Oppure indiretto. E’ il caso Google (in Borsa come Alphabet (Xetra: ABEA.DE - notizie) ): le ricerce dei navigatori fanno migliorare gli algoritmi e portano a risultati più rilevanti per tutti gli utilizzatori, presenti e futuri. “Secondo le nostre ricerche l’effetto network è uno dei più difficili da trovare, ma è anche uno dei più interessanti in termini di rendimenti storici sul capitale investito e di margini operativi”, spiega Colello.

Esempio di effetto network

Costo di switch

Il costo di switch è quello che si deve pagare per passare dall’uso di un prodotto o servizio a un altro. “I clienti di solito non cambiano fornitore a meno che non trovino un vantaggio economico nel farlo”, spiega Denise Molina, direttrice della ricerca equity EMEA. “Ma il prezzo non è il solo elemento che può portare a uno switch. Ci sono da considerare fattori come il rischio, il fastidio di farlo, la distrazione, la psicologia e la pigrizia”. I costi di switch si manifestano in una moltitudine di settori in cui i clienti hanno investito tempo e denaro per adottare prodotti o servizi che sono importanti per i loro obiettivi. “E’ una dinamica che vediamo in segmenti come le banche o i software”, dice l’analista. “Spesso il prezzo, la durata del contratto e i rischi di passare a un’altro fornitore che non si conosce sono troppo grandi per fare il cambio. Questo permette al provider storico di aumentare il livello di fidelizzazione del cliente e di agire sui prezzi: due elementi che fungono da moltiplicatore del rendimento rispetto al capitale investito”. I costi di switch sono uno dei fattori fondamentali di moat nel 21% dei titoli coperti dalla ricerca Morningstar. “In rari casi è l’unica fonte di vantaggio presente”.

I costi di switch nel dettaglio (universo Morningstar)

Asset intangibili

Gli asset intangibili sono una fonte di moat per un terzo dei titoli coperti dalla ricerca Morningstar e per quasi il 60% delle società che hanno un Ampio vantaggio competitivo. Solo il 9% delle aziende ha questo elemento come unica fonte di moat. Speso si accompagna ai costi di switch. “Ci sono quattro forme di vantaggio che possono essere racchiuse negli asset intangibili: marchi, brevetti, tecnologia proprietaria e regolamenti”, spiega Michael Waterhouse, strategist di Morningstar. “Ognuno di questi è in grado di facilitare un aumento dei prezzi: o limitando la concorrenza, o spingendo i clienti a pagare di più per ottenere un beneficio percepito”. La forza del marchio si ha di solito nei beni di consumo e permette alle grandi società di difendersi dai produtori di nicchia. Per quanto riguarda i brevetti, l’esclusività rappresenta un evidente vantaggio competitivo. Gli investitori, tuttavia, dovrebbero concentrarsi anche sulla durata, sulla tipologia, sulla diversificazione e sulle minacce che possono arrivare dalla concorrenza. La tecnologia proprietaria tende a beneficiare le società che vendono prodotti complessi, anche se la specializzazione in determinati segmenti può portare i clienti ad affrontare i costi di switch cambiando fornitore. La parte regolamentare riguarda licenze, diritti, permessi e contratti che limitano la concorrenza. Questa, però, può essere un’arma a doppio taglio perché può anche portare a un controllo dei prezzi e limitare la potenza del moat”.

La maggior parte della aziende ha gli intangible asset insieme ad altre fonti di moat

Di Marco Caprotti

Autore: Morningstar Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online