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Alzheimer e Parkinson, si ferma la ricerca?

La ricerca rischia un pesante stop dopo l’annuncio di ieri di Pfizer di aver bloccato gli investimenti riguardanti proprio la cura per l’Alzheimer. (Credits – Getty Images)
La ricerca rischia un pesante stop dopo l’annuncio di ieri di Pfizer di aver bloccato gli investimenti riguardanti proprio la cura per l’Alzheimer. (Credits – Getty Images)

Costi troppo elevati e risultati troppo deludenti. La ricerca scientifica per sconfiggere malattie come l’Alzheimer e il Parkinson rischia un pesante stop dopo l’annuncio di ieri di Pfizer di aver bloccato gli investimenti riguardanti proprio la cura per l’Alzheimer. E quella del colosso farmaceutico non è la prima bandiera bianca alzata quando si parla di malattie neurodegenerative.

Pfizer ha annunciato anche che intende anche licenziare 300 ricercatori nel settore delle neuroscienze ad Andover e Cambridge, Massachusetts, e a Groton, in Connecticut. La scelta è dettata dal fatto che anni di ricerca e investimenti non hanno prodotto i risultati sperati e così la società americana ha dichiarato che visto che gli sforzi sono stati costosi ma futili ha deciso di abbandonare la strada intrapresa. Lo stesso destino toccherà anche alla ricerca contro il Parkinson, per il quale non è stato ancora trovato un trattamento risolutivo.

Una notizia tremenda per le decine di milioni di persone colpite da questa malattia in tutto il mondo, una notizia che, però, non è la prima di questo tipo. Già poco tempo fa un altro colosso come Merck aveva alzato bandiera bianca e deciso di chiudere gli investimenti che riguardano queste malattie degenerative. Troppo care, ribadiscono tutti, e senza risultati soddisfacenti.

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Questo, però, non vuol dire che la ricerca si fermerà del tutto o, almeno, che non si voglia provare a continuare a lottare contro Alzheimer e Parkinson. Proprio la Pfizer, annunciando il taglio agli investimenti e i licenziamenti, nella nota ufficiale ha ribadito che “Riconosciamo che la neuroscienza è un’area di enorme bisogno insoddisfatto per i pazienti e intendiamo creare un fondo di venture capital dedicato per sostenere gli sforzi continui di avanzamento sul campo”. Non solo, perché se Pfizer e Merck si tirano indietro, altre case farmaceutiche continuano a lavorare.

Come spiega il professor Paolo Maria Rossini, neurologo del Policlinico Gemelli Università Cattolica Sacro cuore di Roma, al Sole 24 Ore, infatti, “In questo momento ci sono tante altre grosse multinazionali che stanno sviluppando, anche a livello clinico, molecole nuove su questa malattia. Parliamo di Biogen, Eli Lilly, Roche, Boehringer, Eisai, AstraZeneca. Tutte impegnate in sperimentazioni che arriveranno ai primi risultati entro il 2023 […] Tra i filoni più promettenti, il grosso delle sperimentazioni si concentra sul ruolo del Betamiloide, con farmaci che vanno a bloccare la produzione e l’accumulo di questo killer. E poi sulla proteina Tau, altro sospetto killer”.