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All'Europa piace il dividendo

Le nuove regole dei mercati si stano facendo vedere già da qualche tempo. A prescindere dagli ormai sempre più famosi e sempre più discussi rendimenti a tasso zero se non negativi, adesso arriva anche un'altra novità tra le variabili da considerare quando si investe: il fondamentale.

I numeri del PMI e l'economia europea

Logica vorrebbe che, di fronte all'incertezza, si guardi alla base dell'investimento e alla sua solidità, ancora di più se l'approccio è di lungo periodo. Ultimamente, però, sembra che anche in questo caso le regole, o comunque il trend di riferimento, sia destinato a cambiare. La prima dimostrazione arriva proprio da quanto sta accadendo tra le due sponde dell'Oceano: da una parte Wall Street dove gli utili sono sotto la lente di ingrandimento degli analisti e dall'altra il Vecchio Continente, alle prese con una situazione economica ancora difficile da valutare. In realtà il macigno Brexit, almeno per il momento, non ha creato grandi disastri, sebbene la maggior parte degli analisti abbia da tempo avvisato sull'effetto a scoppio ritardato che il referendum inglese avrà sull'economia del Vecchio Continente. Intanto gli ultimi numeri dell'indice PMI Composite su agosto parlano di un rialzo con 53,3 punti contro i 53,2 di luglio, cifre che hanno portato Chris Williamson, responsabile economista di IHS Markit (Stoccarda: A1139A - notizie) a vedere, presumibilmente, un Pil europeo nel terzo trimestre intorno a +0,3% rispetto al trimestre precedente e a 1,2% su base annua.

Il dividendo tra Usa e Ue

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Tornando al quadro generale, da sempre gli Usa sono stati considerati, a volte a ragione, come la locomotiva economica del globo, il che ha reso l'Europa una sorta di carrozza ad essa legata; anche per questo motivo i timori di un rallentamento degli Usa hanno anche creato paure per l'Europa. Una dimostrazione potrebbe arrivare dallo specchietto della politica: Wall Street è ai massimi a poco meno di 78 giorni dalle elezioni presidenziali, l'Europa, invece, arranca tra listini incerti anche a causa di una serie di consultazioni elettorali più o meno decisive mentre il referendum costituzionale italiano, a quanto pare, non lo sarà visto che il premier Matteo Renzi ha confermato che a prescindere dal risultato, le elezioni si faranno nel 2018, allontanando perciò le paure di una caduta del governo.

Eppure le paure legate alla politica non dovrebbero avere il minimo impatto sulle performance dei singoli titoli europei ancora di più se questi rappresentano società internazionali ottimamente capitalizzate, solide, con flussi di cassa interessanti e un panorama di investimento ampio e bilanciato. Se a questo si aggiunge anche il premio della cedola, il quadro appare sereno. Questo almeno il parere di Victoria Leggett, Fund Manager Azionario Europa di Union Bancaire Privée (Ubp (Taiwan OTC: 6471.TWO - notizie) ) che sottolinea come proprio sul fronte europeo, la presenza di una governance ottimale permetta di avere opportunità di investimento interessanti. I numeri lo confermano da più parti e sempre alla voce dividendi, numeri che riguardano sia l'indice Msci Europe con un rendimento del 3,5%, sia l’Henderson Global Dividend Index di Henderson GI, che sottolinea come nel secondo trimestre 2016 la crescita dei dividendi su territorio europeo è risultata “incoraggiante” con l'80% delle società che ha confermato la cedola o l'ha addirittura aumentata.

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