Annuncio pubblicitario
Italia markets close in 1 hour 33 minutes
  • FTSE MIB

    34.221,76
    +496,94 (+1,47%)
     
  • Dow Jones

    38.407,92
    +167,94 (+0,44%)
     
  • Nasdaq

    15.601,70
    +150,40 (+0,97%)
     
  • Nikkei 225

    37.552,16
    +113,55 (+0,30%)
     
  • Petrolio

    81,59
    -0,31 (-0,38%)
     
  • Bitcoin EUR

    62.140,10
    +387,96 (+0,63%)
     
  • CMC Crypto 200

    1.426,37
    +11,61 (+0,82%)
     
  • Oro

    2.338,50
    -7,90 (-0,34%)
     
  • EUR/USD

    1,0710
    +0,0054 (+0,50%)
     
  • S&P 500

    5.047,95
    +37,35 (+0,75%)
     
  • HANG SENG

    16.828,93
    +317,24 (+1,92%)
     
  • Euro Stoxx 50

    4.989,06
    +52,21 (+1,06%)
     
  • EUR/GBP

    0,8603
    -0,0021 (-0,25%)
     
  • EUR/CHF

    0,9730
    +0,0016 (+0,16%)
     
  • EUR/CAD

    1,4621
    +0,0031 (+0,21%)
     

Altro che bond Saipem! Nel petrolifero rendimenti alle stelle

L’esordio era atteso e ha solo parzialmente deluso, perché trovare oggi cedole in euro del 3 e del 3,75% non è facile. In realtà i nuovi bond senior di Saipem (Londra: 0NWY.L - notizie) a rating BB+, rispettivamente con scadenza 8/9/2021 (Isin XS1487498922) e 8/9/2023 (Isin XS1487495316), due difetti li hanno: taglio 100.000 e importo globale un po’ modesto di 500 milioni di euro ciascuno, il che li converte in tipiche emissioni solo per istituzionali. E il “retail” che deve fare? Rivolgersi ancora una volta ad altri lidi, poiché il comparto petrolifero ha oggi rendimenti medi per le obbligazioni nettamente maggiori, complici due fattori: la debolezza del greggio e la riduzione dei margini operativi, con impatti inevitabili sulle quotazioni sia dei bond sia delle azioni.

Yield dal 300% a valori negativi!

La situazione è talmente complessa che nel settore si registrano rendimenti annui variabili dal 300% al segno meno. Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) primo caso si tratta di bond riferiti a società statunitensi del settore “fracking”, colpito dal ruzzolone del greggio, e nel secondo caso riguardanti imprese soprattutto statali specializzate in estrazione di gas. C’è quindi di tutto! Con una caratteristica in più: in prevalenza le scadenze non sono troppo lunghe e si aggirano in media dai tre ai cinque anni, con un netto predominio – come valuta – del dollaro statunitense. Al Tlx sono quotati vari bond della brasiliana Petrobras, della britannica BP Capital Markets, della russa Gaz Capital, dell’ungherese Mol Hungarian Oil & Gas, della messicana Petroleos Mexicanos, della spagnola Repsol (Amsterdam: RP6.AS - notizie) , dell’olandese Shell (Londra: RDSB.L - notizie) e della francese Total (Londra: 524773.L - notizie) , che presentano purtroppo il difetto prevalente di forti tagli, nonché di rendimenti contenuti, salvo nel caso di Petrobras. Su queste emissioni torneremo nei prossimi giorni. Oggi ci dedichiamo al mercato “Otc”, dove gli spazi per rovistare sono decisamente maggiori.

Rendimenti assennati ma pur sempre alti

ANNUNCIO PUBBLICITARIO

Ecco allora una proposta di quattro bond in valute differenti, adatti a sfruttare un momento assolutamente anomalo per un comparto molto diversificato:

  • in dollari Usa: Chesapeake Energy Corp. è una società statunitense specializzata nel settore del gas, di cui è il secondo maggiore estrattore nel nord America. Quota alla Deutsche Boerse (Londra: 0H3T.L - notizie) un bond 7,25%, con scadenza 15/12/2018, il cui Isin è US165167CC95. A taglio 1000 Usd, si compra sui 101 e ha un rischio “duration” basso. La liquidità c’è, sebbene non sia elevata, ma le dimensioni del bond sono di tutto rispetto (800 milioni di Usd). Il rendimento lordo si aggira sul 7%, considerando che la quotazione può variare di circa 0,50-1% secondo l'andamento del mercato. A inizio anno il rating era sceso al pessimo CCC, ma poi si è avuto un miglioramento del giudizio, confermato dal lento trend in crescita della relativa azione.

  • in peso messicani: passiamo a Pemex. Questa volta il rating è decisamente migliore, sebbene vada spiegato. Si tratta infatti di un tripla A di S&P ma con il prefisso mx per le emissioni in valuta locale, trattandosi di società messicana controllata dallo Stato, che a sua volta riceve una A nella stessa situazione. Il giudizio scende invece a BBB+ per i bond in altre divise. Il metodo può apparire complesso, ma risente di una metodologia particolare per questo Paese centro americano. La scelta ricade sull’emissione 7,65% scadenza 24/11/2021 (Isin USP78625CA91) in divisa nazionale, che quota su varie piattaforme specialistiche sui 97,5, con rendimento all’8,4%. Il taglio è di 1.000 MXN, sebbene ufficialmente risulti di soli 100 MXN.

in euro: il nome è certamente sconosciuto ai più. OMV (EUREX: 430021.EX - notizie) è il gruppo petrolifero austriaco, presente anche in altri Paesi dell’est Europa. Risente meno della crisi petrolifera rispetto alla maggioranza dei concorrenti e lo dimostra il “cash flow” in crescita nel 2016, con prospettive ancora migliori per il prossimo anno, data l’attuazione di un piano di consistente riduzione dei costi. La società ha lanciato nel 2015 un perpetual con “call” 2021, che riconosce una cedola del 5,25% (Isin XS1294342792), il cui rating è Baa1 da parte di Moody's e A- di Fitch. Da marzo quota sopra 100 e nelle ultime settimane ha superato i 107, con uno “spread” assai contenuto. Ne consegue un rendimento alla “call” del 3,7%, dignitoso trattandosi di emissione in euro. Il taglio è di 1.000 e il perpetual è quotato su varie Borse europee. infine ancora in dollari: un’altra emissione in Usd, dato il suo peso rilevante nel contesto. Si tratta però di un emittente argentino, YPF (Sao Paolo: R2:YPFL3S.SA - notizie) , storica società rinazionalizzata nel 2012 e assai attiva nelle emissioni obbligazionarie, con rating B3 di Moody’s. La 8,75%, con scadenza 4/4/2024, a taglio 1.000 in $ (Isin USP989MJAY76), quota alla Deutsche Boerse sui 107, dopo una discesa a 95 nella prima parte dell’anno. Con un rendimento al 7,6% e una rilevante liquidità (importo globale 1 miliardo di Usd), consente di prendere posizione sul mercato argentino senza collocarsi sul debito di Stato.

Si potrebbe proseguire con bond in dollari australiani, sterline, dollari canadesi e yuan cinesi, ma in tutti i casi i rendimenti scendono, scendono…allineandosi quasi al contesto dell’area euro.

Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online